I giovani in cammino verso Roma passando per Assisi: “Carlo Acutis ci parla con la sua vita”
Nel cammino verso Roma per il Giubileo dei giovani, molti pellegrini fanno tappa ad Assisi per pregare sulla tomba di Carlo Acutis. Intervistati dal Sir, raccontano cosa li affascina della sua figura: la fede vissuta nella normalità, l’amore per l’Eucaristia e uno stile senza giudizio né moralismi
L’Umbria, e Assisi in particolare, accoglie in questi giorni i numerosi giovani pellegrini in viaggio verso Roma per il Giubileo dei giovani. Quella assisana rappresenta una tappa significativa del viaggio per molti di questi ragazzi, che si lasciano ispirare dal messaggio di san Francesco nella Basilica a lui dedicata, ma anche da Carlo Acutis, il cui corpo è custodito nel Santuario della Spogliazione. Il giovane sarà proclamato santo il prossimo 7 settembre insieme a Pier Giorgio Frassati. Abbiamo parlato con alcuni di questi giovani, che hanno condiviso il loro pensiero su cosa li attira della figura di Carlo e su quale messaggio possa offrire ai ragazzi di oggi.
“Carlo è un ragazzo come noi – dice Marco, 19 anni –. È cresciuto con Internet, con le stesse cose che abbiamo vissuto anche noi: videogiochi, cartoni animati, la rete. Eppure ha fatto una scelta diversa: ha deciso di usare tutto questo per parlare di Dio. È questo che mi colpisce: la sua normalità unita a una fede incredibile”. Marco racconta che ha scoperto Carlo durante un incontro in oratorio e che qui, ad Assisi, ha sentito concretamente la sua presenza:
“Quando ti trovi davanti al suo corpo, vedi che era un ragazzo come me, con gli amici, con la scuola, con i problemi. Ma ha vissuto ogni cosa con un’intensità spirituale che ti mette in crisi, nel senso buono del termine. Ti costringe a farti delle domande”.
Secondo lui, il messaggio più forte che Carlo trasmette è che la santità non è lontana né noiosa: “Non bisogna per forza fare cose eroiche. Basta vivere bene, con amore, con coscienza, anche le cose di tutti i giorni”.
“A me di Carlo colpisce soprattutto la semplicità – sottolinea invece Chiara, 17 anni –. Non era uno che parlava tanto o che voleva apparire. Faceva le cose con discrezione, ma con una forza che oggi si sente. È riuscito a essere diverso senza isolarsi. A essere profondo, senza essere pesante. E questo per noi giovani è un esempio enorme”.
Chiara racconta di aver conosciuto la sua storia tramite un video su TikTok:
“All’inizio pensavo fosse una delle solite storie commoventi. Poi ho iniziato a leggere e a guardare altri video, e mi ha colpito la sua passione per l’Eucaristia. Parlava di Gesù con un amore vero, semplice, come se fosse davvero il suo migliore amico. Mi ha fatto venire voglia di riscoprire anche io quel rapporto”. Ciò che la affascina di più è il modo in cui Carlo viveva la fede senza “sgridare” nessuno: “Oggi tanti ragazzi si allontanano perché si sentono giudicati. Carlo invece parlava con la sua vita, senza forzare e senza moralismi”.