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mercoledì 3 Dicembre 2025

Giovani e dipendenze: card. Zuppi, “serve un’alleanza sociale per la speranza”

Giovanna Pasqualin Traversa
Sir

Foto Giovanna Pasqualin Traversa/SIR

No a “semplificazioni o strumentalizzazioni”; contro le dipendenze “serve un’alleanza sociale per la speranza”. Lo ha detto il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nel suo intervento di apertura del seminario di studio “Giovani e dipendenze”, promosso oggi a Roma dal Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei come un momento di confronto e riflessione per leggere le dipendenze giovanili nell’attuale scenario socio-culturale, comprendere il ruolo dell’adulto nel rapporto educativo e proporre strumenti concreti per costruire alleanze intergenerazionali e percorsi di prevenzione fondati su relazioni autentiche.
Un problema spesso “invisibile”, che rischia di essere sottovalutato perché meno evidente nelle statistiche quotidiane, ha osservato Zuppi, ma che “è fondamentale ascoltare e comprendere a fondo, guardando al futuro con speranza e determinazione”. Secondo il porporato, la società fatica a intercettare il fenomeno, anche a livello generazionale: di qui l’appello a valorizzare il ruolo degli educatori, definiti un “tesoro di esperienza e motivazione” insostituibile, e delle reti di solidarietà, che rappresentano alcune delle poche “risposte concrete capaci di affrancare le persone dalle dipendenze”.
Il presidente Cei ha quindi criticato con decisione un approccio puramente repressivo, paragonandolo all’idea di risolvere la criminalità solo con il carcere: “Una visione ipocrita e inefficace”. Al contrario, ha rilanciato la proposta di “un’alleanza sociale per la speranza”, capace di mettere in comunicazione soggetti diversi e di “evitare semplificazioni o strumentalizzazioni” come quelle di banalizza i percorsi terapeutici con la formula “gli dai la roba gratis”.
“Dobbiamo farci ferire dalla sofferenza, accoglierla e tentare di capirne le cause ascoltando le richieste di aiuto”, ha esortato. “E la crescente complessità clinica, con l’aumento delle doppie diagnosi – coesistenza di dipendenza e patologie psichiatriche – richiede un’attenzione ancora maggiore”.
Guardando al futuro, il cardinale ha concluso: “L’incontro odierno non deve restare un episodio isolato, ma segnare l’inizio di un percorso permanente, di una rete di soggetti diversi – anche all’interno della Cei – che aiuti tutti a sentirsi meno soli e più forti anche nell’interlocuzione con le istituzioni. L’impegno richiesto è una sfida continua, basata sulla fraternità e sulla costruzione di un percorso comune”.

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