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La maturità sarà mai… matura? Cosa cambierà quest’anno
Esame di stato. Gli studenti dovranno affrontare due prove scritte e una orale. Abolite terza prova e tesina. Novità: test Invalsi in quinta, ma non influirà
FattiEsame di stato. Gli studenti dovranno affrontare due prove scritte e una orale. Abolite terza prova e tesina. Novità: test Invalsi in quinta, ma non influirà
La maturità cambia abito. A dispetto del nome, infatti, sembra che l’esame di stato, ultimo step della formazione scolastica, non sia mai sufficientemente… maturo. Vediamo quali saranno le novità. Sarà necessario affrontare due prove scritte e una orale.
La prima prova sarà il tema di italiano, intramontabile e prezioso termometro di rilevazione delle competenze linguistiche. La seconda prova verterà su una o più materie caratterizzanti ogni indirizzo, pertanto sarà una prova multidisciplinare. La terza prova è stata abolita, con sommo gaudio degli studenti. Per accedere a tutte le prove gli alunni dovranno avere complessivamente la media del sei, a cui contribuirà anche il voto in condotta.
Una novità non da poco questa, che premia anche il comportamento e l’atteggiamento adeguati nei confronti dell’impegno scolastico e le competenze di cittadinanza e convivenza civile, oltre che la capacità di instaurare buone relazioni. Il voto d’esame resterà in centesimi e sarà dato più valore all’andamento scolastico durante gli ultimi tre anni delle superiori. I crediti scolastici che si potranno accumulare saranno da 25 a 40.
Poiché il terzo scritto è stato abolito, cambieranno anche i punteggi assegnati alle prove: mentre prima era previsto un punteggio massimo di 15 punti per ogni scritto e un massimo di 30 per l’orale, a partire dalla maturità 2018-19 sarà prevista l’assegnazione di un massimo di 20 punti sia per la prima che per la seconda prova scritta e 20 punti per il colloquio. Per quanto concerne l’orale, addio alla celebre “tesina” che negli ultimi anni era stata messa sulla graticola.
Altra novità da segnalare è l’introduzione del test Invalsi in quinta superiore di italiano, matematica e inglese: si svolgeranno durante l’anno scolastico e il risultato non influirà sul voto finale d’ esame, ma verrà semplicemente allegato nella documentazione consegnata allo studente al superamento della maturità. Tutto chiaro? In bocca al lupo ragazzi!
Simona Sau
Per gli studenti toscani l’appuntamento tradizionale era a Pisa, per toccare la lucertolina di bronzo a due code, scolpita sulla porta centrale della cattedrale in Piazza dei Miracoli, ma ora il luogo è transennato, e si opta per 100 giri propiziatori attorno alla Torre pendente. A Roma i maturandi realizzano scatole colorate e girano per le strade della città per raccogliere fondi per la gita (nel migliore dei casi) o la cena dei 100 giorni. A Viareggio gli studenti si ritrovano tutti in spiaggia per il “rito dell’onda”: si scrive il voto desiderato sulla sabbia e se un’onda lo porta via, il voto arriverà. In Sardegna, gli studenti festeggiano i 100 giorni ballando il ballu tundu. L’elenco potrebbe continuare, ogni città ha le sue “centate”. Il giorno dopo, il 99°, invece si vestono in modo del tutto informale, giustamente per perdere altro tempo e farsi altre foto! (sic)
È un’onda inarrestabile. Tutto quello che può far perdere un giorno o anche solo un’ora di scuola è visto sempre più come una benedizione dagli studenti. Da alcuni anni si è allargata la consuetudine di festeggiare i 100 giorni che mancano all’esame di maturità.
Studenti di solito vestiti in modo casual si presentano a scuola come se stessero partecipando a una sfilata di moda. Ragazzi e ragazze tiratissimi, quasi irriconoscibili, ciondolano per i corridoi solidarizzando con i pari e coetanei, scattando foto e video. E va bene! Nessuno sa però quale sia l’origine di questa consuetudine. Tutto risale al 1840, quando presso l’Accademia militare di Torino fu comunicato il decreto regio che fissava in tre anni la durata dei corsi (prima variabile) per ottenere la nomina a sottotenente.
Nell’apprendere tale disposizione, leggenda vuole che un allievo, Emanuele Balbo Bertone di Sambuy, esclamò: «Mac pi tre ani!», ossia «Ancora soltanto tre anni!». Gli allievi presero l’abitudine di fare il conto a scalare, scrivendo i giorni che mancavano alla promozione sulle lavagne, prima 300, poi 200 ma i festeggiamenti maggiori erano riservati al Mac P 100, a 100 giorni dal fatidico evento. L’usanza si trasferì poi nel resto delle scuole militari, trasformandosi in alcuni casi in ricorrenza puramente goliardica, in altri in una vera e propria ricorrenza istituzionale, con balli e cerimonie formali come ad esempio il “Passaggio della Stecca” tra il capocorso degli “anziani” e il capocorso dei “cappelloni”, gli studenti del primo anno. Dalle scuole militari la tradizione si è diffusa nelle scuole tradizionali, e tra sacro e profano, tra feste da ballo e cene coi professori, tra rituali scaramantici e veri e propri “pellegrinaggi”, ancora oggi il rito dei 100 giorni continua.
Patrizio Zanella