FattiIn un appuntamento all’interno di Parco Buzzacarini, molteplici voci hanno parlato del futuro dei Colli euganei, una realtà soffocata da problemi decennali
Sono passati più di cinquant’anni dalla legge 1097 che ha salvato i Colli euganei da un’arbitraria distruzione: la cosiddetta Romanato-Fracanzani del 29 novembre 1971 con la quale è stata drasticamente ridotta l’attività estrattiva delle cave di trachite. Oggi, a distanza di tanto tempo, in molti si chiedono quale sia l’eredità lasciata da questo provvedimento, ma soprattutto quale sia il futuro dell’intera superficie del Parco in quanto alle cave, ora quasidimenticate, si sono poi aggiunte negli anni altre fonti di rischio. Se n’è parlato al Parco Buzzacarini di Monselice, dove il 15 settembre si è svolto un dibattito a cura del Comitato popolare Lasciateci respirare, con la partecipazione delle associazioni ambientaliste locali e di Legambiente. Ciò che è emerso dagli interventi Da settembre a Padova nel rione Crocefisso è attivo lo sportello “Il maggiordomo di quartiere”, un servizio gratuito di welfare territoriale che intende sostenere le comunità rafforzando la rete territoriale di ascolto monitorando, supportando e fornendo un aiuto concreto ai nuclei familiari, ai soggetti fragili e a quelli svantaggiati nei loro piccoli e grandi bisogni quotidiani. Grazie alla collaborazione tra la cooperativa sociale Città SoLaRe, i volontari del servizio civile di Fondazione La Casa onlus e il finanziamento della Fondazione Bosch tramite Iclei Europe, ogni lunedì e mercoledì, dalle 15 alle 18, nella sala comunitaria del progetto di rigenedei relatori, moderati dal giornalista Renato Malaman, è una crescita molto forte della consapevolezza da parte della gente di quanto sia importante conservare l’ambiente euganeo, allo stesso tempo però la strada per una corretta valorizzazione è ancora lunga e piena di ostacoli. Giulio Muratori, architetto delegato del Fai per la provincia di Padova, leggendo un elenco di calamità incombenti sul territorio, quali la deturpazione, l’abbandono di zone agricole, la speculazione edilizia e altro, ha fatto notare che si tratta di un volantino del 1975, ovvero che da allora i problemi sono sempre gli stessi. E nonostante i progetti per una riqualificazione dell’areaColli non manchino, Muratori ha affermato che i finanziamenti sono sempre pochi o inesistenti, ma è anche vero che «un territorio per avere risorse deve essere attrattivo», portando l’esempio dei castelli della Loira che sono solo dodici ma attraggono visitatori da tutto il mondo, mentre le ville venete sono 4.200 razione urbana Qui Padova (via delCommissario) i volontari, nei panni di moderni “maggiordomi”, sono a disposizione dei residenti per cercare di semplificare la loro vita quotidiana, tessere legami di vicinato e diffondere informazioni utili alla comunità, come per esempio quelle sull’accesso ai bonus e alle agevolazioni fiscali o eventuali iniziative promozionali del territorio. Lo sportello vuole essere un punto di riferimento, un luogo di ascolto per i residenti del quartiere a sudest di Padova capace di fornire un aiuto concreto in un territorio parzialmente scollegato dai quartieri limitrofi. Il servizio ha, anche, l’obiettivo di rafforzare l’identità del rione, e non esiste un circuito di visita. Alessandra Cicogna, cultural manager che si occupa del Giardino monumentale di Valsanzibio, ha portato l’attenzione sul grande lavoro che fanno i privati nel gestire i loro beni con un’offerta più ampia possibile per il visitatore, riuscendo come nel suo caso a ottenere una visibilità internazionale e turisti da tutto il mondo, attirati da riviste e video che aprono una vetrina sui nostri luoghi. Non è così invece per i beni con gestione pubblica, che limitano le aperture al sabato e alla domenica come il Museo naturalistico di Villa Beatrice o quello di Cava Bomba.
«È inutile cercare etichette dell’Unesco se poi non si valorizza quello che si ha – lamenta la presidente di Legambiente di Este Flores Baccini, la quale ha denunciato l’abbandono di molti siti museali e ambientali – Lo stesso ostello dei Colli euganei è sempre chiuso, quando invece potrebbe essere un punto di riferimento per i turisti». Entrambe riconoscono la necessità di un dialogo tra i privati e l’ente pubblico, spesso più preoccupato di amministrazione e bilanci e non dell’aspetto naturalistico: «Trovo sbagliato che il presidente del Parco dei Colli sia un sindaco dei comuni inclusi nell’area – ha affermato Alessandra Cicogna – poiché c’è un conflitto di interessi che sposta l’attenzione sui bisogni dei cittadini anziché sull’ambiente». Inevitabili le critiche rivolte all’ente del Parco anche da parte di Gianni Sandon, che tanto si è speso già dalla fine degli anni Sessanta per la sua istituzione, creando il primo comitato per la difesa dei Colli euganei: «È un organismo troppo politicizzato che non considera le proposte dei gruppi ambientalisti. Abbiamo presentato un progetto di valorizzazione di dieci pagine negli ultimi anni ma non abbiamo ricevuto risposta e nemmeno è mai stato fatto un incontro pubblico».
Anche per il Parco regionale dei Colli euganei gli ultimi decenni sono stati molto difficili, con una riduzione dei dipendenti da 37 a 17 e un taglio netto dei finanziamenti. Una legge regionale per il riordino dei parchi ha limitato ilsuo raggio d’azione; ha subito quattro anni di commissariamento e come se non bastasse si è tentato di ridurne il perimetro. Insomma, la situazione è ancora difficile. «I Colli continuano a fare i conti con realtà fortemente impattanti come il cementificio monselicense o le cave diventate discariche di materiali inquinanti – ha osservato Francesco Miazzi di Lasciateci respirare in chiusura di dibattito – tuttavia in questi anni è maturata nelle persone l’idea che il Parco sia un valore aggiunto e non una minaccia alla propria economia». A testimonianza di ciò presente tra i relatori anche un vitivinicoltore, Lidio Dotto, che lasciando il suo lavoro in cava per l’agricoltura ha dato vita ad un’azienda di successo.
