Chiesa | Diocesi
«Quanto siete belli!?!». È iniziato così, domenica scorsa, il convegno “Bando estate 2025”. Belli lo erano davvero i 650 animatori over 20 – molti accompagnati anche dai “loro” preti (parroci e vicari parrocchiali) – che hanno riempito il teatro dell’Opsa per un momento promosso e organizzato dall’ufficio diocesano per la Pastorale dei giovani.
Il convegno si proponeva come verifica, restituzione, confronto e sguardo in prospettiva per fare il punto sull’esperienza estiva dei campiscuola e dei grest che nell’estate 2025 hanno visto un coinvolgimento di circa 30 mila ragazzi e oltre 13 mila tra animatori adolescenti ed educatori over 18. Attività che sono state possibili anche grazie al finanziamento della Fondazione Cariparo (che ha messo a disposizione 210 mila euro per un bando a cui hanno aderito 89 parrocchie in provincia di Padova) e della Diocesi di Padova (che ha sostenuto con altri 21 mila euro 33 parrocchie della Diocesi afferenti alle altre province per un totale di 21.882 partecipanti).
Il pomeriggio ha visto la partecipazione di don Claudio Burgio (cappellano dell’istituto penale Beccaria di Milano); Matteo Pasqual (pedagogista) e Guido Marangoni (ingegnere, comico e scrittore) che hanno coadiuvato l’équipe di Pastorale dei giovani della Diocesi di Padova nella lettura e interpretazione non solo dei numeri, ma anche della portata pastorale dell’esperienza, e hanno offerto nuove chiavi di lettura.
La domanda che ha guidato il pomeriggio, ma anche la “lettura” dei dati raccolti durante l’estate 2025, è stata: come tenere assieme tutto il bene vissuto con la tentazione di mollare di fronte alle difficoltà crescenti? Don Claudio Burgio ha invitato i giovani animatori a non abbattersi per le sconfitte educative, riportando attraverso degli esempi concreti, che «i ragazzi non dimenticano il bene ricevuto», che «il fallimento è un’occasione per ritrovarsi» e che «si cresce se stai con chi non ti assomiglia».
Il pedagogista Matteo Pasqual – è suo il “grido” che ha aperto il convegno: «Quanto siete belli!?!» – ha sottolineato che alla base dell’azione educativa ci devono essere relazioni forti, capaci di reciprocità: «Solo chi ha il coraggio di lasciarsi accogliere è davvero accogliente». Infine, Guido Marangoni ha rilanciato il tema della fragilità: «Abbiamo bisogno di nuovi modi per raccontare la fragilità, non di nasconderla», esprimendo un grazie a tutti i giovani che nell’estate 2025 si sono impegnati.
Significativi anche i numeri delle esperienze estive. A conti fatti si è potuto verificare che in media i grest parrocchiali hanno avuto una durata di 14 giorni, mentre i campiscuola solitamente si attestano sulla settimana. La proporzione tra animatori/educatori e partecipanti è di circa 1 ogni 3 per i grest, che sono dedicati alla fascia di età 6-13 anni; e di circa 1 ogni 4 per i campi estivi che coprono una fascia di età più estesa. Proporzioni che comunque indicano un accompagnamento attento, qualificato e quasi personalizzato dei partecipanti.
Continuando a guardare i numeri nell’estate 2025 in Diocesi di Padova nel complesso – quindi sia i grest e i campi sostenuti dal Bando estate, sia quelli gestiti in autonomia dalle parrocchie – si sono tenuti 214 grest da parte di 344 parrocchie per un totale di 29.245 partecipanti e 9.935 educatori/animatori, mentre i campi estivi hanno visto coinvolte 342 parrocchie; 15.281 partecipanti per 3.284 educatori.
«I dati emersi – commenta don Diego Cattelan, responsabile dell’ufficio diocesano per la Pastorale dei giovani – parlano di una vitalità diffusa nel territorio, più di quanto possa apparire. Circa un bambino su tre nella fascia tra 6 e 14 anni, residente nel territorio della Diocesi di Padova, ha partecipato almeno a un campo o un grest delle nostre parrocchie. Una vitalità che si traduce in speranza se si pensa che è realizzata da giovani che si dedicano gratuitamente alla cura dei più piccoli. Nel complesso stiamo parlando di più di un milione di ore di volontariato».
Alla presentazione dei dati è seguita la consegna, da parte dell’ufficio diocesano, di tre “parole-bussola” per guardare alla pastorale giovanile: più agile, più kerygmatica («che ha il coraggio di “dire” Gesù, perché altrimenti si spegne») e più motivante, che dà spazio a relazioni rigeneranti.