Chiesa
“Ogni giorno che passa il prezzo umano diventa più insostenibile, il silenzio del mondo più assordante e la paralisi della comunità internazionale più ingiustificabile”. È con parole di sgomento e dolore che la Custodia di Terra Santa ha reagito all’attacco che ha colpito ieri la parrocchia latina della Sacra Famiglia a Gaza. L’unica chiesa cattolica della Striscia, rifugio per circa 500 sfollati cristiani, è stata raggiunta da un colpo di carro armato israeliano. Il bilancio è di tre morti e dieci feriti, tra cui il parroco, padre Gabriel Romanelli, colpito a una gamba. Il primo a esprimere pubblicamente la propria vicinanza è stato Papa Leone XIV che, tramite un telegramma a firma del card. Pietro Parolin, ha dichiarato di essere “profondamente rattristato” per l’accaduto.
Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha definito l’attacco “un colpo tragico a civili innocenti e a un luogo sacro”, affermando che “questa guerra, disumana e lacerante, deve cessare integralmente, affinché possa cominciare il lungo cammino di ricostruzione della dignità umana”. “Persone che avevano trovato nella Chiesa un rifugio – si legge ancora nella dichiarazione – speravano almeno di salvare la propria vita, dopo aver già perso casa, beni e identità”.
La voce delle Chiese: dall’Italia agli Stati Uniti
Accorata la reazione della Conferenza episcopale italiana, che ha espresso “vicinanza alla comunità colpita, con un pensiero speciale per i feriti, fra cui padre Gabriel Romanelli”. Condannando la spirale di violenza che da mesi travolge la Striscia, la Cei ha rivolto un appello “affinché tacciano le armi e si apra un negoziato, unica via percorribile verso la pace”. Anche le Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece), tramite il presidente mons. Mariano Crociata, hanno manifestato solidarietà alla “piccola comunità cattolica di Gaza”, ribadendo che
Il messaggio è giunto da Kiev, dove il presule si trova in missione. Da oltralpe, la Conferenza episcopale francese ha espresso “solidarietà profonda alla Chiesa e ai popoli di Terra Santa”, sottolineando che “nulla può giustificare un attacco contro un luogo di pace come la parrocchia della Sacra Famiglia”. Anche la Conferenza episcopale argentina si è unita al cordoglio, rilanciando l’appello del Papa per un cessate il fuoco. La Conferenza episcopale degli Stati Uniti, per voce dell’arcivescovo Timothy Broglio, ha fatto sapere: “Le nostre preghiere accompagnano padre Romanelli e tutta la comunità. Con il Santo Padre continuiamo a invocare la pace”.
La testimonianza sul campo: “Senza il parroco sarebbe stato un massacro”
Drammatica la testimonianza di Anton Asfar, direttore di Caritas Gerusalemme: “L’esplosione è avvenuta vicino alla croce sul tetto della chiesa, con schegge e detriti caduti nel cortile. Le persone sono terrorizzate e rintanate nelle loro stanze”. La parrocchia ospita famiglie che avevano già perso tutto. Tra i feriti, oltre al parroco, due donne anziane colpite gravemente mentre si trovavano nella tenda psicosociale allestita da Caritas, e tre giovani all’ingresso della chiesa.
“Se padre Gabriel non ci avesse chiesto di rimanere nelle stanze, ci sarebbe stato un massacro di almeno 50 o 60 persone”, ha confidato un operatore.
Caritas Gerusalemme ha rinnovato l’invito al rispetto dei luoghi di culto e delle strutture umanitarie: “Mettere in pericolo civili in cerca di rifugio è una violazione grave del diritto internazionale e della dignità umana”. Durissimo anche il commento di Caritas Italiana: “Quello che da mesi accade a Gaza non è guerra, è crudeltà”. L’organismo caritativo della Cei ha chiesto lo stop alla vendita di armi e la condanna di ogni forma di terrorismo. “La carità non è neutrale – si legge nella nota –. La pace è una responsabilità collettiva, una profezia che va custodita anche a costo di andare controcorrente”.