MosaicoIn Italia nel corso della propria vita quasi una donna su tre riferisce di aver subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Per approfondire il tema della violenza di genere il Cif e l’associazione Igea di Padova organizzano l’incontro “Stop violenza sulle donne” in programma a Padova sabato 14 aprile.
Indagare il tema della violenza di genere e valutare le implicazioni soggettive, legali, giudiziarie, sociali e sanitarie in un’ottica di prevenzione e di presa in carico sia delle vittime che degli uomini violenti. Sono questi gli obiettivi del convegno “Stop violenza sulle donne” in programma sabato 14 aprile dalle 8.30 alle 13.20 in sala Anziani di Palazzo Moroni a Padova.
L’incontro, organizzato dal Centro italiano femminile (Cif) e dall’associazione Igea di Padova, rientra nel calendario di iniziative promosse nell’ambito del progetto “Violenza ed emarginazione” sostenuto dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo e attivato, dallo scorso anno, dal Cif di Padova per offrire alle donne (italiane e straniere) e agli anziani vittime di maltrattamenti servizi gratuiti per far fronte alle necessità.
«Il convegno – spiega Marisa Galbussera, psicanalista e responsabile terapeutico del Consultorio familiare – ha l’obiettivo di fare prevenzione attraverso l’informazione. Tra i temi che affronteremo c’è la violenza a cui assistono i minori, spettatori di maltrattamenti subiti da un genitore o da un adulto di riferimento. Questo tipo di violenza ha effetti traumatici al pari di quella subita».
La violenza assistita per maltrattamenti commessi davanti ai figli è stata introdotta dal decreto legge antifemminicidio del 2013 ed è considerata un’aggravante del reato di maltrattamenti in famiglia. La stessa norma ha introdotto, per le persone offese dal reato di maltrattamento o stalking, il patrocinio a spese dello Stato a prescindere dai limiti di reddito.
«Le donne – fa notare l’avvocato Federica Turlon, relatrice del convegno – spesso non hanno un’indipendenza economica. Per questo è importante, a fronte di una denuncia, poter essere assistite gratuitamente da un avvocato. Inoltre, il Gip nel provvedimento di allontanamento può stabilire una somma di denaro a favore della persona offesa. Infine, il decreto legge del 2013, convertito in legge nello stesso anno, ha previsto che tutte le comunicazioni inerenti il procedimento penale arrivino anche alla persona offesa che in questo modo è informata di tutto quello che accade».
In Italia, secondo la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio istituita in Senato il 18 gennaio 2017, «poco meno di 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni, quasi una su tre, nel corso della propria vita riferiscono di aver subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale». I dati acquisiti dalla Commissione evidenziano che negli ultimi sei anni c’è stata una graduale riduzione del numero delle denunce di delitti di violenza sessuale, ma rimane costante l’elevata incidenza delle donne come vittime e degli uomini come autori di reato.
«La vittima – conclude Finizia Scivittaro, psicanalista e presidente del Cif di Padova – nel momento in cui denuncia fa anche un passo importante rispetto alla sua personale condizione, cioè inizia a prendersi cura di se stessa e a porre delle distanze, dal punto di vista psicologico, rispetto al proprio carnefice. L’atto della denuncia non è, quindi, solo legale ma è soprattutto di trasformazione soggettiva. Anche perché di solito la vittima si sente in colpa rispetto alla violenza ricevuta, perché in qualche modo si ritiene responsabile dell’azione del carnefice e quindi se ne assume la colpa. Nel momento in cui, invece, riesce a riconoscere che abusi e maltrattamenti sono sempre e comunque da condannare, allora può fare il passaggio successivo di denunciare». Per informazioni: www.cifpadova.it
