Fatti
Continua la lotta al riscaldamento globale, e tra le nuove strategie emergono ambiziosi progetti di geoingegneria. Come riportato da un articolo su Nature, il Regno Unito investirà circa 67 milioni di euro in 21 progetti finalizzati a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico manipolando artificialmente l’ambiente terrestre. Il programma Exploring Climate Cooling, finanziato dall’Advanced Research and Invention Agency (ARIA), avrà una durata quinquennale e include alcune delle più significative sperimentazioni mai finanziate da un governo in questo campo.
I progetti affrontano strategie differenti, tra cui interventi diretti sulle calotte glaciali artiche per ispessirle, la schiaritura delle nuvole per aumentare la riflettività della luce solare e studi teorici su sistemi di schermatura spaziale. L’obiettivo principale non è sostituire le misure tradizionali di riduzione delle emissioni, ma prevenire il superamento di pericolosi punti critici climatici che potrebbero verificarsi prima che le misure di mitigazione tradizionali diano i loro frutti, come il collasso delle correnti oceaniche causato dallo scioglimento improvviso della calotta glaciale della Groenlandia.
Particolare attenzione è rivolta agli esperimenti solari all’aperto, tra cui quello che utilizza palloni aerostatici per trasportare nella stratosfera materiali come calcare e dolomite, senza tuttavia rilasciarli. Questo esperimento è considerato tra i primi finanziati da un governo e rappresenta uno dei punti più controversi dell’iniziativa, date le possibili implicazioni ambientali e le preoccupazioni sulla sicurezza e la governance internazionale.
Un altro esperimento significativo è guidato dal Centre for Climate Repair di Cambridge e punta a verificare la possibilità di ispessire il ghiaccio marino artico tramite il pompaggio di acqua marina sulla superficie ghiacciata. I primi risultati preliminari indicano una crescita del ghiaccio di circa mezzo metro, ma restano dubbi sull’efficacia e sugli impatti ambientali se applicato su larga scala, specialmente riguardo alla fattibilità tecnica e agli effetti sugli ecosistemi locali.
Un ulteriore progetto, guidato dalla Southern Cross University in Australia, riguarda la schiaritura artificiale delle nuvole sopra la Grande Barriera Corallina, utilizzando particelle di acqua marina nebulizzate da ventilatori speciali. L’obiettivo è di aumentare la riflettività delle nuvole, contribuendo a proteggere le barriere coralline dal riscaldamento globale. Questo esperimento coprirà inizialmente un’area limitata di circa 10 chilometri quadrati.
Tra le ricerche più innovative e speculative figura quella sul “parasole spaziale”, un sistema teorico che potrebbe posizionare riflettori fisici o nubi di polvere nello spazio, fra la Terra e il Sole, per ridurre la radiazione solare sulla superficie terrestre. Pur essendo attualmente soltanto teorico, questo approccio potrebbe risultare tra i più efficaci per raffreddare specifiche aree del pianeta.
Accanto agli aspetti scientifici e tecnologici, ARIA pone attenzione particolare alla governance di queste tecnologie. Un progetto specifico si occuperà infatti di analizzare i possibili quadri normativi internazionali che potrebbero regolare responsabilmente tali interventi, evitando conflitti geopolitici. Attualmente, infatti, non esiste una sede ufficiale nelle Nazioni Unite dedicata a regolamentare la geoingegneria.
Pur avendo enormi potenzialità, queste tecnologie suscitano preoccupazioni relative alla sicurezza, reversibilità e trasparenza. Per tale ragione, tutti gli esperimenti verranno condotti inizialmente su piccola scala e sottoposti a rigorose valutazioni di impatto ambientale, con coinvolgimento diretto del pubblico. La speranza è che i risultati ottenuti entro il 2030 possano contribuire a definire standard internazionali condivisi per una geoingegneria sicura e responsabile.