Chiesa
Dal Congo al Kenya, dall’India al Venezuela, passando per il sostegno ai profughi ucraini: i progetti della Fondazione Agostiniani nel Mondo raccontano un impegno che cresce e si struttura. Fondata nel 2014 come prosecuzione del lavoro sociale dell’Ordine di Sant’Agostino – riconosciuto come Ong dalle Nazioni Unite già nel 1997 – la Fondazione ha sede a Roma, in via Paolo VI, a due passi dal Vaticano, ed è nata da un’intuizione di Papa Leone XIV, allora padre Robert Prevost e priore generale. Già nel 2006 la scelta di avviare una scuola in Nigeria aveva mostrato i limiti di un approccio frammentato, legato alle singole province, e la necessità di una struttura internazionale capace di coordinare e sostenere i progetti.
Progetti e settori di intervento
Oggi circa il 90% delle attività della Fondazione è concentrato in Africa, il 7% in Asia e il 3% in America Latina. L’elenco dei Paesi è ampio: Algeria, Mozambico, Nigeria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Benin e Togo per l’Africa; India e Indonesia per l’Asia; Cuba, Ecuador, Perù e Venezuela per l’America; Ucraina e Italia in Europa. “Non vogliamo realizzare opere utili solo ai frati, ma a intere comunità. Per questo collaboriamo sempre con le realtà locali, perché sono loro a garantire continuità e affidabilità”, spiega il direttore esecutivo Maurizio Misitano.
La Fondazione si concentra su quattro settori: educativo, formativo, socio-assistenziale ed educazione alla pace.
Tra i progetti simbolo: il centro per il reinserimento degli ex ragazzi-soldato a Dungu, considerato da Misereor il miglior progetto finanziato in Rdc; il programma di inclusione scolastica per bambini disabili a Kisumu, in Kenya, premiato dalla Chiesa italiana; la cooperativa di sanificazione a Kinshasa; i programmi agricoli in Mozambico e Kenya; il sostegno alle micro-aziende agricole, premiato da Misean Cara. “Non è solo un elenco di opere, ma la prova che con piccoli passi si può cambiare la vita delle persone. Noi cerchiamo sempre i più vulnerabili tra i vulnerabili”, aggiunge Misitano.
Impatto e risorse
Nel solo 2024 i beneficiari dei progetti sono stati circa 25mila, di cui il 97% bambini e adolescenti, soprattutto ragazze. “Non ci interessano solo i numeri, ma i cambiamenti sociali che ogni iniziativa genera”, osserva Misitano. Anche sul piano economico i dati parlano chiaro: nel 2024 sono stati raccolti 1.325.317 euro, con un incremento del 39,6% rispetto all’anno precedente.
Il 94% dei fondi è stato destinato direttamente ai progetti: il 90% in Africa, il 4% in Asia, mentre il restante 6% ha coperto i costi di gestione.
“Trovare i soldi è difficile, spenderli bene lo è ancora di più. Per questo utilizziamo sistemi di monitoraggio e rendicontazione che si rifanno ai manuali dell’Unione europea. Non basta aprire una scuola – precisa Misitano –: bisogna assicurarsi che funzioni, che abbia insegnanti preparati, che risponda davvero ai bisogni del territorio”. La struttura è volutamente minima: due persone a tempo pieno, una quota di gestione che non supera mai il 5% dei progetti e che non sempre è prevista: “A volte chi ci incontra immagina una grande organizzazione, ma in realtà siamo pochissimi. Se servono risorse extra, interviene la Curia generalizia, ma non tocchiamo mai i fondi dei progetti. È una questione di responsabilità verso chi ci affida donazioni e verso le comunità che aiutiamo”.
Un cammino personale e comunitario
Alla guida di questa realtà c’è l’esperienza personale di Misitano, che ha incontrato la cooperazione: “Un viaggio in India e l’incontro con una bambina hanno segnato una svolta. Oggi quella bambina è laureata e indipendente. Mi dice che le ho cambiato la vita, ma io rispondo che è stata lei a cambiare la mia”. Col tempo sono nate collaborazioni con frati italiani, tedeschi, spagnoli e con le nuove vocazioni locali, segno di un Ordine in cammino che si rinnova.
Decisivo anche il legame con Leone XIV: “Quello che il mondo ascolta da lui oggi io l’ho già toccato con mano anni fa nella sua umiltà e semplicità. Ricordo: quando l’ho salutato all’apertura del Capitolo gli ho detto ‘Santo Padre, abbiamo bisogno dei suoi consigli’. Mi ha risposto: ‘Anch’io ho bisogno dei vostri’”.
Da qui deriva anche lo stile della Fondazione, sobrio, attento, lontano dai riflettori. “Siamo la Fondazione dell’Ordine. Non possiamo permetterci errori, perché un errore significherebbe danneggiare persone che ci chiedono aiuto. Per questo lavoriamo con sobrietà e rigore – conclude Misitano –, consapevoli che la nostra missione è prima di tutto un servizio. Non per dovere, ma per amore”.