Idee | Lettera.D
I poveri sono sempre con voi. Fratelli in un futuro condiviso. La Lettera.d Tiziano Vecchiato
È un augurio o una condanna? Lo dice chi sapeva che sarebbe stato un augurio non facile da accettare.
Idee | Lettera.DÈ un augurio o una condanna? Lo dice chi sapeva che sarebbe stato un augurio non facile da accettare.
La povertà è una condizione diffusa e fatta di tante sofferenze. Non è solo mancanza di mezzi, ma anche di riconoscimento, accettazione, dignità… quando non è possibile farcela da soli. Non basta la presunzione di essere liberi di scegliere. L’idea che quello che ci riguarda dipenda solo da noi è una pretesa che si infrange contro gli scogli della vita, quando ogni persona ha bisogno di ecosistemi di umanità. Gli individui diventano violenti quando si chiedono «sono forse io il custode di mio fratello?». Il problema appare più chiaro all’inizio e alla fine della vita, quando bisogna armonizzare le capacità. Un bambino non può crescere da solo proprio quando ha il massimo di potenzialità vitali. Per igenitori non avrebbe senso rinunciare alle sue domande di aiuto. Nella vita successiva non è così. Paolo VI ha sintetizzato il problema in una lettera ai cattolici francesi (Dijon, 1-5 luglio 1970): «In una società dell’abbondanza, la povertà non si misura solo in base al reddito di cui si dispone o al livello di vita di cui si gode. Ma vi è pure una povertà che si riferisce alle condizioni di vita, al fatto di sentirsi respinti dall’evoluzione, dal progresso, dalla cultura, dalle responsabilità. La povertà non è solo quella del denaro, ma anche la mancanza di salute, la solitudine affettiva, l’insuccesso professionale, l’assenza di relazioni, gli handicap fisici e mentali, le sventure familiari e tutte le frustrazioni che provengono da una incapacità di integrarsi nel gruppo umano più prossimo. In definitiva il povero è colui che non conta nulla, che non viene mai ascoltato, di cui si dispone senza domandare il suo parere e che si chiude in un isolamento così dolorosamente sofferto che può arrivare talora ai gesti irreparabili della disperazione». Ci dice che la povertà non è materialistica (mancanza di mezzi), perché è fatta di tante sofferenze umane che non possiamo affrontare da soli. Nella Diocesi di Padova lo scorso anno i poveri assoluti erano circa 67 mila (stima su dati Istat 2022) ma con differenze ingiustificate tra generazioni. È povertà assoluta al 14,2 per cento per chi ha 0-17 anni e al 5,3 per cento per chi ha più di 65 anni. Sappiamo che il problema affligge soprattutto le famiglie con figli. Prefigura tanti traumi sociali annunciati da disuguaglianze ingiuste e ingiustificate. Perché tra nonni e nipoti i diritti umani e sociali sono così disuguali? Una risposta alla domanda se è un augurio o una condanna la propone papa Francesco nel messaggio del 13 giugno 2021, in memoria di Sant’Antonio da Padova, sul tema I poveri li avete sempre con voi (Mc 14,7): «La loro presenza in mezzo a noi è costante, ma non deve indurre a un’abitudine che diventa indifferenza, bensì coinvolgere in una condivisione di vita che non ammette deleghe… D’altronde, si sa che un gesto di beneficenza presuppone un benefattore e un beneficato, mentre la condivisione genera fratellanza. L’elemosina è occasionale; la condivisione invece è duratura. La prima rischia di gratificare chi la compie e di umiliare chi la riceve; la seconda rafforza la solidarietà e pone le premesse necessarie per raggiungere la giustizia». La quantità di poveri assoluti non può diventare una giustificazione per dire che non è possibile affrontare questo problema. Piuttosto dovremmo chiederci come mai quasi 20 miliardi di euro destinati alla lotta contro la povertà non stanno dando i risultati sperati. Per molti possono trasformarsi in una condanna a vivere da assistiti. «Quale via della giustizia è necessario percorrere perché le disuguaglianze sociali possano essere superate e sia restituita la dignità umana così spesso calpestata?». La domanda di papa Francesco non è rivolta solo ai credenti ma a ogni persona, a ogni istituzione, a chi utilizza i proventi della solidarietà fiscale e anche a chi utilizza tanti altri aiuti: per assistere o per aiutare ad aiutarsi?
Tiziano VecchiatoPresidente della Fondazione Emanuela Zancan