Giubileo dei giovani. Siriani: “Sognatori di speranza e di pace”
Si definiscono "Dreamers of hope” i 20 giovani siriani che parteciperanno al Giubileo dei giovani. Speranza di una rinascita per il loro Paese, dopo lunghi anni di guerra civile, e speranza, per loro stessi, di riacquistare la forza e la certezza di guardare al futuro con animo sereno e fiducioso. A raccontare al Sir il loro pellegrinaggio è padre George Jallouf, 29 anni, di Aleppo, città martire della guerra siriana
“Dreamers of hope”. Si sono dati questa definizione i 20 giovani siriani che saranno al Giubileo dei giovani, “sognatori di speranza”. Speranza di una rinascita per il loro Paese, dopo lunghi anni di guerra civile, e speranza, per loro stessi, di riacquistare la forza e la certezza di guardare al futuro con animo sereno e fiducioso. Li accompagnano in questo pellegrinaggio di speranza due frati francescani della Custodia di Terra Santa. Uno di loro è padre George Jallouf, 29 anni, una vocazione nata sotto le bombe, durante la guerra, insieme al suo fratello gemello, Johnny. Entrambi di Aleppo, città martire della guerra siriana. Ad ordinarli sacerdoti, il 6 luglio dello scorso anno, lo zio, mons. Hanna Jallouf, vicario apostolico di Aleppo dei Latini.
Il sogno. “Sognavamo da tanto tempo di portare i nostri giovani a Roma per il Giubileo – rivela al Sir padre George – purtroppo per la situazione politica, per le tensioni attuali non è stato possibile ottenere per tempo i visti. Solo una ragazza che ne ha fatto richiesta autonomamente è riuscita ad averlo. Ma il sogno si è concretizzato con alcuni giovani rifugiati siriani che vivono e studiano in diversi Paesi europei, come Svezia, Germania, Belgio e Francia. Sono loro a rappresentare i coetanei rimasti in Patria”. Per questo gruppo siriano il Giubileo è cominciato già prima del 28 luglio, giorno di inizio del grande evento: “Siamo arrivati ad Assisi lo scorso venerdì – racconta il frate – per ricevere la benedizione del nostro padre Serafico, Francesco, per pregare sulla sua tomba, per pregare santa Chiara e venerare il futuro santo, Carlo Acutis”.
Grande attesa. Un preludio tutto francescano che ha dato il via al cammino dei giovani siriani verso la sede di Pietro. “L’attesa è grande – conferma padre George – entreremo a Roma come veri pellegrini, attraverseremo la Porta Santa delle quattro basiliche, San Pietro, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano e San Paolo. Chiederemo l’indulgenza plenaria. Saranno giorni ricchi di preghiera e di incontri. Cercheremo di partecipare a tutti gli eventi in programma. Saremo al Circo Massimo per la giornata penitenziale del 1° agosto, che è anche il Perdono di Assisi, e poi andremo a Tor Vergata per la veglia di sabato 2 e la messa di domenica 3 con Papa Leone XIV”.
Ritrovare speranza. “I nostri giovani – aggiunge il frate – sono desiderosi di unirsi ai loro coetanei di tutto il mondo per condividere la speranza e la misericordia.
Nelle nostre preghiere ricorderemo la Siria perché ritrovi la speranza e la luce dopo anni di buio dovuti alla guerra. Vogliamo essere strumenti di speranza per le persone che incontreremo lungo la strada, essere sognatori di speranza.
Quando i nostri giovani torneranno a casa racconteranno ciò che avranno visto, sentito e vissuto ai loro familiari rimasti in Siria e doneranno un po’ di questa luce anche a loro”.
Il cuore in Siria. Con lo sguardo rivolto a Roma ma con il cuore in Siria: “Il nostro Paese, la sua rinascita è in cima ai nostri pensieri. I giovani possono fare tanto per la loro patria.
Sognare la speranza vuol dire anche sognare la pace,
lavorare per realizzarla. Questi giovani – sottolinea padre George – vogliono tornare in Siria dopo aver terminato gli studi. Vogliono portare il loro contributo di ingegno e di pace. Anche così si semina speranza”.