Fatti
Dentro alla sanità di mezzo, tra gli esclusi, i migranti e i senza fissa dimora
La chiamano “sanità di mezzo” perché sta lì, dove non sta nessuno, tra la strada e il Servizio sanitario nazionale.
La chiamano “sanità di mezzo” perché sta lì, dove non sta nessuno, tra la strada e il Servizio sanitario nazionale.
Una sanità di frontiera, dietro l’angolo e dentro le nostre città, che mette al centro gli esclusi, e tra questi migranti, senza fissa dimora o chi per vari motivi ha perso la residenza. Una rete di servizi, garantita dal Terzo settore per coprire un buco assistenziale che taglia fuori proprio le persone più fragili, e che cerca a sua volta di garantire, il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione e che spesso rimane solo sulla carta. Un’iniziativa in controtendenza che in Veneto ha raggiunto una maggiore sistematicità. I 17 tra ambulatori e servizi sanitari in Veneto, di cui uno mobile (a Padova), si sono costituti nel 2023 in una rete informale, un sistema di presìdi, gestito dagli enti del Terzo settore. Gli ambulatori prestano assistenza sanitaria gratuita alle persone che dimorano in regione prive del medico di medicina generale. Lo scopo della rete degli Ets è scambiarsi informazioni, progetti formativi e buone pratiche, ma anche presentarsi unitariamente alle istituzioni, in primo luogo alla Regione, in quanto titolare delle politiche sanitarie locali e di importanti competenze nel sociale. Nei giorni scorsi a Padova gli ambulatori e servizi Ets hanno fatto il punto presentando l’indagine “Il sistema degli ambulatori medici del Veneto gestiti da enti del Terzo settore”, primo report completo e dettagliato in Italia su bisogni, criticità e prospettive della sanità di mezzo. Secondo queste stime regionali, la popolazione target è costituita da 81 mila persone, di cui 48 mila immigrati privi di regolare permesso di soggiorno, 30 mila immigrati regolari privi di residenza e tremila cittadini italiani pure privi di residenza, per la cui assistenza sanitaria di base sarebbe necessaria una cinquantina di medici di medicina generale. A Padova, che proprio negli anni Ottanta ha fatto da apripista nel territorio regionale, ci sono tre dei 17 presidi medici: il servizio sanitario delle Cucine economiche popolari gestito dalla Fondazione Nervo Pasini, il poliambulatorio Caritas e il camper mobile, unico della Regione, gestito da Medici in strada. Il servizio sanitario delle Cep è gratuito e attivo tutte le mattine, dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 11, previa prenotazione con servizio medico (visite di medicina generale e specialistiche; possibilità di ecografie ed elettrocardiogrammi); infermieristico (gestione dei pazienti e medicazioni, controlli della pressione, misurazioni della glicemia); distribuzione farmaci (consegna farmaci e vaccini). Inoltre c’è la possibilità di svolgere una parte del tirocinio curriculare per gli studenti del 3° e 4° anno di Medicine and surgery dell’Università di Padova. Medici in strada, invece, è presente con il camper nei quartieri di giorno e, alla sera, vicino alla stazione con un servizio gratuito di elettrocardiogramma per le persone in difficoltà. Il poliambulatorio Caritas di Padova (in origine Ambulatorio Caritas Cuamm) dell’associazione Adam onlus, offre prestazioni di odontoiatria e oculistica.
Nel 2022 hanno avuto accesso agli ambulatori Ets del Veneto 6.582 persone, per un totale di 15.511 prestazioni mediche, di cui 4.017 di natura specialistica. Sono state registrate 84 cittadinanze, compresa quella italiana. Si stima che il grado di copertura fornita dagli ambulatori si collochi tra l’11,3 per cento e il 19,1 per cento della popolazione target. Questo grazie alla turnazione di 442 volontari e al lavoro continuativo di 23 dipendenti, per un totale di 465 persone. Gli ambulatori offrono prestazioni di medicina generale e infermieristiche, di orientamento e accompagnamento amministrativo e sanitario. Dodici ambulatori veneti offrono anche prestazioni mediche specialistiche. La quasi totalità di 17 ambulatori veneti è convenzionata con l’Ulss di riferimento, così da poter utilizzare il ricettario del Sistema sanitario regionale.
Le principali criticità emerse: una limitata copertura del servizio, sia territoriale che rispetto alla numerosità della popolazione target. Risultano sguarniti la provincia di Belluno e il Veneto Orientale, e il servizio raggiunge soltanto il 20 per cento della popolazione target; la mancata copertura sanitaria dei cittadini italiani e degli stranieri regolari senza dimora, quasi la metà degli utenti degli ambulatori.