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Comunione e Liberazione a Padova compie cinquant’anni
Raccolte in un libretto alcune storie che parlano «con gratitudine» degli inizi del movimento, quando persone diverse condivisero gli stessi ideali
ChiesaRaccolte in un libretto alcune storie che parlano «con gratitudine» degli inizi del movimento, quando persone diverse condivisero gli stessi ideali
Il movimento di Comunione e liberazione a Padova compie cinquant’anni. Era il 1971 e l’eco della contestazione studentesca risuonava ancora forte e chiaro. Il mondo cattolico stava vivendo la fase del post Concilio Vaticano II ed era attraversato da un anelito di rinnovamento. A marzo di quell’anno, alcuni studenti che avevano incontrato l’esperienza di Cl nella loro città d’origine – a Rovereto, Adria e Chioggia – si iscrissero all’università a Padova e qui si ritrovarono nel Centro universitario di via Zabarella. Lo stesso anno le loro idee incontrarono quelle di un gruppo di seminaristi. A questo incrocio di strade, che ha dato vita alla storia del movimento padovano, è stato dedicato un libretto che raccoglie cinque testimonianze simboliche di quell’inizio. «Non è un lavoro storico – premette Gionata Tasini, docente di storia e filosofia, tra i responsabili della comunità di Padova, che è tra i curatori – Non siamo partiti con la pretesa di ricostruire la storia di Comunione e liberazione a Padova in questi cinquant’anni. Le storie raccolte raccontano con gratitudine un inizio, il primo momento di incontro con queste persone che hanno trovato una corrispondenza a grandi domande».
Tra gli studenti che si incontrarono al Centro universitario nel marzo del ’71 c’erano Danilo Bontadi di Rovereto, iscritto a medicina, Mario Dupuis, allora studente di ingegneria e proveniente da Chioggia, Maria Pia Tindaci, studentessa di filosofia e proveniente da Rovigo.
Insieme alle loro testimonianze, il libretto raccoglie quelle di don Sergio Zorzi e don Lucio Guizzo. Il primo partecipò a un incontro organizzato dagli studenti nel mese di maggio e alla vacanza estiva svoltasi ad agosto a Prato Sopralacroce su invito di don Pino De Bernardis di Chiavari, e invitò gli studenti al ritiro spirituale di ottobre, al seminario maggiore di Padova.
«Fu un momento molto importante. Una ventina di seminaristi cominciarono a interessarsi al movimento fondato due anni prima da don Luigi Giussani. Di questi, alcuni rimasero nel movimento» ricorda Tasini. Tra loro c’era don Lucio Guizzo, allora diciassettenne, che ha continuato a seguire la comunità di Padova.
«La particolarità di questa comunità è essere stata fondata da persone provenienti da diverse realtà, che hanno trovato nel gruppo universitario di Comunione e liberazione la possibilità provocatoria e affascinante di vivere da cristiani la sfida a essere protagonisti che il Sessantotto aveva lanciato. Quell’anno rappresentò l’incontro con una realtà nuova, che riproponeva il cristianesimo in un modo essenziale». Da allora è iniziata una crescita rapidissima, che ha portato nel giro di un paio d’anni a raccogliere l’adesione di centinaia di persone.