FattiAula 162 Christelle, Mahala, Mostafa, Rouallah sono i nomi di stranieri e migranti che grazie al progetto inclusivo hanno visto un riscatto nella vita
Il lavoro è strumento di emancipazione e di inclusione e il percorso formativo “Aula 162” realizzato a Padova dalle associazioni Next e Popoli Insieme in collaborazione con alcune imprese, lo dimostra ancora una volta. Sono davvero storie di riscatto quelle di Diane Christelle Ngongang Kombou, Mahala Savita, Mostafa Moahmmed e Roullah Khan che si sono raccontati a Padova in un incontro dello scorso 13 marzo. Christelle è camerunense ed è arrivata in Italia nel 2012 per studiare informatica, ma a causa di un grave problema familiare si ritrova in grossa difficoltà: «Un po’ di creatività e tanta voglia di farcela mi consentono di trovare piccoli impieghi di fortuna: riparo computer, offro supporto per filmare eventi, svolgo attività saltuarie con cui riesco a mantenermi finché, finalmente, arriva la svolta: un conoscente mi parla dell’associazione Next e qui trovo ascolto, mi sento rivivere e torno a sorridere. Da lì a poco, grazie a Next, arriva l’opportunità di un primo contratto di lavoro vero che poi si trasforma in indeterminato e faccio un percorso professionale fantastico, a detta del mio datore di lavoro». Oggi Christelle sta completando gli studi e ha ottenuto un’importante promozione alla direzione commerciale dell’azienda che l’aveva assunta come semplice receptionist. Diversa la storia di Mahala che nel 2010 arriva dall’India con il marito e va a vivere a Lecce fino al 2018: «Lì ho fatto molti lavori: cuoca, domestica, pulizie in un magazzino. Ho due figli: uno di 12 anni e una di due anni e mezzo e con loro vivo a Padova dal 2019. Soffro la condizione di molte mamme sole con figli: una sfida continua per riuscire a gestire l’organizzazione familiare. Questo, per noi donne straniere, è reso più complicato dal fatto che non abbiamo una famiglia di supporto o una solida rete di appoggio. Non è semplice trovare un lavoro, compatibile con gli orari scolastici dei figli e la loro gestione. Grazie a Popoli Insieme ho frequentato un tirocinio in una sartoria sociale e adesso sono sarta. Cerco un impiego e so che trovarne uno compatibile con il mio impegno familiare, non sarà semplice, ma sono molto determinata». Mostafa, sudanese di 29 anni, è arrivato in Italia via mare nel 2022. Laureato in economia all’università di Zalingei, nel Darfur, ha svolto numerosi lavori e portato avanti la sua grande passione, il calcio: «Ho giocato a livello agonistico in competizioni che mi hanno anche portato fuori dal Sudan ma a causa dei continui conflitti nel mio Paese, ho scelto di partire verso l’Europa. A Padova sono stato accolto dall’associazione Popoli Insieme e grazie al loro aiuto ho sostenuto colloqui con tre realtà diverse e così ho potuto scegliere di iniziare la mia esperienza con Bubble Tea dove, dopo un tirocinio di sei mesi e uno stage, sono assunto a tempo indeterminato. Adesso guardo al futuro con fiducia, anche se sono preoccupato per la mia famiglia in Sudan». Aveva 17 anni Rohullah quando nel 2022 è arrivato in Italia via terra: «C’ho messo due anni per arrivare, passando diversi Paesi e molte difficoltà. Vengo da una zona rurale, nella mia famiglia siamo agricoltori e pastori, parlo cinque lingue ma voglio migliorare il mio italiano perché è qui che voglio costruire il mio futuro. A Padova la cooperativa Città Solare mi ha coinvolto nel percorso dell’Aula 162 e dopo i primi mesi il supermercato In’s mi ha confermato il contratto e ora sono assunto come apprendista. Mi occupo sia di scarico merci che di servizio in cassa anche perché dicono che sono solare e sorridente e che ho un buon rapporto coi clienti. Il lavoro mi piace e oggi la mia difficoltà maggiore è la ricerca di un alloggio».
Il progetto si chiama Aula 162 perché si ispira a un pensiero di Papa Francesco espresso nel paragrafo 162 dell’Enciclica Fratelli tutti: «Non esiste maggior povertà di quella che priva della dignità del lavoro». Il progetto, partito nel 2021 su territorio nazionale, è promosso dall’associazione Next e dalla multinazionale americana P&GProcter&Gamble e cerca di creare un ponte tra chi cerca lavoro e aziende.
Il Veneto ha la percentuale più alta di codici bianchi (54 per cento) tra le sue 47 strutture di pronto soccorso, con 762.828 pazienti su 1.394.234 totali nel 2022. Al contrario, è penultimo per i codici verdi (19,92 per cento) con 277.700 accessi. A evidenziarlo è l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali: il Veneto ha un comportamento diverso dalle altre Regioni, con una media nazionale intorno al 10 per cento per i codici bianchi. Il Friuli Venezia Giulia è secondo (19,5 per cento) e l’Emilia Romagna terza (14,8 per cento) per codici bianchi. Da un lato gli accessi, anche dovuti alla mancanza di medici di famiglia (338 in meno) ingolfano i pronto soccorso, dall’altro, generano un ricavo record dai ticket. Il Veneto è al primo posto per l’entrata di 14,4 milioni di euro, il doppio dell’Emilia.
