IdeeConvegno Acli di Padova Per essere credibile nel panorama mondiale, l’Unione Europea deve far crescere e rafforzare le democrazie degli Stati membri, superando gli egoismi nazionali e investendo nei giovani con spirito europeista
Quale Europa per la pace? È questa la domanda che si è posta l’Acli di Padova, che in occasione della Giornata dell’Europa ha organizzato un convegno per riflettere sul ruolo dell’Unione Europea di fronte alle sfide della pace e del disarmo. L’iniziativa richiama l’eredità di papa Francesco che, proprio nel giorno di Pasqua, ha affermato che «nessuna pace è possibile senza un vero disarmo». Un messaggio rilanciato con forza anche dal neo eletto papa Leone XIV, che nel suo primo discorso ha ribadito l’urgenza di «una pace disarmante e disarmata». Come spiega Maurizio Drezzadore, presidente della sezione di Padova: «La pace non si costruisce attraverso il riarmo, ma percorrendo strade nuove, fondate sul dialogo, sulla cooperazione e sul disarmo. Crediamo che l’Unione Europea debba rafforzare la propria iniziativa politica, superando incertezze e divisioni, e puntando su una maggiore integrazione tra gli stati membri. Ma perché tutto questo sia possibile, è fondamentale che le democrazie all’interno dell’Unione crescano e si rafforzino. Osserviamo con preoccupazione segnali contrari in diversi Paesi: in Germania, in Francia e, anche, in Italia dove si stanno moltiplicando episodi che indicano una deriva sovranista. Un’Europa frammentata in tanti egoismi nazionali non potrà mai essere un attore credibile di pace. Solo un’Europa federale, costruita sulla partecipazione dei popoli e su valori condivisi, potrà davvero contribuire alla costruzione di una pace duratura». Del resto come è emerso dal convegno – a cui hanno partecipato Pietro Domenico Giovannoni, fondazione Giorgio La Pira; Giuseppe Di Nallo, presidente della Federazione universitari cattolici di Padova; Matteo Bracciali, vicepresidente della Federazione Acli internazionale; l’onorevole Carlo Fracanzani; don Luca Facco, vicario episcopale per il territorio della Diocesi di Padova e Margherita Cera, assessore ai programmi e alle politiche comunitarie del Comune di Padova – oggi il governo europeo non è espressione dei popoli che abitano il continente. Infatti i commissari europei sono designati dai governi di ciascuno degli Stati membri e sono uomini e donne che nei rispettivi Paesi d’origine hanno svolto incarichi di alta responsabilità, spesso a livello ministeriale, prima di approdare a Bruxelles. Questa organizzazione che non è espressione di scelte dal basso spesso allontana le persone che sentono l’“entità” Europa come lontana e spesso inutile ma, come prosegue Drezzadore, «se oggi molti percepiscono l’Europa come debole, irrilevante e incapace di agire come attore politico credibile sulla scena mondiale, è anche perché, collettivamente, abbiamo trascurato la sua costruzione. L’Europa dei Governi ha dimostrato di non essere all’altezza del progetto originario. È per questo che dobbiamo tornare allo spirito fondante dell’Europa dei popoli, a un’Europa federale costruita su valori condivisi: la democrazia, lo stato sociale, la solidarietà, il multilateralismo e il diritto dei popoli a decidere del proprio destino». Drezzadore fa una pausa e poi ammette: «Sì, è una sfida difficile. Soprattutto oggi, in un tempo in cui risuonano le armi. Alzare la bandiera della pace e della cooperazione appare faticoso. Ma è proprio per questo che non possiamo rinunciarvi». Del resto almeno in Italia l’idea che si ha dell’Unione Europea appare essere duplice e dipendente dall’età anagrafica di chi esprime il parere. Se gli adulti si sentono prima di tutto italiani e poi cittadini d’Europa la Generazione Z «non dispone di paradigmi culturali e ideologici per immaginare un mondo senza l’Europa – precisa Giuseppe Di Nallo, presidente Fuci di Padova – Per noi giovani, sentirsi cittadini d’Europa è un fattore identitario che diamo per scontato. Prima ancora di essere italiani siamo europei. Noi siamo la generazione che non ha mai usato la lira ma solo l’euro». Ripartire proprio dai giovani per trasformare il sogno di un’Europa unita e di pace in una realtà concreta: «Dobbiamo puntare sulle generazioni dell’Erasmus – conclude Maurizio Drezzadore – che hanno vissuto direttamente esperienze di dialogo, studio e confronto. È attraverso di loro che possiamo ritrovare lo spirito originario dell’Europa fondata sull’autonomia dei popoli nel decidere il proprio futuro».
La Giornata dell’Europa, come visto anche nei numeri scorsi della Difesa, si è celebrata il 9 maggio, data in cui, nel 1950, l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman pronunciò il celebre discorso che pose le basi del primo passo concreto verso un’Europa unita, pacifica e solidale. In quegli anni, del resto il continente era ancora profondamente segnato dalle ferite della Seconda guerra mondiale, tra macerie materiali e dolore umano, mentre l’ombra della guerra fredda e le crescenti tensioni globali rendevano ancora più urgente la costruzione di un futuro di pace e speranza. Come ha ricordato don Luca Facco, vicario episcopale per il territorio della Diocesi di Padova, il 9 maggio è una data simbolica anche per altri motivi: «In quel giorno del 1978, a Roma veniva ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro e a Cinisi, in Sicilia, veniva assassinato Peppino Impastato. Ma è anche la data in cui è stato dichiarato beato, nel 2021 da papa Francesco, il primo magistrato nella storia della Chiesa cattolica: Rosario Livatino, assassinato dalla mafia siciliana il 21 settembre 1990. Uomini che hanno donato se stessi per un futuro più giusto».
Le parole del segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset: «Le mie priorità sono chiare: stare al fianco dell’Ucraina nella sua lotta per la libertà e la giustizia; rivitalizzare le nostre democrazie sotto pressione; e mantenere l’intera famiglia europea forte e unita».
