Il prefetto, i sindaci, i militari. La mattinata del vescovo Claudio a Casa Madre Teresa

Oltre 250 alla Casa Madre Teresa di Sarmeola per i malati di Alzheimer. Lunghi applausi per don Claudio che si appresa a fare il suo ingresso con la celebrazione delle 16 in cattedrali. Mani tese e offerte di collaborazioni dal prefetto Impresa (l'unica a rivolgersi al vescovo con un "eccellenza"), dai primi cittadini e dal mondo della scuola. «Speranza» e «dialogo» le parole chiave di una mattinata sentita come un nuovo inizio anche dalle autorità civili.Iscriviti gratuitamente al sito per leggere l'articolo.

Redazione

«Abiterò a Padova, avrò qui la mia residenza, penso ormai per sempre, per questo desidero che la città sia sempre più bella e più vivibile. Non vengo da maestro, non ho nulla da insegnare, vengo per vivere in mezzo a voi. Certo, se il Signore mi ispirerà qualche contributo non sarò tirchio nel condividerlo con voi».

È a questo punto che il nuovo vescovo di Padova, don Claudio Cipolla, è stato interrotto dall’applauso scrosciante degli oltre 250 tra sindaci, consiglieri regionali, parlamentari, militari e rappresentanti della scuola e della sanità che hanno affollato l’auditorium della casa Madre Teresa di Sarmeola di Rubano questa mattina per il primo saluto al nuovo pastore.

Presenti i primi cittadini dell’Altopiano di Asiago, quelli del Montagnanese, i senatori De Poli, Dalla Zuanna, Miotto e Santini, la deputata pd, ex M5s, Jessica Rostellato, i consiglieri regionali Zorzato, Sinigaglia e Barison, e poi il prefetto Patrizia Impresa e il pro rettore dell’università patavina Dalla Fontana.

L’incontro con le autorità è stato il primo appuntamento ufficiale, preceduto però da una visita informale al Santo per le lodi, di una giornata che lo renderà stasera a tutti gli effetti successore di San Prosdocimo. Una giornata con due felici concomitanze: «Oggi è la Giornata missionaria mondiale, ma è anche la memoria di san Luca, il cui corpo è custodito qui nella nostra città a Santa Giustina – ha detto don Claudio ai giornalisti nei momenti precedenti l’incontro – La giornata missionaria ci ricorda l’universalità della chiesa, ma ricorda a me che anche qui, nelle nostre province c’è bisogno di annunciare il vangelo

A fare gli onori di casa, dopo il saluto di don Paolo Doni, ancora per qualche ora amministratore diocesano, era stata Sabrina Doni, sindaco di Rubano, che ha portato al vescovo il saluto di tutti i 149 primi cittadini dei comuni afferenti alla diocesi. «Il fatto che ci abbia voluti incontrare qui – sono state le sue parole in riferimento a una struttura dal 2000 sostiene malati di Alzheimer e si trova a due passi dall’Opsa – rappresenta un grande segno di tenerezza per gli ultimi e attenzione a chi soffre. Siamo grati a papa Francesco per il dopo di lei alla nostra chiesa». «La nostra è gente laboriosa – ha poi aggiunto – che non ha perso generosità, ma oggi la fatica si stente. Abbiamo bisogno di ritrovare coraggio e speranza per affrontare le sfide a testa alta, perché nessuno rimanga indietro, perché nessuno sia escluso».

Ed è proprio ai sindaci, specie a quelli giunti da più lontano, che il vescovo si è rivolto con maggiore intensità: «È difficile dare delle priorità quando le risorse non bastano mai, ma la politica è un’arte e occorre saper scegliere a partire dagli ultimi».

Emozionato il saluto di Andrea Bergamo, responsabile dell’ufficio scolastico territoriale di Padova e Rovigo, che ha parlato «a nome di tutti quegli operatori del mondo della scuola che ogni giorno lavorano nell’ombra, lontano dal clamore dei mass media, e compiono il mestiere più difficile del mondo che è quello di crescere le nuove generazioni», per poi chiudere con una battuta caustica “rubata” al suo parroco: «Pregheremo per lei don Claudio, perché gli applausi durano un giorno, la croce dura tutta la vita».

Al prefetto Patrizia Impresa, l’unica a rivolgersi a don Claudio con il titolo (ricambiato) di “eccellenza”, è toccato l’invito ad assaporare la «bellezza dell’ascolto, del confronto e del dialogo». Tre elementi dei quali, in un periodo così complesso per l’emergenza profughi in atto, è facile immaginare che il rappresentante del governo avrà sentito la necessità.

«Fortissimo» è stato il benvenuto rivolto a don Claudio dal presidente della provincia Enoch Soranzo che nelle sue parole ha reso il fil rouge dei molti interventi: ritrovare la speranza nel futuro e camminare insieme, chiesa e istituzioni verso il bene comune.

A rappresentare le istituzioni della sanità pubblica è intervenuto Urbano Brazzale, direttore generale dell’Ulss 16 di Padova, che, dopo aver citato la Regola dio san Benedetto e un detto di san Camillo De Lellis, ha ricordato i numerosi interventi del nuovo vescovo rispetto agli ultimi: «La sua semplicità, emersa dalle prime interviste, è un monito per tutti noi – ha affermato – anche per il mondo della sanità. Sentiamo i bisogni della società e la nostra responsabilità verso gli uomini. Muoviamo verso la nostra comunità ricordando che senza i sofferenti non avremmo comunità».

Infine l’appello, accorato di Ferdinando Zilio, presidente della camera di commercio di Padova e di quelle del Veneto, che non ha rinunciato a una stoccata ai senatori presenti per il taglio imposto dal governo alla sua istituzione: « Padova oggi è una città chiusa e complessa – ha scandito dopo aver rievocato i “duelli” del passato con il vescovo emerito Mattiazzo specie sull’apertura domenicale dei negozi – Padova fatica ad affrontare le sfide che ha innanzi. Ed è difficile dialogare. A lei don Claudio chiedo di aiutarci, ci aiuti a guardare oltre gli ostacoli dell’oggi. Sia il catalizzatore di un nuovo dialogo».

«Padova e la sua diocesi sono un territorio con una vitalità straordinaria – ha chiosato il vescovo che ha consegnato alle autorità anche una pagina di Vangelo (Matteo 25, 31-46) come simbolo del servizio per il bene della cittadinanza – Qualcuno ha parlato di fatica, c’è una crisi in atto, ma le radici di questa vitalità sono profonde e da qui sapremo ripartire. Grazie per lo spirito di collaborazione che ho colto e per la coralità».

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