Secondo gli esperti il 5G non nuoce alla salute ma, se su questo punto sono in molti a nutrire dei dubbi, sul fatto che questa tecnologia possa minare la nostra libertà sono tutti d'accordo.
Tutto dipende da chi sarà chiamato a gestire questa rete e, anche, ad installarla. Sulle aziende cinesi, ad esempio, anche la Nato ha qualche dubbio...
In molti si stanno mobilitando contro l’installazione delle antenne per il 5G imputando loro — secondo gli esperti, a torto — effetti dannosi per la salute, quasi nessuno invece si sta mobilitando per la tutela dei dati che sulla rete si muoveranno.
Alla nuova rete si allacceranno una moltitudine di dispositivi oggi non ancora completamente connessi come le automobili e altri, come ad esempio i frigoriferi, a cui mai ci sogneremmo di attaccare un antenna wifi.
Il 5G è questo: una rete veloce, stabile e una tecnologia in grado di soppiantare le soluzioni anche via cavo — come la cara, vecchia Adsl — che abitualmente usiamo preferendo un sistema radio.
Il governo Conte II non ha quasi fatto in tempo ad insediarsi che, sul tavolo del Consiglio dei ministri, è approdato un decretino estremamente interessante: l’esercizio del golden power sulle tecnologie cinesi in materia di 5G.
Sembra la trama di un film di 007, un accròcco di inglesismi avulsi dalla vita di tutti i giorni ma la logica è lineare: gli operatori telefonici dovranno avere un occhio di riguardo per la sicurezza nazionale prima di adottare soluzioni tecnologiche potenzialmente rischiose per le telecomunicazioni.
Una notizia questa che riporta l’Italia nell‘alveo della politica di sicurezza occidentale, visti i continui screzi fra Stati Uniti e Cina in materia.
Oltre alle solite compagnie telefoniche, c’è un’azienda che nel decreto viene nominata esplicitamente ed è la cinese Huawei.
Dopo il braccio di ferro con l’amministrazione Trump, l’attenzione delle cancellerie occidentali non è mai davvero scemata nei confronti del colosso cinese e dell’altra grande azienda specializzata nelle infrastrutture 5G, Zte.
A beneficiarne saranno, inevitabilmente, i loro concorrenti occidentali — Nokia, ad esempio — che si presume siano in grado di garantire standard di sicurezza più elevati.
In attesa che il Parlamento sia chiamato ad approvare una più completa legislazione in materia, il messaggio del Governo è chiaro: care aziende di telecomunicazioni, sperimentate le tecnologie che volete ma ricordatevi che lo Stato vi osserva.
