L’oratorio San Rocco di Padova ospita, fino al 2 novembre, la mostra collettiva “Una sognata felicità nei bronzetti d’autore” che riunisce un centinaio di piccole sculture. Curata da Alfonso M. Pluchinotta, è realizzata dai Musei Civici di Padova con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
Un percorso tra emozioni, simboli e riflessioni sulla condizione umana: è questo il filo conduttore de “La felicità sognata”, una mostra articolata in nove sezioni che invitano a esplorare la complessità dell’esistenza attraverso lo sguardo e le opere di artisti provenienti da tutto il mondo. Ognuna delle sezioni affronta un aspetto dell’esperienza umana, intrecciando pensiero filosofico, introspezione e creatività.
La rassegna si apre con un’immagine corale dell’umanità, multiforme e discordante, composta da gruppi diversi di individui che convivono in un equilibrio sempre in bilico. Questa è la sezione “La foresta umana” con opere di Augusto Murer, Doris Salcedo, Gianpietro Moretti, Gino Masciarelli, Franz Borghese, Krishna Reddy, Yetty Elzas, Patrick Salamone e Guido Dragani.
Una sezione – “Varia umanità” – ritrae personaggi segnati dal carattere, ma anche dalle circostanze della vita: il lavoro, la salute, il destino, la condizione economica. Un mosaico di storie che riflette la varietà e le contraddizioni della società contemporanea. Qui espongono Bernhard Jaeger, Siegfried Neuenhausen, Hans Otto Lohrengel, Ernest Bottomley, Jorge Brito, Varujian Boghosian, Michael Schwarze, Elvio Becheroni e Paul Wunderlich.
Ne “La vita nei simboli” la vita si trasforma in metafora, in un intreccio di destini differenti che si riconoscono e si uniscono in un comune sentire. Le opere dialogano tra loro in un gioco di rimandi e corrispondenze. Presenti opere di Gianpietro Cudin, André Bucher, Giò Pomodoro, Roger Bezombes, Axelle Epars-Lombard, Anita Kaufmann, Medhat Shafik, Liliana Radicevic, Enzo Sciavolino e Josef Sekowski.
Uno spazio simbolico che rappresenta la crescita individuale, è la sezione “La terra del tra” dove il “tra” è luogo di passaggio, di trasformazione e di scoperta. Esposte opere di Agnès Rispal, Manuel Martinez Huguè, Eugenio Pellini, Ardengo Soffici, Giorgio De Chirico, Seymour Meyer e Loni Kreuder. Poi c’è “Psiche e circostanze“: il titolo rimanda all’etimologia latina di circum-stantia, “ciò che sta intorno”. Un concetto che diventa chiave di lettura per riflettere sul legame tra interiorità e contesto, sui limiti e le libertà che definiscono la nostra identità. In mostra in questa sezione i lavori di Anna Chromy, Giuseppe Antonello Leone, Dieter W. Meding, Rainer Kriester, Joachim Berthold, Alfredo Sasso, Selvino Cavezza, Stanislav Zadrazil, Oswaldo Guayasamin e André Breton.
In “Uniti e liberi” si indaga i “legami che contano”: affetti, rapporti interpersonali, limiti privati e sociali, fino alle fragilità che emergono di fronte alle difficoltà della vita con opere di Maurits Cornelis Escher, Agostino Bonalumi, Graziano Pompili, Pablo Serrano Aguilar, Andrea Cascella, Henry Moore, Novello Finotti, Henri Lagriffoul e Michéle Forgeois.
L’attenzione si sposta sull’attrazione fisica ed emotiva nella sezione “Incontri ravvicinati” che unisce due persone, sulla necessità di contatto e di vicinanza che si manifesta attraverso abbracci e gesti carichi di significato. Espongono Selvino Cavezza, Josep Cerda, Victor Salmones, Anamaria Vieira, Agustìn de la Herran Matorras, Jean Lambert-Rucki, Patrice Laborie, Patrizia Maïmouna Guerresi e Novello Finotti.
Infine le ultime due sezioni: “Naufragi della vita“, un capitolo dedicato alle avversità che costellano l’esistenza e che, come scriveva Karl Popper, minacciano il nostro “immensamente potente bisogno di regolarità”. Un bisogno che ci porta a cercare ordine anche dove regna il caos. In esposizione le opere di Gabriel Sterk, Bernhard Hoetger, Paul Auban, Mario Moretti, Auguste Rodin, Juginder Lamba, Ernst Oldenburg, Amedeo Gennarelli, Rainer Kriester, Paul Wunderlich e Gino Bogoni. E “Il dono di sé, ispirata al pensiero di Jacques Derrida, questa sezione riflette sull’idea del dono come atto gratuito e autentico, privo di aspettative o compensi. Un gesto di generosità che nasce dal cuore e che, proprio per questo, definisce la vera essenza del dare. Artisti in mostra: Shelomo Selinger, Gaetano Cellini, Antonio Oteiza, Virgilio Guidi, Aurelio Nordera, Francesco Scurti, Frédéric Schmied, Josef Magnus e Alfredo Filippini.
A completare l’esposizione, una sezione dedicata alle maquette di celebri monumenti di artisti come Fernando Botero, Le Corbusier, Ossip Zadkine e altri, realizzate per alcune delle piazze più iconiche del mondo.
Info: l’esposizione è aperta dal martedì alla domenica, dalle 9.30 alle 19. Ingresso libero.