IdeeEducare alla sessualità e all’affettività – spiegano spesso esperti e associazioni dedicate – significa promuovere la conoscenza e la consapevolezza delle proprie emozioni per riconoscerle e imparare a gestirle
C’è una presenza scomoda nel mondo della scuola in queste prime settimane di gennaio. Scomoda al punto tale che la si è vista accennata, con qualche punta di polemica anche rovente, ma subito sopita, quasi a certificare che si tratta di qualcosa che è meglio lasciare da parte.
Si tratta del tema dell’educazione affettiva e sessuale nella secondaria.
Nei giorni scorsi il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha annunciato alla Camera un cambiamento di destinazione per il fondo di mezzo milione di euro già previsto dalla manovra proprio per “interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti di scuole secondarie di primo e secondo grado relativamente alle tematiche della salute sessuale e della educazione sessuale e affettiva” (lo prevedeva il cosiddetto “emendamento Magi”).
Lo stanziamento però non si concretizzerà in incontri per studenti e studentesse. “Nell’ambito della stessa legge di bilancio – ha spiegato il ministro Cipriani alla Camera – è stato approvato da questa assemblea un ordine del giorno che impegna il governo a usare tali risorse per fornire moduli formativi rivolti agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado per aggiornare sui contenuti di interventi educativi e corsi di formazione e prevenzione prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile con particolare riferimento all’ambito della prevenzione dell’infertilità”.
Due i rilievi immediati: perché niente educazione sessuale e affettiva? E soprattutto: come mai e perché “moduli formativi”, per docenti naturalmente, sui temi della fertilità?
Una prima risposta, di buon senso, offerta da Cipriani riguarda l’esiguità delle risorse a disposizione in rapporto alla loro prima destinazione, prevista dall’emendamento Magi. “La somma stanziata – ha spiegato ancora il ministro Ciriani – non avrebbe del resto consentito iniziative a più ampio spettro”. Inoltre, “la scelta dei proponenti l’emendamento di attribuirla al fondo per le pari opportunità non consente, anche in ipotesi, attività dirette nelle scuole o interventi nella organizzazione scolastica di pertinenza del ministero dell’Istruzione e del merito”.
In buona sostanza, non sarebbe stato possibile utilizzare i soldi in modo efficace.
Da rilevare – e qui la polemica politica ha fatto qualche sottolineatura – che l’emendamento Magi era stato fortemente contestato da Pro Vita, contraria all’educazione sessuale negli istituti.
Il problema però rimane, a fronte di una riconosciuta importanza dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Tema rimandato? Educare alla sessualità e all’affettività – spiegano spesso esperti e associazioni dedicate (tra tutte, Save the Children) – significa promuovere la conoscenza e la consapevolezza delle proprie emozioni per riconoscerle e imparare a gestirle. Qualcosa che, ad esempio, ha che fare con il tema del “rispetto”, così caro al dibattito contemporaneo.
Stupisce poi, relativamente al “casus belli”, l’indicazione della formazione dei docenti sul tema della fertilità e infertilità. Non che non sia un tema delicato, certo. Siamo alla crescita zero. Per questo bastano i 500 mila euro?
