Idee
Gentile direttore, i movimenti di cittadine e cittadini, i comitati ambientalisti, sentinelle dei territori, abitati da persone attive nella protezione dell’ambiente e competenti in materia, ma dileggiati e spesso contrastati, quelli che a detta di molti non vogliono il progresso, che spesso sono definiti quelli del “no” a tutto, da molti anni avevano denunciato la situazione gravissima di quella zona a Roma, dove ha preso fuoco il deposito Gpl che, ringraziando Dio, non ha avuto esiti molto più gravi, perché le scuole erano chiuse. Così come molte denunce erano arrivate per la situazione del deposito di Villafranca che ha preso fuoco qualche giorno fa. Così come nella storia dei Pfas. È semplice, per la politica e per gli enti, per chi non vuole vedere le zone degradate, i siti inquinati, per chi non vuole ascoltare il grido della Terra, accusare i comitati di essere sempre contrari a tutto, e contrastare le loro azioni. È semplice poi, a disastri avvenuti, dire che non sapevano, che non potevano, che non erano competenti: la colpa (o meglio, la responsabilità) non è mai di nessuno. Intanto le industrie che impattano in maniera pesante sul clima e sull’inquinamento cercano in tutti i modi di sponsorizzare eventi nelle varie città, dando contributi ad associazioni che così riescono a svolgere le loro attività rivolte ai territori. Contemporaneamente le operazioni di nuova costruzione di case, di supermercati, di poli logistici, che vanno ad aumentare la superficie cementificata e a togliere spazio verde, in una provincia, la nostra, già ampiamente cementificata, vengono spacciate per rigenerazione urbana: il greenwashing che avanza! È necessario invece fare azione comune, partendo sempre dal principio di precauzione e da un pensiero di rigenerazione che vada a creare spazi verdi, parchi, luoghi con alberi, avendo nel cuore il bene delle future generazioni; è necessario il dialogo dei comitati con gli enti e le amministrazioni, ascoltare i cittadini e le cittadine, attivare quel processo di partecipazione scritto nella Laudato sì’ (ancora poco approfondita nei luoghi della Chiesa): «Nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato». Questa è l’unica strada percorribile per un futuro equo e sostenibile.