Idee
Lo ha scoperto quasi per caso, lo scorso inverno. E ne è rimasto letteralmente affascinato, al punto da mettere a disposizione la sua professionalità, il suo tempo e le sue risorse, per raccontare come, in tempi non sospetti, un adolescente appassionato di informatica con il suo computer ha dato il “la” ad una vera e propria rivoluzione nell’annuncio del Vangelo, divenendo di fatto il primo missionario digitale.
Nasce così il progetto “Carlo Acutis, il santo del web. La Chiesa nell’era dei social”, un documentario che vede alla regia il giovane sceneggiatore e regista Marco Matteucci.
“La figura di Carlo Acutis mi ha colpito fin da subito – racconta Matteucci al Sir -. In tempi assolutamente non sospetti ha aperto la strada ad un nuovo stile di evangelizzazione attraverso il web e i social, che poi, durante il periodo della pandemia, è esploso. Carlo Acutis ha fatto tutto questo da autodidatta. Quando decide di dar vita ad un sito per far conoscere i miracoli eucaristici non aveva studi specifici alle spalle. E la Chiesa, che è da sempre molto attenta alla formazione teologica, saluta con favore il lavoro di questo giovane”. Che già all’indomani della sua beatificazione, avvenuta ad Assisi il 10 ottobre 2020, è stato salutato come il “patrono di internet”.
“Carlo ha avviato una vera e propria rivoluzione nella comunicazione e nella comunicazione del Vangelo – prosegue Matteucci –. In un tempo, i primi anni del Duemila, in cui i blog erano veri e propri muri di testo, lui adotta un linguaggio semplice, fatto di metafore e di frasi che oggi diremmo instagrammabili”.
Ed è proprio questa rivoluzione comunicativa a fare da filo conduttore del documentario scritto e diretto da Matteucci, che ha ricevuto il patrocinio degli uffici Salute e Giovani della Cei, e quello del Dicastero per la Comunicazione vaticana. “Le riprese sono iniziate il 31 luglio scorso – racconta Matteucci – e sono proseguite ininterrottamente fino a domenica scorsa, 7 settembre, quando Carlo è stato proclamato santo, insieme a Pier Giorgio Frassati, da Papa Leone XIV. La troupe è formata da una decina di professionisti del cinema che sono non solo colleghi, ma soprattutto amici. Abbiamo raccolto testimonianze per tutta l’Italia. Siamo stati a Venezia, Verona, Milano, Bologna, Perugia, Città della Pieve, Assisi e Roma”. Settimane di intenso lavoro che Matteucci ha raccontato con un collage di istantanee pubblicato su una storia di Ig venerdì scorso, 4 settembre, quando il gruppo ha fatto tappa ad Assisi prima di spostarsi a Roma per la canonizzazione. A sorridere all’obiettivo, oltre a Marco Matteucci ci sono anche Iago Stamigna, videomaker e creatore di reel, Niccolò Olivieri e Matteo Passarelli, che per il documentario ha composto la colonna sonora originale. “Ho conosciuto Matteo nel 2023, sul set della commedia “Amici per caso” di Max Nardari, dove sono stato aiuto regista pre-produzione – racconta Matteucci al Sir – e quando ho iniziato a lavorare a questo documentario, ho pensato subito a lui per la colonna sonora. In questo documentario la musica è qualcosa più del 50 per cento della storia. Perché solo la musica può far emergere alcune vibrazioni del cuore. Matteo con la sua musica è un interprete delle emozioni delle immagini”. Classe 1989, compositore, produttore discografico, pianista, e direttore d’orchestra (da gennaio dirige l’Orchestra giovanile Amadeus di Pescara), Passarelli racconta al Sir come questo sia un momento veramente alto della sua vita personale e professionale. “Sono nato musicalmente nella Chiesa – spiega – ed è in parrocchia che ho iniziato a muovere i miei primi passi tra le note del pentagramma. Sono stato chiamato a realizzare colonne sonore per cinema, radio, tv, podcast e pubblicità, ma questa volta nel mio lavoro si riversa un approccio emotivo importante. Sono un cristiano praticante e conoscevo la storia di Carlo. Raccontarla attraverso la musica mi ha portato a riflettere sulla mia spiritualità e su come oggi la spiritualità si vive sul web”. Nel comporre la colonna sonora del documentario, Passarelli ha cercato di rispettare la musica sacra tradizionale, senza però perdere contatto con i giovani. “Ho unito l’uso di strumenti classici, come l’organo e il violoncello, che fanno parte della tradizione, con sonorità contemporanee, fresche, legate alla musica elettronica. Ho cercato di raccontare la novità portata da Carlo Acutis, all’interno della tradizione musicale della Chiesa”. Un lavoro, quello per il documentario dedicato a Carlo Acutis, che Passarelli ha tenuto ufficialmente segreto fino a domenica scorsa, quando, a poche ore dalla canonizzazione del “patrono di internet”, ha pubblicato sul suo account ig una storia con lo screenshot della cartella di dropbox in cui sono raccolti tutti i temi della colonna sonora.
