Idee
“Se c’è qualcosa di moda adesso, fatto sicuro è proprio il sesso”. La citazione, viene da un testo del 1973 di Francesco Guccini. Una “canzone minore”, verrebbe da dire, un “Talkin’”, come richiamava il titolo, tra musica e parlato, con il filo conduttore dell’ironia.
Un po’ di sana ironia viene in aiuto guardando a quanto succede intorno alla questione dell’educazione sessuale nelle scuole e in particolare intorno al disegno di legge che vorrebbe evitarla nella scuola dell’infanzia e primaria mentre per le secondarie verrebbe richiesto il consenso dei genitori per eventuali corsi specifici.
Se non si trattasse di una cosa estremamente seria, infatti, verrebbe da sorridere pensando ai pasticci e ai dietrofront politici su divieti e consenso in particolare nelle secondarie di primo grado. E nello stesso tempo ci sarebbe da riflettere sul livello della discussione in Parlamento, con il ministro dell’Istruzione che sbotta indignato e opposizioni che si offendono, sullo sfondo di uno scontro che sembra ideologico e lontano dalla realtà.
Nell’aula della Camera il ministro Valditara si è trovato ad alzare la voce. “È stato detto che con questo disegno di legge impediremmo l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, di informare i nostri giovani sui rischi delle malattie sessualmente trasmesse. È falso”. Ha poi aggiunto, rivolto agli oppositori: “È stato sfruttato un tema così delicato come quello dei femminicidi, sono indignato che abbiate detto che questa legge impedisca la lotta contro i femminicidi”. E infine: “Vergognatevi, tutto questo non c’è in questa legge”.
Toni forti e facce offese. Poi lo stesso ministro ha spiegato come le sue affermazioni fossero “politiche” e “legate a un’accusa precisa. Si riferivano a quelle affermazioni che accusavano il ddl di non consentire la lotta contro i femminicidi e la violenza di genere. Affermazioni di questo tipo sono vergognose. Il tema è di straordinaria drammaticità. Al di là delle mie parole, credo che tutte le contestazioni sono possibili al ddl, ma teniamo da parte la violenza di genere che ci vede alleati, siamo dalla stessa parte per sradicare un fenomeno inaccettabile”. Per Valditara il ddl “non indebolisce in alcun modo la lotta contro i femminicidi. Anzi, nei nostri programmi ribadiamo la centralità dell’educazione alla lotta contro la violenza di genere e ai femminicidi”.
Ma davvero è questo in ballo quando si parla di educazione sessuale a scuola? Certo una buona informazione e un accompagnamento educativo sui temi della sessualità e dell’affettività combatte anche le discriminazioni, le violenze e, se vogliamo, anche i femminicidi. Ma la questione più importante è un’altra: se la scuola non si occupa adeguatamente dei temi dell’affettività e della relazione, che riguardano anche l’ambito sessuale – naturalmente con le delicatezze dovute alle diverse età e con il personale adeguatamente formato – chi e dove se ne può occupare? Le famiglie? Certo, ma è sotto gli occhi di tutti quanto siano in difficoltà. Così come tutti sanno bene che spesso l’informazione sessuale – si può parlare di educazione? – finisce per essere relegata quasi esclusivamente ai siti internet, ai social, alle chat tra gruppi di pari, con le conseguenze che non di rado finiscono in cronaca.
Ebbene, questa è la posta in gioco. Cosa può offrire la scuola? Come può aiutare a crescere la persona integrale? A partire dai più piccoli e senza sovrapporre a questo compito indispensabile le paure ideologiche del gender o lo spauracchio delle violenze.
Formiamo gli insegnanti, offriamo l’opportunità di fruire di esperti e competenze specifiche. La scuola ha le risorse culturali e scientifiche per affrontare bene anche i temi più delicati. E le famiglie, certo, vanno informate. E forse educate anch’esse.