I diaconi Marco Baggio ed Alessandro Metello sono ordinati preti nell’anno – dedicato al Giubileo della speranza – in cui abbiamo salutato papa Francesco e accolto papa Leone; celebriamo i 1700 anni dal Concilio di Nicea; siamo intensamente coinvolti nell’attuazione del Sinodo diocesano e diamo avvio a una forma di Seminario interdiocesano, terminando – dopo 355 anni ininterrotti! – la residenzialità nella sede attuale. Direi… un crocevia ad alta intensità di riflessione!
«Bando alla disperazione»
«Chiamandoci alla sua missione e inserendoci sacramentalmente nella sua vita, il Cristo libera anche altri attraverso di noi. In genere, senza che ce ne accorgiamo. Il nostro sacerdozio diventa un ministero giubilare, come il suo, senza suonare il corno né la tromba: in una dedizione non gridata, ma radicale e gratuita. È il Regno di Dio, quello che narrano le parabole, efficace e discreto come il lievito, silenzioso come il seme. Quante volte i piccoli l’hanno riconosciuto in noi? E siamo capaci di dire grazie? Dio solo sa quanto la messe sia abbondante. Noi operai viviamo la fatica e la gioia della mietitura. Viviamo dopo Cristo, nel tempo messianico. Bando alla disperazione!». È il testo dell’omelia che papa Francesco ha scritto in occasione del Giovedì santo di quest’anno: si percepisce il suo stile genuino laddove propone per ogni prete un «ministero giubilare, con dedizione non gridata ma radicale e gratuita». Guardiamo a don Alessandro e a don Marco da questa prospettiva.
E Nicea?
Ricordare quel lontano Concilio per un prete oggi significa riaffermare la centralità di Cristo, «generato e non creato della stessa sostanza del Padre», il quale è fondamento della predicazione, della catechesi e della vita e testimonianza della comunità, ricordando che la salvezza avviene riconoscendo e accogliendo la Grazia più che volendola programmare e determinare a tavolino. Forse non molti sanno, poi, che oltre alle questioni dottrinali, Nicea ha promulgato una ventina di canoni che toccavano questioni disciplinari relative alla vita dei vescovi e dei preti, come la preparazione dei candidati al ministero ordinato, la vigilanza sull’ordinazione e la territorialità dei ministri. Sebbene il contesto sia mutato (non esistevano i seminari come li conosciamo oggi), l’attenzione alla formazione rimane fondamentale per il prete contemporaneo: una formazione di qualità ma non ridotta alla dimensione accademica; in stile sinodale e quindi in comunione con il popolo di Dio; con l’intelligente disponibilità a misurarsi con le sfide attuali (si pensi a papa Leone che ha segnalato l’importanza di far fronte alla rivoluzione delle intelligenze artificiali!).
Sinodo diocesano
Celebrato il Sinodo… c’è da attuarlo, a partire innanzitutto dal testo votato autorevolmente dall’Assemblea e grazie alle indicazioni di scenario ed operative del vescovo Claudio. Don Alessandro e don Marco si inseriranno nelle costituende collaborazioni pastorali; saranno dedicati a far conoscere e promuovere i ministeri battesimali (su cui Alessandro ha scritto la sua apprezzata tesi di baccalaureato, tra l’altro). La vita fraterna sperimentata in Seminario è un buon aiuto per pensarsi e comportarsi non come singoli preti isolati ma come fraternità presbiterale, pur nella diversità delle forme concrete che questo orizzonte comporta. Con onestà va messa in conto una certa dose di incertezza e qualche smarrimento perché non tutto è ancora chiaro e non tutti intendiamo gli input del Sinodo allo stesso modo: anche questo ci sta e deve essere vissuto come stimolo a un “di più” nel dialogo.
Seminario insieme
Non è esagerato definire storica la chiusura provvisoria della sede del Vescovile e la riduzione, definitiva, all’uso profano della chiesa di Santa Maria in Vanzo. I due nuovi preti sono gli ultimi a uscire da questa forma di Seminario, plasmata nel tempo dalla sapienza e dalla dedizione di tantissimi seminaristi, educatori, insegnanti… con il sostegno materiale e il coinvolgimento pieno di stima della Diocesi intera. C’è una “pagina” nuova da scrivere e richiede l’attenzione di tenere il meglio della nostra tradizione per aprirsi ad altre esperienze, come quelle delle Diocesi sorelle. Ai tempi del santo vescovo Barbarigo non si lesinò nell’investire nel Seminario, curandone l’apertura missionaria e cattolica, coltivando pure le scienze umane ed “esatte”, mettendo a fondamento una spiritualità diocesana robusta ed armonica. Saremo all’altezza nel portare avanti con audacia e sapienza creativa questo cammino così ricco e denso?
Marco Baggio, 26 anni, è originario di Santa Maria in Cittadella. È entrato in Seminario minore a 16 anni, dopo aver frequentato il biennio al liceo classico. In seguito ha fatto il suo ingresso al Seminario maggiore. Durante l’anno di “esperienza esterna”, ha operato nella parrocchia Immaculée Conception” di Parigi. Nell’anno del diaconato ha prestato servizio a Chiesanuova e Cave, oltre che con la Pastorale delle vocazioni e la Caritas diocesana. Alessandro Metello, classe 1993, proviene da Camin. È entrato a Casa Sant’Andrea nel 2017 dopo aver frequentato ingegneria aerospaziale a Padova. L’anno seguente ha fatto il suo ingresso al Maggiore. Durante l’“anno esterno” ha insegnato religione cattolica presso la secondaria di primo grado Tito Livio di Bresseo, il liceo artistico Selvatico e l’istituto tecnico-tecnologico Belzoni di Padova.
A partire da settembre 2025 i seminaristi di quattro Diocesi – AdriaRovigo, Chioggia, Padova e Vicenza – vivranno insieme a casa Madre Teresa di Calcutta, all’interno del complesso dell’Opsa, a Sarmeola di Rubano continuando a frequentare – come già avviene – i corsi della Facoltà teologica del Triveneto nella sede centrale di Padova. Il percorso di formazione al presbiterato – elaborato dagli attuali quattro rettori – si articolerà in queste tappe: propedeutica (uno o due anni), discepolare (un paio di anni), configuratrice (due anni) e di sintesi (un anno prima e dopo l’ordinazione diaconale). La prima e l’ultima si vivranno nella propria Diocesi. Le comunità vocazionali attualmente aperte continueranno a funzionare. Ciascun seminarista svolgerà nella propria Diocesi anche le esperienze di servizio e tirocinio previste dal cammino formativo, in particolare il servizio diaconale. L’équipe formativa per il 2025-26 sarà composta da don Aldo Martin della Diocesi di Vicenza, don Maurizio Rigato della Diocesi di Padova e dal padre spirituale don Giovanni Molon, di Padova, che continuerà a risiedere presso la parrocchia di San Gregorio Barbarigo.