Nelle parole che accompagnano le immagini, si legge tutta la sua emozione. “Avrei voluto svelarlo in modo diverso dal consueto, ma da settimane mi trovo immerso in una dimensione artistica e spirituale del tutto nuova. Parto da questa cartella dropbox che da settimane riempie della grazia grande che ho ricevuto. Un dono prezioso fatto anche di un forte senso di responsabilità, reso possibile grazie a Marco Matteucci, che ogni giorno la costruisce in modo sensibile, ma potente”. E ancora “in un tempo in cui, grazie al “santo del web” la vicenda della chiesa si avvicina con tanta forza alla gente comune, nell’era della digitalizzazione. E sì. Questa è la storia che la mia musica dovrà raccontare. Non comprendo ancora perché sia toccato proprio a me”.
Le riprese del documentario si sono concluse domenica scorsa, con la canonizzazione di Carlo Acutis in piazza San Pietro. “Salvo imprevisti, il lavoro dovrebbe essere pronto lunedì 15 settembre”, annuncia Matteucci.
A raccontare nei 75 minuti del filmato il “santo del web” saranno oltre venti testimoni, intervistati in queste settimane. “Carlo Acutis – commenta il card. Bassetti, che è uno degli intervistati – ha intuito la strada per arrivare a Dio. Con il sito e la successiva mostra dedicata ai miracoli eucaristici ha voluto far vedere la straordinarietà di una cosa che poteva essere alla portata di tutti. Carlo è sicuramente un modello per i giovani e i ragazzi di oggi”.
“Con “Carlo Acutis, il santo del web” ci rivolgiamo non solo ai credenti, ma a un’audience più ampia – spiega Matteucci – che comprende anche persone di altre religioni e atei. Attraverso la vita e soprattutto la rivoluzione nell’evangelizzazione avviata da Carlo Acutis, raccontiamo gli ultimi 25 anni in cui il popolo cristiano ha iniziato a rafforzare la sua presenza sul web, un luogo in cui si incontrano tutti. Abbiamo raccolto le interviste di sociologi dei media, che ci raccontano la rivoluzione comunicativa avviata da Carlo. E poi abbiamo incontrati molti testimoni che hanno conosciuto direttamente Carlo, che hanno condiviso con lui la quotidianità. Abbiamo parlato con i suoi maestri e i suoi professori, siamo stati a fare le riprese nelle scuole dove ha studiato, la classe, il banco e il registro con le sue presenze. Non siamo i primi a fare un documentario su Carlo Acutis. Noi abbiamo cercato di raccontare Carlo da un punto diverso, partendo dal suo modo di essere e di usare il web per fare evangelizzazione”.
Ed è proprio dalla voce di chi ha conosciuto Carlo nella normalità di tutti i giorni – che è stata quella di un adolescente dei primi anni del Duemila – che emergono oggi le emozioni più spontanee. “Il racconto delle sue maestre delle elementari è pieno di emozioni forti – racconta al Sir Matteucci – tra le tante voci mi viene in mente ora quella della sua professoressa di matematica. Carlo non brillava in matematica tanto che lei lo aveva rimandato. L’abbiamo intervistata nell’aula in cui lei ha visto per l’ultima volta Carlo nel settembre 2006, prima che una leucemia fulminante concludesse, in pochi giorni la sua vita”.
Nell’istituto gesuita Leone XIII di Milano, dove Carlo frequentava il liceo classico, è in programma una grande presentazione del documentario, che è stato realizzato come un film destinato al piccolo schermo, ma che sarà presentato anche in diversi festival cinematografici italiani e esteri. “Sarebbe bello che potesse essere proiettato anche nel circuito dell’Acec, che raccoglie le Sale della comunità”, afferma Matteucci.
Ascoltando parlare Matteucci e Passarelli, è impossibile non cogliere l’entusiasmo con cui questo gruppo di giovani professionisti si è buttato a capofitto in questo progetto. E salta subito all’occhio come, attraverso la storia della sua vita, Carlo abbia permesso loro di tessere – attraverso le tante interviste raccolte in queste settimane – una rete di contatti tra persone che abbracciano il mondo intero. È come se, con questo documentario, la comunicazione virtuale, avviata da Carlo, assuma oggi un volto, una fisicità precisa, creando un ponte di collegamento “al contrario” tra virtuale e reale.
Quanti sono interessati al documentario e sono interessati a conoscere e sostenere questo progetto può contattare Marco Matteucci scrivendo una mail a doc.carloacutis@gmail.com.