MosaicoGian Carlo Zaffanella Paleontologo di Montagnana, ha recentemente pubblicato il volume Frate Francesco d’Assisi: il sogno evangelico infranto, frutto di ricerche storiche sul “poverello”. Rivelando un uomo rivoluzionario-pacifico che lottò contro le regole del suo tempo
Natale sta a Betlemme, come Francesco d’Assisi sta al presepio. Niente di più ovvio e scontato, nonostante la sua “vera” storia resti sconosciuta ai più. Quest’anno è l’ottavo centenario della nascita del primo presepe, quello di Greccio (1223) che tutti attribuiscono al poverello di Assisi, anche se il presepe di statuine come lo vediamo oggi nelle nostre case è fatto risalire al modello scultoreo realizzato da Arnolfo di Cambio, datato 1291, che si trova nella basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma. L’intuizione di Francesco, comunque, crea qualcosa di emotivamente e spiritualmente elevato, «vedendo con gli occhi della carne quella che fu la gioia dell’incarnazione»: non belle statuine, ma cuori pulsanti. Ne abbiamo parlato con lo scrittore e ricercatore paleontologo montagnanese Gian Carlo Zaffanella, cofondatore dell’Istituto ricerche mediterranee, che ha recentemente pubblicato un corposo libro dall’emblematico titolo Frate Francesco d’Assisi: il sogno evangelico infranto (Istituto ricerche mediterranee “Atlantis”, 2023). Siamo nel pieno delle celebrazioni francescane, con gli ottocento anni dal presepe di Greccio, poi l’approvazione della Regola bollata, e l’anno prossimo le stimmate. Il suo volume fresco di stampa è l’ennesimo libro sull’infinita bibliografia sul poverello d’Assisi? «Le rispondo con altrettante domande: quanto sappiamo realmente di lui? Quanto invece ci è stato dato sulla sua figura storica? Basta volgere qualche domanda alla gente comune, ma anche a preti o frati, per rendersi conto che si conoscono poche cose, spesso confuse, e scarsamente storiche sul poverello d’Assisi. Francesco è così universale che, oltre alle migliaia di volumi scritti, anche il cinema ha tentato di darne un’immagine, finendo col tratteggiare una figura lontana, slegata dalla storia. L’esempio è il film di Franco Zeffirelli Fratello Sole e Sorella Luna. Di ben altro spessore invece, è il film di Liliana Cavani Francesco che reputo essere il più aderente alla verità dei fatti e dei personaggi. Il mio volume non ha alcuna presunzione o velleità. È una ricerca personale e professionale, con i caratteri che mi competono come ricercatore, sul vero volto di Francesco della storia, con quel suo sogno che si è infranto qualche anno dopo la nascita del francescanesimo». Quando diciamo Francesco, parliamo di un uomo, un religioso e un santo. Lei crede che siano sovrapponibili le tre figure, così da avere un’idea vicina alla realtà dei fatti? «È il focus del mio libro. Parliamo di uno dei giganti del cristianesimo, nient’affatto semplice e illetterato come il cardinale Ugo d’Ostia, protettore dei frati minori, definiva Francesco “fratello mio simplizone”, quando invece scriveva, leggeva e conosceva la musica e pure il francese, cosa assai rara per allora. Il Francesco autentico è assai differente dalla stereotipata immagine diffusa dall’agiografia cristiana. In fondo, il poverello di Assisi chiedeva solo di “vivere secundum forman sancti evangelii”. Tutto il resto è stato aggiunto dopo, dai suoi stessi uomini». Com’è arrivato alla figura di Francesco, dopo aver pubblicato monografie su Pasolini, Mattei, e altri? «Sono un credente delle origini e poco dei canoni della Chiesa. Francesco è arrivato nella mia vita attraverso figure lontane come i padri del deserto egiziano, giudaico e siriano, che sono stati oggetto di mie ricerche e libri, andando nei posti dove hanno vissuto e vivono queste figure ieratiche, spostandomi nei vari paesi del Medio Oriente come Egitto, Israele, Siria, per poi muovermi in territorio italiano. Così in questo mio “peregrinare” è stato inevitabile imbattermi nella massiccia presenza di Francesco, unico santo ad avere il titolo di “Alter Christus”». L’anno precedente l’esperienza di Greccio (1223), il santo fu richiamato da un’accorata lettera di santa Chiara per mettere ordine nella comunità francescana. Di ritorno dalla Terra Santa, Francesco portò con sé l’esperienza della pellegrinazio nella grotta di Betlemme ed ebbe l’intuizione di condividere quell’esperienza: una teatrale messa in scena con i pastori, gli animali, la grotta e la paglia. «Per me Greccio è più importante per quello che storicamente viene celebrato, poiché in questo eremitorium trovarono rifugio dapprima i più fedeli compagni di Francesco d’Assisi, tra cui Leone, Angelo e Rufino; successivamente, Greccio fu una “roccaforte” degli Spirituali e per finire fu rifugio di Angelo Clareno e dei suoi “poveri eremiti”». Un Francesco rivoluzionario quindi, fuori dai nostri schemi scarsamente storici? «Un rivoluzionario nel senso più pacifico e trasversale possibile, come la storia ci dimostra. Ecco perché ho voluto come sottotitolo “il sogno evangelico infranto”. Il poverello di Assisi è stato un rivoluzionario, ha saputo usare la durezza e la dolcezza, l’estasi con il fare, sorella povertà sul potere civile e religioso. Ha cambiato molte regole, merita di essere conosciuto da adulti e ragazzi. Perché Francesco è di tutti e per tutti!».
Francesco rifiutò sempre di diventare prete, rimanendo un semplice diacono e non voleva fondare i francescani. «Non nel sistema francescano che abbiamo oggi – afferma Gian Carlo Zaffanella – La sua libertà era tale da aver accettato con infinita sofferenza quanto gli veniva imposto, fino a giungere all’esperienza della Verna nel 1224, con le stimmate»
Molti studi su san Francesco sono firmati da religiosi, Gian Carlo Zaffanella invece è un ricercatore laico. «Questo dovrebbe allontanare l’ambiguità e la velleità, lasciando libero campo alla verità (storica) – sottolinea lo studioso – Mi sono confrontato con una sterminata bibliografia di laici, storici e religiosi, e pur nelle differenze, è possibile muoversi nel dedalo della storia avvicinandosi a quello che Francesco voleva e diceva. Ad esempio, non voleva fondare un “ordo”, un ordine religioso, come poi invece è accaduto con i vari ordini a lui ispirati».
