Chiesa | DiocesiGiubileo diocesano del lavoro Relazioni, ambiente, giustizia, innovazione: queste le parole – con altrettante testimonianze – al centro dell’appuntamento promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro che si è tenuto il 6 maggio presso il Fenice Green Energy Park
Lavoro, giustizia e pace al centro del Giubileo diocesano del lavoro di Padova che, per quest’anno, ha raccolto le esperienze della tradizionale veglia per il lavoro, organizzata dall’ufficio diocesano per la Pastorale sociale e il lavoro. A ospitare l’evento – martedì 6 maggio – è stato il Fenice Green Energy Park, nel cuore del parco di Terranegra, una vera perla da scoprire che vede collaborare imprese e terzo settore, come ha spiegato nella sua introduzione suor Francesca Fiorese, responsabile dell’ufficio diocesano. Lo spirito di collaborazione tra sociale e lavoro, tra diritti e impegno ha contrassegnato una serata che ha visto i convenuti prendere parte a quattro momenti di riflessione su relazioni, ambiente, giustizia, innovazione affidati ciascuno a rappresentanti delle imprese, del sindacato e della società civile prima di ritrovarsi per una cena offerta da Coldiretti-Campagna amica all’insegna della valorizzazione dei prodotti locali. C’è l’utilizzo etico della tecnologia nel racconto di Roberto Tosetto, direttore generale dell’Interporto di Padova, protagonista del momento di riflessione sull’“innovazione” applicata a una realtà leader nella movimentazione delle merci. Di “giustizia” ha parlato Alioune Badara Diop, segretario provinciale della Cgil Padova: «Non sono partito perché stavo nella savana inseguito da un leone, ero un precario della pubblica amministrazione. Sono arrivato in Italia con un visto turistico; quand’è scaduto sono entrato nella clandestinità per 4 o 5 anni e ne sono uscito grazie una famiglia padovana, cristiana, che mi ha permesso la regolarizzazione». Giustizia, sostanziale ma anche sociale nel suo intervento, che attraverso la legalità deve tornare a essere alla base di ogni rapporto di lavoro. E poi ancora l’esperienza sulle “relazioni” di Sit spa, per tutti ancora “La Precisa”: multinazionale padovana, in oltre 70 anni di storia ha saputo coniugare la crescita industriale con la valorizzazione delle risorse umane attraverso piani di welfare aziendale oltre all’esperienza della stessa Fenice, ospite della serata, con la capacità di coniugare tutela ambientale, innovazione e responsabilità sociale. «La presenza di imprese sane garantisce la prosperità dei luoghi e delle comunità – ha sottolineato il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, nella sua riflessione conclusiva – L’attività lavorativa non è aspetto secondario ma è anzi essenziale all’esistenza e alla qualità di vita della nostra società. Trovo doveroso coltivare un senso di riconoscenza nei confronti dei tanti imprenditori onesti che hanno a cuore i loro collaboratori che vi lavorano accanto per portare avanti l’impresa, rischiano e investono i loro capitali per garantire ambienti e procedure sicure». Non tutti i lavori però sono buoni e giusti, ha ricordato il vescovo Cipolla: «Ci sono ancora troppi lavori cattivi e senza dignità, da quelli che non rispettano i diritti dei lavoratori e dell’ambiente a quelli di chi ha pagato molto ma non ha limiti d’orario. Anche questa è una forma di schiavitù che toglie dignità alla persona». «Mi chiedo – ha ripreso il vescovo – se di fronte alle sfide della transizione ecologica e alle esigenze di una riorganizzazione della difesa, la conversione bellica di gran parte delle produzioni delle nostre aziende sia la strada sicura e giusta per la sostenibilità delle nostre imprese». È lo spettro che aleggia sull’Europa che, di fronte alle minacce e alla paura, in nome della sicurezza si perda di vista ciò che di buono si è costruito negli anni. «Il Giubileo che stiamo vivendo ci chiede il sapere immaginare alternative possibili, possibili e rispettose dell’umano, in modo che superino le mere logiche del profitto e del potere». Più che armarsi, insomma, l’invito è quello a combattere per la pace attraverso la giustizia sociale, la sanità e l’attenzione al prossimo e alla dignità del lavoro. «La nostra è una realtà che se vuole può compiere passi grandi verso la pace, verso la giustizia, verso il rispetto degli altri, la formazione dei più giovani, verso una società che sia più sostenibile per tutti, anche per chi è più in difficoltà – ha concluso il vescovo Claudio – E allora l’invito è, nell’anno giubilare, di scegliere esattamente quello che papa Francesco ci ha indicato: la profezia della speranza».
Sono quattro i quesiti referendari che, il prossimo 8 e 9 giugno, si prefiggono di modificare il mercato del lavoro. Il primo vuole abrogare una parte del cosiddetto Jobs act: a venir meno saranno i contratti di lavoro a tutele crescenti con la conseguente possibilità di reintegro del lavoratore nei casi di licenziamento illegittimo. Attiene, invece, al mondo delle piccole imprese il secondo quesito che mira ad eliminare il tetto all’indennità per i licenziamenti illegittimi, lasciando così libertà al giudice. Contratti a termine nel terzo quesito che chiede l’abrogazione di alcune norme in merito alla possibilità di instaurare contratti a tempo determinato e ne fissa le possibilità di proroga e di rinnovo. A queste tematiche e a quelle inerenti al quarto quesito, in tema di cittadinanza, sono rivolti i tre incontri informativi promossi dalla Pastorale sociale e del lavoro che si terranno il 19 maggio a Piove di Sacco, il 21 a San Giorgio delle Pertiche e il 22 maggio nella parrocchia di Sacro Cuore a Padova.
