Le “facce di bronzo istituzionali” che per propri interessi elettorali hanno sempre nascosto (negato) la drammatica situazione della povertà in Italia, sono state smascherate con il recente dettagliato report di Caritas (pubblicato lunedì 16 giugno scorso, ndr) Nel nostro Paese una persona su dieci vive in stato di povertà assoluta. Negli ultimi anni la situazione è notevolmente peggiorata. Il drammatico quadro del report Caritas ci dice: causa lavoro povero il 30 per cento degli occupati ha difficoltà a sostenere proprie spese essenziali; basso livello scolastico determina rischio esclusione sociale; vulnerabilità della terza età con evidenti preoccupanti conseguenze di invecchiamento in condizioni di fragilità; retribuzioni reali diminuite del 4,4 per cento; disagio abitativo; sei milioni di italiani rinunciano alle prestazioni sanitarie necessarie. Se quotidianamente in campo non ci fossero le associazioni di volontariato, le situazioni di povertà e di disagio, sarebbero maggiormente drammatiche. Per almeno ridimensionare la povertà (realisticamente – eliminarla totalmente, ovviamente sarebbe auspicabile – è un miraggio) le elette istituzioni: Governo, Regioni ed enti pubblici locali, sono vivamente invitate a coordinarsi tra loro per deliberare urgentemente, di comune accordo, sufficienti, esigibili, finanziamenti pubblici finalizzati ad aiutare, sostenere, le persone, le famiglie, povere. Sempre le istituzioni pubbliche dovrebbero (devono) costituire il Tavolo di concertazione permanente per contrastare le povertà, con l’impegno propositivo del volontariato, del Terzo settore; del sindacato e degli enti che si occupano di lavoro come le Acli, la Caritas, le Fondazioni bancarie, associazioni di categoria e in particolare quelle datoriali. Tutta politica con la “P” maiuscola deve fare un costruttivo gioco di squadra per il bene del Paese: accantonando strumentali promesse elettorali; combattendo convintamente le evasioni fiscali – contributive; riducendo notevolmente le spese politiche – istituzionali. Inoltre, vanno sospese (eliminate) le spese per armamenti di guerra, utilizzando quei miliardi di euro per: azioni di pace, maggiore sanità pubblica, riduzione del prelievo fiscale sulle retribuzioni e sulle pensioni. Il tutto per non far crescere ulteriormente le povertà.
Franco Piacentini
Padova
Egregio sig. Piacentini, Le do atto del suo costante impegno per l’attenzione alle fragilità che costellano la nostra società e in particolare per i diritti degli anziani e dei lavoratori poveri. In questo senso, i dati contenuti nel report Caritas sono oggettivamente impressionanti, anche se spinti in secondo piano sulla scena mediatica dall’inaudita crisi mediorientale che muta di ora in ora. Convengo con lei che solo un’alleanza di tutta la politica con la società civile variamente intesa può portare l’Italia fuori da un impasse mortifero. L’impressione è che si stia tutti vivendo di quella ricchezza sviluppata qualche decennio fa dalle famiglie venete grazie al boom del Nordest (e al ricorso dei governi di allora all’indebitamento sistematico). Oggi non siamo produttivi, non cresciamo, prima o poi le eredità e le pensioni non basteranno più. Occorre agire oggi, ma serve una visione.