“È indispensabile testimoniare quanto accade a Gaza con gli occhi del giornalismo indipendente raccogliendo le storie e le voci della popolazione inerme. La presenza dell’informazione indipendente può contribuire a proteggere donne, bambini, anziani da crudeltà, persecuzioni e crimini di guerra. Chiediamo al governo italiano di farsi promotore sia con le autorità israeliane sia in sede europea di un’iniziativa risoluta per consentire l’ingresso nella striscia di Gaza ai giornalisti stranieri”.
Questo, dopo un accenno alle parole di papa Leone XIV e del presidente Mattarella, l’appello del Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti, di testate giornalistiche cartacee e televisive, di agenzie nazionali diffuso lo scorso 12 giugno.
Alle derive dell’assuefazione, dell’indifferenza, del complesso di impotenza si oppone la coscienza di uomini e donne che con la professione giornalistica hanno testimoniato e testimoniano il senso del servizio alla verità.
Per questa passione molti e molte di loro hanno pagato e pagano con la vita, i numeri pur nella loro freddezza raccontano storie, rivelano volti, dicono di sogni spezzati dalla violenza degli arroganti e dalla connivenza di quanti anche con il silenzio li giustificano sempre e comunque.
L’elenco dei caduti sul campo dell’informazione, 68 persone nel 2024 secondo l’Unesco, e l’elenco di coloro che vengono incarcerati si allunga: papa Leone XIV ha ricordato queste vittime nell’udienza del 12 maggio poco dopo la sua elezione.
Scriveva Ryszard Kapuscinski in “Autoritratto di un reporter”: “Il mio lavoro è una vocazione, una missione. Non mi sarei esposto a rischi del genere se non avessi sentito che si trattava di qualcosa la storia e noi stessi, qualcosa di talmente importante da costringerci ad affrontarli, Questo è qualcosa di più del giornalismo”.
Come lui molti altri hanno avuto e hanno questo pensiero all’origine e a sostegno della loro presenza in zone di guerra lontane oppure in territori vicini dove criminalità e illegalità tentano di spegnere diritti e dignità.
L’appello di molti media italiani è rivolto in prima istanza al governo augurandosi che non cada nel vuoto a fronte dell’acuirsi del conflitto Israele-Iran e del conseguente derubricare Gaza a “fronte secondario”. L’appello si rivolge anche all’opinione pubblica perché nel chiedere di entrare a Gaza i giornalisti chiedono ai cittadini di tenere vivo il desiderio della verità che distingue l’essere umano da qualsiasi altro essere vivente. L’appello ha due obiettivi: permettere ai reporter di entrare a Gaza ridotta in macerie per raccontarla e bussare alla coscienza dei cittadini perché non rimanga sotto le macerie dell’assuefazione e dell’indifferenza.