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«Cercate tra voi uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di saggezza». Questo versetto degli Atti degli Apostoli ha fatto da guida all’intervento del vescovo Claudio nella prima parte del primo incontro dei coordinatori delle Collaborazioni Pastorali che si è tenuto a Villa Immacolata di Torreglia sabato 20 settembre. Un momento definito “speciale”, sia per la sua novità – l’incontro di laici e preti chiamati alla corresponsabilità – sia per l’intenzione che lo anima: avviare un nuovo modo di essere Chiesa. Una Chiesa che cambia, che si confronta con il declino numerico delle comunità, ma che non rinuncia ad avere fiducia. Al centro della riflessione del vescovo tre aspetti: un tema non facile, quello del malcontento; la questione della ministerialità e del ruolo dei presbiteri e quello dell’annuncio della Parola.
Sottolineando l’importanza della vocazione, il vescovo ha chiesto «quando un uomo è pieno di spirito e saggezza? Quali caratteristiche deve avere? Noi abbiamo bisogni di uomini e donne che hanno a cuore la vita della comunità, che sono missionari, capaci di preghiera e di testimonianza». Il compito dei coordinatori quindi non è un incarico formale, né solo un nuovo impegno da aggiungere agli altri, ma una vocazione, una chiamata.
Nella mattinata don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale, ha ricordato brevemente le tappe percorse fino ad oggi sottolineando che delle 47 Collaborazioni Pastorali nate, alcune sono ancora in viaggio, alcune devono ancora individuare un coordinatore. «Siamo partiti dalle Collaborazioni per fare rete tra le parrocchie vicine, perché ci fosse un elemento di dialogo immediato e facile tra gli uffici diocesani e le realtà diocesane e i territori e per ricostituire gli organismi di consultazione diocesani – ha specificato don Voltan – Però quello che va sottolineato è che le tre proposte, cioè le collaborazioni pastorali, i ministeri battesimali e i piccoli gruppi della Parola, si tengono insieme, vanno lette unitariamente, anche se per procedere dobbiamo farlo per passi, privilegiando una proposta rispetto alle altre, ma partendo dal fatto che l’elemento di fondo è sostenere la vivacità, la vitalità di ogni parrocchia, per cui la Collaborazione pastorale non è un soggetto che si sostituisce alle parrocchie. La Collaborazione Pastorale ha il senso di sostenere, incentivare, promuovere la Pastorale ordinaria di base di ogni comunità, di ogni parrocchia».
Da parte dei partecipanti non sono mancate le domande, le richieste di chiarimento, le osservazioni e i dubbi. Da quelli più semplici sulle modalità per l’elezione del referente del consiglio parrocchiale per la gestione economica a riflessioni sull’anno impegnativo che attende le parrocchie, dal ruolo del vicariato alle tempistiche e la necessità di lavorare con più calma, dedicando più tempo al consolidamento delle collaborazioni pastorali per poi proseguire nel cammino. «Non stiamo facendo qualcosa di diverso dalla vita della parrocchia – ha però sottolineato don Voltan – Cioè quando diciamo “l’attuazione del Sinodo” diciamo qualcosa che serve alle nostre parrocchie. Quando lavoriamo sulle Collaborazioni, quando si lavora sui ministeri, si lavora per la parrocchia, cioè non è qualcosa di altro, di esterno, un di più. È vero però che ogni parrocchia ha i suoi tempi, le sue programmazioni. Teniamo presente che stiamo lavorando tutti insieme per la vitalità delle nostre parrocchie. Quindi quando ci impegniamo per sensibilizzare sui ministeri battesimali, lo intendiamo come una crescita qualitativa di tutta la parrocchia. Questo è l’intendimento di fondo. Poi, certo, bisogna trovare i tempi, gli spazi e ogni realtà ha una sua complessità e specificità».
È stata poi sottolineata l’importanza di puntare sì sull’efficacia organizzativa, ma senza dimenticare di dare spazio e tempo adeguati alla parte spirituale ed emotiva.
Infine l’invito del vescovo: «Cogliete questo momento come un’occasione per la vostra vita spirituale», perché il servizio nella Chiesa non è mai solo un fare, ma un modo di rispondere a una chiamata. Una chiamata che oggi interpella ciascuno nella costruzione di comunità vive, capaci di annunciare Cristo nel quotidiano.