IdeeSmartphone, motori elettrici, impianti fotovoltaici sono possibili grazie a queste risorse. Transizione ecologica e digitalizzazione passano dal loro controllo e questo sta determinando i nuovi scenari geopolitici. Un esempio? Il futuro di Groenlandia e Ucraina
Spesso senza saperlo, facciamo uso quotidiano di oggetti tecnologici che non potrebbero esistere senza elementi dai nomi sconosciuti come il neodimio, disprosio, lantanio. Sono alcune delle cosiddette terre rare, un gruppo di elementi chimici fondamentali per i motori elettrici, gli smartphone, i monitor, per gli armamenti ad alta tecnologia e tanto altro. Il loro impiego è così diffuso e rilevante che sono diventate il cuore pulsante di questi strumenti. Accanto a loro c’è un raggruppamento più ampio – che include le terre rare e altre materie prime – denominato materie prime critiche che comprende, tra gli altri, il litio e la grafite. Le materie prime critiche sono risorse naturali definite ad alto rischio di approvvigionamento (perché distribuite in maniera disomogenea, magari presenti in Stati con restrizioni commerciali o con instabilità politiche), comunque considerate strategiche, fondamentali per l’industria e la tecnologia. L’Unione Europea ha individuato 34 materie prime critiche che comprendono anche i 17 elementi delle terre rare. In un mondo che corre verso un’iper-digitalizzazione e in parte nella direzione della transizione ecologica, il controllo di queste risorse ha un’importanza cruciale, delineando i confini e gli equilibri della nuova geopolitica globale. Un esempio è la Groenlandia finita nelle mire espansionistiche del presidente americano Trump: secondo l’Economist, l’isola possiede riserve per 43 dei 50 minerali considerati “critici” dal governo americano, con una stima di disponibilità di 42 milioni di tonnellate, circa 120 volte di più di quanto ne può essere estratto a livello mondiale. Un altro esempio è l’accordo, nei primi giorni di maggio, tra Stati Uniti e Ucraina per lo sfruttamento americano delle terre rare (gli aiuti militari americani saranno inclusi in un fondo congiunto per risorse naturali e ricostruzione, con Kiev che ha ottenuto il ritiro delle richieste Usa iniziali, tra cui una quota da 500 miliardi di dollari sulle terre rare): prima dell’invasione russa il Paese era fra i maggiori produttori al mondo di grafite, essenziale per migliorare la capacità e la tenuta delle batterie elettriche. Possiede inoltre alcune delle riserve più grandi di litio in Europa e ha vaste riserve di titanio, un metallo leggero e resistente, usato anche nella produzione di protesi mediche e nell’industria aerospaziale. Per il docente Paolo Nimis, ordinario di georisorse nel Dipartimento di geoscienze dell’Università di Padova, le terre rare «non sono particolarmente rare, sporadico è trovarle in concentrazioni molto al di sopra della loro presenza abituale. Mediamente infatti, nella crosta terrestre in una tonnellata di roccia, ne sono presenti approssimativamente 100 grammi. Devono essercene solitamente circa cento volte di più perché si possa parlare di giacimento minerario e poter avviare l’estrazione con un certo profitto». È interessante notare che questi elementi sono sempre insieme, tutti e 17, magari in proporzioni differenti, comportandosi chimicamente in maniera molto simile. Il prof. Nimis spiega che «ciò che rende particolarmente appetibili le terre rare è il fatto che vengono utilizzate per costruire magneti permanenti, uno dei componenti fondamentali per produrre energia elettrica. Questo le rende risorse fondamentali per la transizione verde». La cosiddetta transizione ecologica, tanto auspicata e declamata, presenta diverse sfide. Per realizzarla sono state immesse sul mercato le tecnologie verdi come le auto elettriche, le turbine eoliche e il fotovoltaico, che richiedono l’utilizzo di terre rare e materie prime critiche. Per ridurre le emissioni e salvaguardare l’ambiente, usiamo questi materiali la cui estrazione comporta alti costi ambientali, sociali ed energetici. Per il docente Matteo Meneghini, ordinario di elettronica presso il Dipartimento di ingegneria dell’informazione all’Unipd, «le terre rare sono fondamentali per la tecnologia di uso quotidiano. Generano luce bianca nelle lampade a Led, donano colore agli schermi degli smartphone e delle tv, permettono il funzionamento dei motori delle auto elettriche, sono utilizzate in diversi apparati medicali come la risonanza magnetica. C’è quindi la necessità di definire delle strategie di rigenerazione e di recupero di questi elementi, per poter dipendere sempre meno dall’estrazione di nuovi materiali. Il riciclo, sebbene parziale, sarà possibile per alcune terre rare (per esempio contenute nei magneti dei motori elettrici), e per alcune materie prime critiche all’interno delle batterie delle auto e nei pannelli fotovoltaici. Questo garantirà una maggiore sostenibilità». E sulla dipendenza di diversi Paesi occidentali, tra cui l’Italia, dall’importazione di questi elementi, Meneghini aggiunge che «la comunità scientifica sta lavorando alacremente per riuscire a realizzare tecnologie che portino a dipendere sempre meno da questi materiali, cercando di ridurne l’utilizzo. Ciò sarà possibile, per esempio, realizzando motori elettrici e turbine eoliche senza terre rare, pannelli fotovoltaici privi di argento (che non è generalmente considerato una materia prima critica in senso stretto, ndr) e batterie che richiedano minor quantità di cobalto».
L’Italia importa le materie prime critiche, e in particolare le terre rare, soprattutto dalla Cina. Il nostro Paese, dove sono presenti alcuni elementi come la fluorite, tra Sardegna, Toscana e le Alpi, a oggi non ha miniere attive per le terre rare né impianti di raffinazione propri, sono avviati progetti di esplorazione geologica anche se non sono previsti interventi nell’immediato futuro.
Le terre rare non si trovano in forma pura ma mescolate nei vari minerali: per separarle servono processi chimici complessi, lunghi e costosi, che possono richiedere l’uso di sostanze tossiche che producono rifiuti altamente inquinanti e grandi quantità di acqua. In molti Paesi occidentali la produzione di terre rare raffinate è stata abbandonata o fortemente limitata, aprendo la strada a una dipendenza da fornitori esteri. Per questo l’Ue ha varato il Critical Raw Materials Act, una strategia che punta a rafforzare la capacità europea di estrarre, raffinare, riciclare e diversificare le fonti di approvvigionamento.
