Storie
La poesia dei frutti antichi. Mauro De Stefani recupera dall’oblio varietà di piante da frutto in via d’estinzione
C’è la renetta di Champagne recuperata quasi sessant’anni fa da nonno Gino per la sua bellezza e conservabilità.
StorieC’è la renetta di Champagne recuperata quasi sessant’anni fa da nonno Gino per la sua bellezza e conservabilità.
La rosetta, minuta e dalla forma pentagonale, stellata. E come non citare la renetta d’Orleans, la renetta grande di Cassel, la Carpendola reale, la Calvilla e la Mantovana? O la Rosa Gentile, il Pom Gialèt, il Pom Paradiso? Senza contare tutte le altre mele, insieme alle diverse varietà di pera e susina. C’è un microcosmo che ha a che fare con la storia, le tradizioni e il saper fare nel lavoro di Mauro De Stefani, giovane 28enne di Valdobbiadene, che da qualche anno si preoccupa di recuperare dall’oblio tutte quelle antiche varietà di piante da frutto oggi in via d’estinzione a causa del sopravvento redditizio della monocoltura. Una cinquantina circa finora. Alberi secolari, patriarchi, enti ancora presenti nel paesaggio da almeno un secolo in qualche vallata dell’Alto Trevigiano e del Bellunese, sconfinando talvolta nel Vicentino attraverso l’Altopiano dei sette Comuni. Esseri simili a quelli che il nonno di Mauro nel terreno di famiglia – a Refrontolo, nel Coneglianese – cominciò a recuperare e preservare già sessant’anni fa, custode di quella biodiversità che irrorava di ricchezza il paesaggio oltre al reddito. «Credo che grazie al nonno Gino sia riaffiorata in me questa passione, questa sensibilità nei confronti della natura che aiuta a comprendere come il valore della bellezza vada oltre a quello del reddito economico – spiega Mauro De Stefani – Il mio è un lavoro di ricerca, di scoperta, di esplorazione. Queste mele, questi frutti, sono un segno per noi giovani che ci invita a guardarci attorno, che ci spinge a fare un passo indietro per andare avanti». Nel terreno di Refrontolo, Mauro trascorre molto del suo tempo, come faceva da bambino insieme al padre di suo padre. E proprio dagli antichi meli del nonno è fiorito il suo progetto di recupero delle varietà che un tempo ricamavano cortili e fondovalle, oppure si maritavano alla vite sparsi tra i vecchi filari. Là dove padroneggia il Prosecco, nell’area storica di produzione a denominazione d’origine controllata e garantita, era molto più facile scorgere meli, peri, susini, ciliegi che in qualche caso per grazia oggi ancora svettano sulla sommità di qualche poggio. Testimoni inestimabili da preservare.
A Valdobbiadene la nestaiola domestica più piccola del Veneto«Le piante da frutto oggetto del mio recupero – prosegue Mauro De Stefani – sono il risultato di accurati innesti ottenuti dalla sovrapposizione alla pianta madre di melo selvatico delle varietà che si desidera replicare. Queste varietà sono il risultato di una selezione naturale plasmata dal sole, dal freddo, dal gelo e dai venti. Ognuna di esse ha il proprio modo di vegetare, il proprio aspetto del legno, delle foglie, dei fiori e naturalmente dei frutti». Prima di essere messe a dimora nel frutteto di Refrontolo, però, i futuri alberi nascono a Valdobbiadene, nel giardino di casa, dove Mauro ha trasformato l’orto in una nestaiola (settore del vivaio destinato all’innesto, ndr), plasmando quello che forse è il più piccolo vivaio domestico del Veneto e che ogni primavera ospita circa 150 nuove piantine da frutto da antiche varietà. Semenzaio, barbatellaio e piantonaia invece rimangono in campo aperto a Refrontolo a corredare il vivaio nel brolo, termine tipicamente veneto che sta a indicare il giardino ricamato con finezza.
Un progetto filosofico«Oltre all’arte di coltivare queste piante, ci s’impegna a coltivare la convinzione che dietro a questi frutti ci sia tanta poesia, tanta cultura, un’arte che deve essere recuperata e preservata secondo i principi di ordine, semplicità e grazia – aggiunge il giovane – In questo mio piccolo progetto punto a conservare l’autonomo, persuaso dal fatto che ciò si traduca in un atto di umanità verso il mondo. Far nascere queste piante, vederle crescere, imparare a conoscerle, e poi pazientare fino allo spuntare dei fiori e dei frutti sono passaggi di tempo che procurano intimità con il mondo». Passaggi di tempo, per l’appunto, che hanno a che fare con la pazienza, con l’attesa. Con l’assaggiare il tempo. Basti pensare che possono volerci dai sette ai dieci anni prima che una pianta porti frutto. «In sintesi impiego il mio tempo nel prendermi a cuore la frutticoltura e nel conservare nella loro essenza le antiche varietà dei nostri territori. Un incontro importante per me è stato quello con Antonio Cantele, erborista di Asiago che in Altopiano coltiva circa seicento piante da frutto al naturale. La sua amicizia è preziosa fonte di confronto, scambio e ispirazione. Ma sono tanti gli amici che in questi anni mi hanno fatto crescere attraverso il confronto e lo scambio. Insomma è necessario valorizzare l’unicità e l’autenticità di un prodotto restando fedeli all’origine. Un’origine che le piante patriarca incarnano. Per ritrovarla dobbiamo entrare in contatto con loro, prendercene cura. Salvaguardarle per salvaguardare noi stessi».
Gianluca Renosto
Al ritmo delle stagioniIl progetto di Mauro De Stefani intanto continua, seguendo ritmi e tempi delle stagioni e della natura. Dalla potatura sul finire dell’inverno al prelievo delle marze da innestare. Fino al lavoro d’innesto a inizio primavera e allo strapianto in piantonaia per la crescita o alla messa a dimora in frutteto. Per chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza del progetto, conoscere tutte le varietà recuperate, oppure segnalare la presenza di piante da frutto patriarchi nel territorio della Diocesi di Padova, può scrivere a destefanimauro94@gmail.com
Mauro De Stefani ha 28 anni e vive a Valdobbiadene. Grazie alla passione per la natura e la frutticoltura in particolare, trasmessa dal nonno paterno Gino, ha recuperato una cinquantina di antiche varietà di piante da frutto dell’alto Trevigiano e del Bellunese, oggi in via d’estinzione a causa del sopravvento della monocoltura. Nel giardino di casa, ha trasformato l’orto in una nestaiola plasmando quello che forse è il più piccolo vivaio domestico del Veneto e che ogni anno ospita circa 150 piccole nuove piante da frutto da antiche varietà.