MosaicoIl 2 febbraio 1971 venne firmata la convenzione internazionale di Ramsar che ha come obiettivo sensibilizzare il mondo sull’importanza delle zone umide per le persone e per il nostro pianeta
Riserve d’acqua e preziose alleate nella protezione dalle alluvioni e nell’assorbimento di anidride carbonica, le zone umide sono un patrimonio da tutelare a vantaggio sia dell’uomo sia della flora e della fauna presenti al loro interno. In Italia, ai siti attualmente rientranti nella Convenzione internazionale di Ramsar, che nel 1971 ha istituito la Giornata delle zone umide (2 febbraio), se ne aggiungono anche altri, molto spesso interessati da un processo di valorizzazione grazie anche al lavoro scrupoloso e attento dei volontari di varie associazioni. Ne sono un esempio nel padovano la riserva Ex polveriera di Albignasego e l’Oasi di Ca’ di Mezzo a Codevigo, scrigni di biodiversità a servizio della popolazione locale che, proprio per la Giornata mondiale delle zone umide, hanno organizzato due eventi. Entrambe propongono una visita guidata: Albignasego dalle ore 10, Codevigo dalle 14.30 alle 16.30 con una naturalista e una guida ambientale. Nella cintura meridionale della città, sono i volontari di Legambiente – assieme ad Sos Anfibi, Lipu e Oipa – a gestire i 12 ettari restituiti al verde dopo un loro utilizzo per scopi bellici. «Come si evince dal nome, la zona era utilizzata come polveriera – esordisce Rossella Clai, presidente del circolo Legambiente Pratiarcati – Il successivo abbandono nel dopoguerra ha però giovato al sopravvento della natura consentendoci oggi di avere quasi 200 alberi censiti ed altrettante specie di uccelli». Con cinque laghetti al suo interno, la zona umida gioca un ruolo importante nell’ecosistema della pianura a ridosso dei colli Euganei: «Limitrofa alla zona industriale e al tessuto agricolo, la nostra riserva è un dormitorio invernale per moltissimi uccelli che in estate si spostano nelle vicine alture – continua la presidente – È un corridoio ecologico e polmone verde molto importante, la cui conoscenza sta negli anni crescendo non solo tra i cittadini di Albignasego». Proprio per questo è dunque prezioso il contributo delle varie associazioni che hanno in gestione il sito, dal 2000 acquistato dal Comune con l’intento di valorizzarlo: «Vengono proposte ogni mese delle visite guidate, come sarà quella del 2 febbraio, con dei relatori impegnati su diversi temi ambientali – conclude Clai – Gli eventi hanno sempre registrato il tutto esaurito da parte dei visitatori, che comunque sono contingentati per non arrecare troppo disturbo alla fauna». A Codevigo è l’Oasi Ca’ di Mezzo a rappresentare un presidio di biodiversità nel contesto del litorale. Di origine artificiale, la zona umida restituisce uno spaccato dell’ambiente paludoso: «L’area rientrava tra i progetti per la salvaguardia della laguna di Venezia – ricorda una referente del circolo Legambiente Arca di Noé di Piove di Sacco – Si compone di tre bacini, nei quali si attiva un processo di fitodepurazione delle acque: possiamo dire essere stato un progetto pilota poi esportato anche in altre realtà, magari più piccole». Grazie anche all’impegno dei volontari che tengono aperto il centro visite quasi tutte le domeniche, la frequentazione dell’area sembra essere in crescita: «Seppur collocata in una zona rurale, stiamo notando una sempre maggior ricerca da parte della gente di spazi dove poter passeggiare tranquillamente fuggendo dal caos cittadino – continua la referente – Abbiamo diverse tipologie di visitatori, dai fotografi agli sportivi alle famiglie, che qui possono anche riscoprire l’importanza di questi ambienti umidi, spesso soppiantati da opere di bonifica e di estensione delle attività urbane». Per partecipare agli eventi contattare per Albignasego il 338-9358588 (Whatsapp) e per Codevigo il 329- 0022047.
“Proteggere le zone umide per il nostro futuro comune”: è questo lo slogan scelto quest’anno per la giornata del 2 febbraio dedicata alla salvaguardia e alla conoscenza delle zone umide, istituita sul finire degli anni Novanta. Oggetto della convenzione firmata nella città iraniana di Ramsar nel 1971 da molti Paesi, questi ambienti sono descritti proprio in questo documento come: «le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri». Questi luoghi svolgono un compito importante anche nella lotta al cambiamento climatico e nella riduzione del carbonio: Legambiente, ad esempio, ricorda come solamente le torbiere riescano ad immagazzinare il 30 per cento di tutto il carbonio della Terra, il doppio rispetto a tutte le foreste presenti sul nostro pianeta.
Riccardo Rocca
