C’è chi in montagna nasce e cresce e chi decide di trasferirsi, stanco dei ritmi della città. Due esperienze diverse ma accomunate dalla passione per un luogo che impone sacrifici, ma che regala anche soddisfazioni. Per il ventiquattrenne Tommaso De Toffol casa è Valmorel, frazione del Comune di Limana, nel bellunese, che conta un paio di centinaia di abitanti. Una comunità, spiega Tommaso, in cui ci si conosce e la solidarietà è il pilastro fondamentale: «Se io rompo il trattore il mio vicino viene a darmi una mano a far fieno, sono cose normali per noi». Nato tra gli allevamenti di capre e pecore dell’azienda agricola biologica e familiare La Schirata, Tommaso non ha alcuna intenzione di lasciare il luogo che l’ha visto crescere: «Non ho mai pensato di trasferirmi perché quello che faccio lo sento mio. Poi magari tra cinque anni cambio vita, ma non penso… Per me riconoscere la capra o il cane che mi viene a salutare la mattina è qualcosa che fa parte della mia quotidianità, senza questo faccio fatica a vivere. Ogni tanto mi capita di andare via per brevi periodi, però dopo due o tre giorni comincia a mancarmi. Non è questione di routine perché ogni giornata è diversa dalle altre, ma proprio di stile di vita». Tommaso ha studiato altro, elettrotecnica alle superiori, ma gli è bastato un anno come operaio per decidere di tornare alle origini: «Finita la scuola ho deciso di andare a lavorare in fabbrica, perché comunque a 18 anni quel lavoro ti dà una possibilità economica, cioè pagano bene. Mi sono fatto due soldi e poi ho detto “Io qua dentro non ci resto, la mia vita non è in queste mura”. Non volevo fare pezzi di ferro, volevo lavorare con qualcosa di vivo». Una scelta spontanea che implica anche sacrifici, eppure che permette di continuare a dedicarsi a tempo pieno alle proprie passioni: «L’apicoltura è una passione a cui ho cominciato a dedicarmi quando ero undicenne. Con le capre anche, andare al pascolo per me è una cosa normale, lo faccio da quando ho quindici anni. Comunque un conto è fare una vita nella natura una volta tanto, noi invece ci siamo dentro 365 giorni all’anno. Andare al pascolo con le capre rappresenta un paio d’ore di spensieratezza, ma poi c’è tutto il resto. Non è facile gestire un allevamento. Non c’è mai un fine settimana tranquillo in cui dici “Oggi stacco, me ne vado, domani non sono qua e lo farà qualcun altro”. Sai che quelli sono i lavori e quindi ciò che non fai oggi lo devi fare domani». C’è anche chi in un contesto a stretto contatto con la natura e fatto di aria fresca di montagna non ci nasce ma poi lo sceglie. Prendendo una decisione coraggiosa, i padovani Davide Zambon e Silvia Vettori, nel dicembre 2020, quando si era ancora nel pieno delle restrizioni causa Covid-19, hanno lasciato i loro lavori d’ufficio e sono diventati “montanari digitali”, trasferendosi a Padola, frazione del Comune di Comelico Superiore, in provincia di Belluno: «Quando ci siamo trasferiti per via della pandemia, abbiamo cercato un posto in Veneto. Inizialmente il nostro progetto era quello di andare all’estero e sfruttare la valuta forte. Sempre direzione montagna, ma pensavamo al Sudamerica. Poi abbiamo deciso di guardare al nostro territorio: Padola è stata la prima meta ed è stato pazzesco». Ora fanno rispettivamente il ghostwriter (scrittore “fantasma” per conto di altre firme) e la copywriter (chi si occupa dei testi principalmente nelle pubblicità), spostandosi tra le valli minori incastrate tra le montagne del Nord Italia. Oltre al lavoro digitale con cui si sostengono, Davide e Silvia hanno aperto il blog Bagaglio leggero in cui raccontano la loro vita e i luoghi che li ospitano, spesso piccole zone montane piuttosto sconosciute e per niente turistiche. «Grazie a questo – spiega Silvia – abbiamo fatto una scelta anche in termini di sostenibilità, perché diamo qualcosa ai territori montani in cui veniamo a vivere e non prendiamo soltanto». Racconta Davide: «La nostra scelta è stata anche quella di cercare una vita semplice: una cosa è viaggiare spostandosi in continuazione con quattro magliette nello zaino, un’altra cosa è ragionare secondo “domani ho il vialetto da spalare perché ha nevicato un metro”. Siamo sempre stati appassionati di montagna, ma vivevamo una cosa strana: andavamo a farci un weekend e vedevamo prati verdi e mucche al pascolo; tornavamo due fine settimana dopo e gli alberi avevano cambiato colore; altri 15 giorni dopo ancora c’era già la neve. Mancava il senso vitale del rendersi conto che il passare del tempo è un continuo, le stagioni cambiano gradualmente e queste trasformazioni sono piccole». Ancora Silvia: «Ora possiamo avere ritmi diversi, andare nel bosco dietro casa, vedere le stagioni che cambiano. Quando abitavo a Padova andavo in ufficio spostandomi con il treno e l’unica cosa che vedevo durante la giornata era il finestrino. Per il resto avrebbe potuto diluviare o esserci un sole magnifico e io non l’avrei saputo». Uno stile di vita, quello di Tommaso e, seppur in modo diverso, di Silvia e Davide, che qualcuno abituato ai comfort delle zone urbane definirebbe “frugale”, ma che per chi l’ha sempre vissuto è qualcosa di irrinunciabile e per chi lo sceglie è una grande svolta.
Francesca Campanini
Spegnere il telefono, ma solo dopo aver letto il loro blog (ci tengono a sottolineare). Perdersi nella natura, avendo sempre idea di dove trovarsi. Lasciarsi travolgere dalle curiosità del mondo. Cercare ciò che ancora esiste di vero. Sono quattro consigli, quattro pratiche che Silvia e Davide, gli autori del blog Bagaglio leggero, chiedono agli utenti che scelgono di “toccare con mano” la montagna seguendo uno dei tanti percorsi che i due ragazzi suggeriscono.Per un fai-da-te consapevole e rispettoso.