Ogni Collaborazione Pastorale avrà un Coordinamento della Collaborazione Pastorale, convocato tre o quattro volte l’anno, di cui faranno parte i presbiteri, i diaconi permanenti in effettivo servizio pastorale, i rappresentanti delle comunità di vita consacrata, i vicepresidenti di ogni consiglio pastorale parrocchiale (se nella Collaborazione è presente un consiglio pastorale unitario di un’unità pastorale, partecipa anche il vicepresidente unitario). Entro il prossimo autunno, verranno anche i referenti degli ambiti Annuncio, Liturgia e Carità, (info su www.diocesipadova. it) e un rappresentante anche per i Consigli parrocchiali per la gestione economica
Il testo di riferimento per le Collaborazioni Pastorali rimane la lettera post-sinodale Ripartiamo da Cana, ai numeri 44-55. Al numero 50, nello specifico, si spiega che alle Collaborazioni Pastorali competono la lettura del territorio, l’assunzione di uno stile e di scelte pastorali condivise tra parrocchie, la formazione unitaria degli operatori pastorali, il confronto e lo scambio in ordine agli ambiti pastorali. Il cuore della vita pastorale, quindi, rimane nella singola comunità, si collabora per la formazione e ci si confronta sullo stile e le scelte pastorali. Ogni comunità in difficoltà può trovarvi sostegno.
Il ruolo dei due coordinatori consiste nel convocare e guidare gli incontri del Coordinamento, predisponendo tutto il materiale necessario. Il coordinatore laico diventa anche membro del consiglio pastorale diocesano, mentre il coordinatore presbitero non è automaticamente membro del consiglio presbiterale diocesano. Se il coordinatore presbitero venisse spostato in una parrocchia di un’altra Collaborazione Pastorale, il coordinatore laico rimane in carica e con lui o lei il vescovo si consulterà: o prenderà servizio il secondo prete più votato o si procede a nuova elezione.
I vicariato avrà una funzione prevalentemente dedicata al ministero ordinato (presbiteri e diaconi) e ai consacrati del territorio: opportunità di crescita e formazione nel ministero, attraverso le congreghe e i ritiri. Alcuni vicariati diventano molto grandi per cui sarà necessario prevedere buone prassi per favorire la formazione di presbiteri e diaconi. Le CP avranno invece cura delle scelte pastorali e della formazione tra parrocchie e operatori pastorali. Rimangono in ogni caso centrali le necessità dei singoli territori, per cui ogni CP potrà esprimere prassi e decisioni peculiari.
Diventa complicato e non sostenibile mantenere più “livelli” ecclesiali (parrocchia, up, Collaborazioni Pastorali e Diocesi). Alle attuali unità pastorali viene chiesto di ripensarsi: siamo infatti davanti a un nuovo soggetto di collegamento ed è importante che tutte le parrocchie si confrontino con questa novità. Due elementi possono aiutare le up in questa evoluzione: dove vi sia il consiglio pastorale unitario continuerà per questo mandato e i ruoli dei preti non sarà modificato. Nel Coordinamento della CP sarà importante la partecipazione di un rappresentante di ogni parrocchia.