“Parlano di un errore. L’errore principale è continuare ad uccidere senza rispetto per la vita che è sacra. Perché ogni vita è sacra: la sacralità della vita non dipende dalla nazionalità di appartenenza o dalla fede professata, dal ceto sociale o dall’età: anche un anziano, come un bambino, una donna o un uomo, chiunque ha diritto al rispetto della vita”. Così il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, commenta al Sir l’attacco, questa mattina a Gaza, dell’Esercito israeliano alla locale parrocchia latina, l’unica cattolica della Striscia. Due morti e 11 feriti il bilancio. L’esercito di Israele (Idf) su X ha affermato che “le circostanze dell’incidente sono in fase di revisione” che compie “ogni sforzo possibile per mitigare i danni ai civili e alle strutture civili, compresi i siti religiosi, e si rammaricano per qualsiasi danno causato”.
“Colpire innocenti indifesi – ribadisce padre Faltas – è solo un macabro tiro al bersaglio che non rende onore a chi lo mette in pratica senza scrupoli. Ho detto e ho scritto tante volte che quello che succede in Terra Santa e a Gaza in particolare non può essere chiamata guerra. La guerra – ricorda il frate – la fanno gli eserciti, gli uomini armati più o meno alla pari. A Gaza da quasi due anni, esseri umani disarmati, innocenti e indifesi muoiono e soffrono in modo disumano. Si colpiscono luoghi che il diritto internazionale dice essere luoghi che non possono essere colpiti”.
Come la parrocchia, “luogo accogliente e sacro, rifugio sicuro per tanto cristiani e non solo oltraggiata dalla violenza. Questo attacco mi addolora. Fino ad ora, dopo ventuno mesi i nostri fratelli si sentivano protetti in un area di proprietà della Chiesa. Invece sono state uccise due persone indifese in un area che doveva essere protetta da attacchi”. Così come dovrebbero esserlo anche “moschee, sinagoghe, ospedali e scuole”. “Il Santo Padre – conclude padre Faltas – oggi ha fatto pervenire la sua vicinanza ai cristiani di Gaza e a chi abita la Terra Santa. Dal primo momento del suo pontificato ha chiesto la pace, l’ha implorata. I potenti della terra ascoltino la voce del Papa, cerchino una soluzione definitiva, lo devono alla storia e alla loro coscienza”.