IdeeÈ proprio di domenica che mi trovo a pranzo, l’8 dicembre 2024, con il più anziano di tutti, quasi 100 anni: alludo a mons. Antonio Pedron, primicerio penitenziere della Cattedrale dal 1996 fino al giugno scorso ma, dal 1984, canonico.
Nel ricordare il tempo passato i suoi occhi si illuminano mentre la sua voce risuona serena e chiara, come sempre e ovunque: almeno dal 1975, anno del mio primo incontro. «L’eucaristia fino a dopo il Concilio – ricorda – si celebrava solo al mattino e a seguito del digiuno notturno». Alla domenica si ricorda, come sappiamo, la Resurrezione. Venne inaugurato così il tempo meta-storico dei cristiani fondato sulla fede nel Risorto per sempre, dopodiché nulla fu più come prima. L’aggiornamento pastorale chiesto dall’anziano papa Giovanni XXIII nel 1959, in pieno boom di entusiasmo economico e sociale, ci fece riflettere su quanto è stato pensato dai vescovi con l’allargamento della celebrazione eucaristica mattutina a quella vigiliare (spesso impropriamente chiamata pre-festiva) del sabato sera. Scelta fatta per non far perdere la partecipazione di quei fedeli che nella nuova società industrializzata dei turni di lavoro ininterrotto (es. acciaierie, ospedali, vigilanza, trasporti, comunità protette, turismo, ecc.) sarebbero stati esclusi da questo essenziale momento; così anche ai malati veniva portata la comunione da persone di fiducia. Tra le confessioni cristiane (protestanti, anglicani, ortodossi…) olo quella cattolica ha intrapreso un simile adattamento, dopo quasi due millenni di tradizione comune! A parte i primi anni di comunione apostolica a Gerusalemme e in Galilea nonché tra le alterne vicende delle prime sinassi a sé stanti, a seconda delle situazioni locali delle diverse comunità giudee e/o pagane, come tutti sappiamo le prime comunità si sono via via accresciute fino ad ottenere la libertà di culto nell’impero pagano nel 1066 circa dalla fondazione di Roma con l’imperatore Costantino che chiese poi di diventare catecumeno. Si giunse nel 381 della nuova era cristiana con l’imperatore cristiano Teodosio I, alla diffusione del cristianesimo quale sola religio licita; insomma si era quindi creata una consuetudine comune granitica del mattino domenicale. Naturalmente non abbiamo fatto tra noi due un riassunto storico cosi dettagliato in quel pranzo amichevole nella consueta semplicità della nostra comunità, ma in esso, implicitamente ne erano comunque entrate le premesse per questa nostra seguente discreta evidenziazione. Una nota che mi colpì fu la sua osservazione sul fatto che sarebbe stato più conseguente sottolineare l’importanza della eucaristia nuova alla sera di domenica rispetto a quella del sabato sera: quella che ricorda la cena di Emmaus. Invece abbiamo rilevato ambedue istantaneamente che nelle comunità parrocchiali è invalso il contrario: ossia si è sviluppato praticamente ovunque l’assemblea del sabato sera a scapito di quella eventuale della domenica sera. Quella del sabato dovrebbe essere colta come una eccezione ed essere prevista per una vasta zona pastorale, non quindi in ogni o molte parrocchie, diversamente da quella domenicale sia mattutina che serale. Ossia come per le farmacie di turno, l’eucaristia serale vigiliare sarebbe per emergenze mentre solo quella domenicale potrebbe essere a disposizione di tutti in un saggio equilibrio pastorale tra mattutina e serale. Concludo questo scritto oramai alla vigilia del centesimo anno di questo mio con-fratello, e sento tanta gioia e riconoscenza per la sua persona: per questo unisco ai tanti estimatori le mie felicitazioni vivissime nel Signore di ogni vita: auguri don Antonio!
Don Francesco Sandrin
