Questi ultimi sono incaricati di curare le importazioni di carburanti e lubrificanti dai Paesi dell’Est Europa e gestirne la distribuzione sull’intero territorio nazionale attraverso società filtro create ad hoc per attestare fittizi adempimenti tributari. In questo modo le mafie riciclano capitali illeciti. «Sono molti – spiega il generale di brigata Nicola Altiero, vice direttore tecnico operativo della Dia – i metodi per contrabbandare i carburanti. Dal commercio illecito di gasolio per macchine agricole, su cui gravano meno imposte, all’importazione di gasolio mascherato da lubrificante, che nel resto d’Europa non è sottoposto a tassazione quindi è libero di circolare senza documenti fiscali, fino al meccanismo della “lettera di intenti”, ossia una comunicazione preventiva, che l’operatore commerciale fa all’Agenzia delle entrate per non pagare subito l’imposta sul valore aggiunto». I meccanismi di frode portano ingenti guadagni alla criminalità.Lo scorso 15 febbraio l’operazione “Levante” ha messo in luce un’evasione di oltre 2 milioni di euro di accise effettuata da un’organizzazione criminale con base a Bari che era dedita, tra le altre cose, anche al contrabbando di oli lubrificanti provenienti dall’Est, che formalmente erano diretti a società cipriote o maltesi ma in realtà destinati al mercato italiano. Il carburante contrabbandato viene immesso nel mercato solitamente attraverso distributori della cosiddetta rete delle “pompe bianche”, ossia quelle che non rientrano nei circuiti dei grandi distributori storici epurtroppo, a volte, sono gestite da membri di associazioni criminali. «Le “pompe bianche” – prosegue il generale – sono quintuplicate in dieci anni arrivando a essere circa 6.190 nel corso del 2021. Tutto questo è potenzialmente un bene per il libero mercato ma serve vigilare sulla possibilità che le organizzazioni criminali siano, esse stesse, proprietarie dei distributori». Per avere un’idea di quanto è lucroso il meccanismo si pensi che lo scorso luglio la Procura della Repubblica di Nocera Inferiore ha emesso, nei confronti di 32 società riconducibili a organizzazioni criminali, misure cautelari per oltre 128 milioni di euro pari alle imposte evase (Iva, accise, Ires e Irpef). In pratica per ogni litro di gasolio venduto alla pompa a un prezzo medio di 1,50 euro, gli indagati ottenevano un indebito risparmio di circa 27 centesimi di Iva e 60 di accise per un totale di quasi 90 centesimi a litro di imposte evase.
Sul versante ricambi le organizzazioni criminali negli ultimi dieci anni sono passate dall’importazione dei pezzi falsi alla loro stampa 3D. Una delle ultime operazioni è stata messa a punto dalla Guardia di Finanza di Como che a maggio ha sequestrato una vera e propria fabbrica del falso con all’interno oltre 13 mila pezzi di ricambio marchio Iveco. «Questi pezzi di ricambio – spiega Altiero – oltre a violare la normativa sul marchio non rispettano neanche i requisiti di affidabilità e il loro utilizzo potrebbe mettere a rischio il passeggero del veicolo su cui vengono montati». Altro settore ghiotto per la criminalità è quello dell’importazione di auto di lusso. A metà novembre i militari, nell’ambito dell’operazione “Platinum Dia”, hanno scoperto un sodalizio dedito all’importazione e commercializzazione di autovetture, provenienti per lo più dalla Germania, in evasione totale o parziale delle imposte attraverso espedienti fiscali, impiego di false fatturazioni e l’appoggio di professionisti italiani. L’operazione ha portato al sequestro di circa mezzo milione di euro pari all’imposta evasa per l’importazione di più di 30 autovetture.
Secondo l’Unione energia per la mobilità (Unem), a gennaio in Italia i consumi di carburanti autotrazione (benzina più gasolio) sono stati pari a 2,2 milioni di tonnellate, di cui 0,5 milioni di benzina e 1,7 milioni di gasolio, con un incremento del 15 per cento (284 mila tonnellate) rispetto allo stesso mese del 2021. In confronto al livello prepandemico risultano, invece, più bassi del 12,3 per cento. Le immatricolazioni di autovetture nuove hannoevidenziato una contrazione del 19,3 per cento. Il 57 per cento delle vetture hanno ancora una alimentazione “tradizionale”, nonostante la forte crescita delle ibride.