Mosaico
Il carcere e la resilienza. Il percorso “Prefigurare il futuro” della Fondazione Patrizio Paoletti
I due lockdown hanno messo a dura prova non solo i detenuti ma anche tutti coloro che operano dentro al carcere
I due lockdown hanno messo a dura prova non solo i detenuti ma anche tutti coloro che operano dentro al carcere
È dedicato in maniera trasversale a tutta la comunità del carcere il corso sulla resilienza “Prefigurare il futuro: metodi e tecniche per potenziare speranza e progettualità” promosso dalla Casa di reclusione Due Palazzi, ideato dalla Fondazione Patrizio Paoletti e realizzato con l’Università di Padova, che alla fine elaborerà un’analisi dei risultati raggiunti.
Fino a fine luglio, il corso si tiene in modalità mista per i circa settanta partecipanti: in presenza le persone detenute e da remoto agenti di polizia penitenziaria, insegnanti, volontari, educatori, operatori amministrativi, studenti universitari partecipano a dieci video lezioni e webinar per imparare metodi e strategie nuove per affrontare le difficoltà e le sofferenze e trasformarle in un’occasione per riprendere in mano la propria vita, attivando capacità e risorse personali, vincendo la paura e sollevando leve interiori che permettano di non cadere nel vittimismo.
«Il carcere è una comunità particolare che vive costantemente un disagio profondo a causa del suo contesto intrinseco, fatto di restrizioni e regole che vanno rispettate da parte di tutti, non solo dei detenuti» spiega Claudio Mazzeo, direttore della casa di reclusione padovana, che conta attualmente oltre 500 persone carcerate (con la sezione anche per l’alta sicurezza). «I due lockdown affrontati in questo ultimo anno – continua Mazzeo – ci hanno messo a dura prova con la chiusura totale di ogni attività esterna per mesi: la situazione è diventata ulteriormente stressante per chi opera all’interno della reclusione, non solo per chi sta scontando la detenzione. Ecco perché il progetto della Fondazione Paoletti si rivolge all’intera comunità per risollevarci e riprendere quella progettualità necessaria per creare percorsi efficaci dal punto di vista rieducativo».
Il progetto è stato realizzato per la prima volta nel 2017 dopo il terremoto del Centro Italia, grazie alla maturata competenza nella neuropsicopedagogia didattica della fondazione Paoletti che dal 2000, per volere del presidente Patrizio Paoletti e di un gruppo di esperti nei campi psicopedagogico e medico, indaga i “tesori” della mente e ne divulga le conoscenze «perché diventino modalità per migliorare la qualità della vita delle persone – come sottolinea Patrizio Paoletti – Questo progetto è ideato per potenziare le risorse di tutti coloro che si trovano ad affrontare l’incertezza di questo momento
Il percorso è un vero e proprio esercizio di consapevolezza, che conduce la persona a riconoscere l’impegno di ciascuno, non solo il proprio: in questo modo è possibile cambiare prospettiva e ricercare obiettivi effettivamente raggiungibili per migliorare se stessi.