Chiesa | DiocesiConferenza episcopale Triveneto Al tradizionale appuntamento tra vescovi di inizio anno si è parlato di democrazia, istituzioni, autonomia
La qualità della democrazia, il buon funzionamento delle istituzioni, da quelle europee a quelle locali, non possono essere estranee alla riflessione della Chiesa, la quale continua a offrire come “bussola” i principi della Dottrina sociale. Lo si è ben compreso al Cavallino, il 7 e 8 gennaio, alla “tradizionale” due-giorni di aggiornamento promossa dalla Conferenza episcopale triveneta (Cet). “Solidarietà e sussidiarietà in Europa e in Italia, tra riforme delle istituzioni e impegno della Chiesa” è stato il tema di fondo dell’incontro a cui hanno partecipato vescovi del Triveneto, assieme ad alcuni rappresentanti delle 15 diocesi. Il riferimento prioritario, come ha spiegato il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, delegato Cet per la pastorale sociale, è, appunto, quello della Dottrina sociale, e a Cavallino sono stati approfonditi soprattutto due dei suoi principi guida: la solidarietà e la sussidiarietà. Particolare attenzione è stata, poi, dedicata, all’Europa e al processo delle riforme in Italia, soprattutto quella relativa all’autonomia differenziata. L’Europa, le politiche dell’Unione e il suo futuro, l’azione della Chiesa nel dialogo con le istituzioni e le società del continente, sono state oggetto dell’intervento di mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea (Comece). «L’Europa – ha detto – è come un cantiere in continua costruzione e noi cristiani dobbiamo partecipare a questo processo a tutti i livelli. Tante sono le potenzialità insite nell’Ue, ma queste potrebbero degradare e perdere la loro efficacia». Mons. Crociata non ha nascosto la sua preoccupazione di fronte al «deficit di legittimazione democratica» delle istituzioni europee, ad alcune evidenti contraddizioni, come il fatto che lo scorso semestre l’Unione è stata guidata da chi, come il presidente ungherese Viktor Orban, si è mosso in senso contrario rispetto a Parlamento e Commissione. Una «contraddizione resa possibile dalla mancanza di unità politica e di una vera e propria Costituzione». La Chiesa, anche attraverso l’importante servizio della Comece, collabora attivamente con le istituzioni, viene spesso ascoltata, insieme alle altre rappresentanze delle Chiese cristiane e delle altre religioni. Ed è chiamata a «coltivare consapevolezza e conoscenza dei problemi in gioco, e a dare il proprio contributo per combattere il pericolo mortale del rinchiudersi in se stessi». Nel pomeriggio del 7 gennaio, la riflessione del prof. Michele Nicoletti, ordinario di Filosofia politica all’Università di Trento, ha riportato alle fonti dei principi della solidarietà e della sussidiarietà. «Non sono solo concetti astratti, ma si formano dentro a un’esperienza materiale, e in quelle che sono le principali funzioni per cui è nata la politica: la difesa della comunità, la dimensione economica e di mercato, ma anche quel patrimonio comune fatto di leggi, costumi, valori». Nel contributo offerto dal prof. Mario Bertolissi (emerito di Diritto costituzionale alla scuola di giurisprudenza di Padova) è emersa, soprattutto, l’esigenza di un forte cambiamento per «comprendere il tempo in cui viviamo, e risintonizzarsi attraverso un sistema di valori che dia senso oggi ai principi di solidarietà e sussidiarietà». Ha evidenziato poi la difficoltà che esiste tuttora nel comprendere e far passare il principio che l’autonomia porta sempre con sé il criterio della responsabilità. Bertolissi, che è uno degli ispiratori della battaglia per l’autonomia differenziata, partita dal Veneto, ha spiegato: «Studio l’autonomia da cinquant’anni, quando la Lega ancora non esisteva. Le prime richieste sono partite quando c’era ancora la Dc. Autonomia e corpi sociali sono il presidio della libertà, e oggi sono sempre più erosi».
