IdeeDurante una manifestazione conclusa con la tradizionale sfilata del corpo degli Alpini nel riportare l’avvenimento, lo speaker di una tv locale ha usato il termine “sfilamento”.
Se si consulta un dizionario della lingua italiana in effetti il termine compare e anche con lo stesso significato di sfilata, termine che si usa da decenni. Pensiamo al mondo della moda, alle manifestazioni di studenti, operai e lavoratori. La cosa finisce qui oppure, grazie alla potenza mediatica del web e dei social, ascolteremo “sfilamento” in varie occasioni? Del resto, non è la prima volta che appaiono all’orizzonte lessicale, linguistico, delle vere e proprie novità. Basti pensare all’uso di “piuttosto che”, fin da sempre usata con la valenza oppositiva, contrastiva, nel senso di preferire, scegliere per una soluzione piuttosto che un’altra. Da un po’ di tempo viene invece data una valenza correlativa. Purtroppo il web e i social hanno una presa enorme sull’individuo, qualunque cosa che parta da quell’ambiente si attacca come un adesivo, si diffonde in modo epidemico e contagioso. Basti pensare anche al termine “percezione”, che esiste da sempre con un significato concreto, utilitaristico (percepisco uno stipendio). Il significato che invece ci investe in modo costante, quotidiano coinvolge il nostro modo di pensare, di vedere la realtà, di percepire la realtà. A proposito di sfilamento, quando ho sentito questo termine, non ho potuto fare a meno di riportarmi al tempo in cui, tanti ma tanti anni fa, al pomeriggio giocavo con gli amici e poi, a corto di energie e di carboidrati, correvo da mia mamma e le chiedevo 50 lire e andavo a comperarmi dal pizzicagnolo uno sfilatino con la mortadella senza pistacchio. Una goduria. Non lo percepivo buono, era veramente buono.
Antonio Mancini – Ponte San Nicolò
