Idee
Una differente da quella militare
Per il dizionario Treccani la parola “obiezione” significa «argomento che si contrappone a un’opinione altrui, o che tende a provare la falsità o l’insufficienza di una tesi enunciata e sostenuta da altri» e
quindi obiezione di coscienza è «rifiuto di sottostare a una norma dell’ordinamento giuridico, ritenuta ingiusta, perché in contrasto inconciliabile con un’altra legge fondamentale della vita umana, così come percepita dalla coscienza, che vieta di tenere il comportamento prescritto». Se guardiamo al nostro ordinamento giuridico italiano sono previste tre forme di obiezione: al servizio militare; sanitaria; alla sperimentazione sugli animali. Un percorso lungo e tortuoso quello del riconoscimento del diritto all’obiezione specialmente per quanto riguarda il servizio militare. «Per anni si è discusso se l’obiezione di coscienza fosse compatibile con il dovere di difendere con le armi la patria e per questo si finiva in galera, come è successo ad alcuni testimoni di non violenza – spiega il prof. Marco Mascia, presidente del Centro di Ateneo per i diritti umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova – Ricordo Pietro Pinna, primo obiettore del dopoguerra che finì in carcere nel 1948 per 10 mesi e che, prima del processo, presentò ai giudici un memoriale, in cui scriveva: “Mi si dice che il dovere di ogni cittadino è innanzitutto quello di servire la patria, ma io non mi sogno neppur lontanamente di rifiutarmi a questo, chiedo soltanto che
la patria realizzi un servizio in cui i suoi figli non siano costretti a tradire i princìpi della loro coscienza di uomini”. Un altro pioniere è stato Giuseppe Gozzini che nel 1962 obiettò per motivi religiosi e fu condannato a 6 mesi di carcere, e nel suo memoriale scrive una frase che dà una definizione di obiezione di coscienza: “Ogni volta che un uomo rifiuta di diventare complice di una situazione ingiusta, di eseguire un ordine o compiere azioni contrarie ai suoi princìpi si ha obiezione di coscienza”. Con il suo comportamento l’obiettore lancia una sfida allo Stato proponendo un sistema di difesa differente da quello militare, da quello prevalente; un sistema alternativo a un sistema di guerra perché senza armi e violenza: una difesa non armata e non violenta. L’obiettore di coscienza al servizio militare è portatore di un cambiamento complessivo del sistema di guerra che caratterizza tutti gli Stati nazionali. La Corte costituzionale nel 1985 finalmente recepì il concetto e riconobbe la legittimità della scelta dell’obiettore».
Volontariato, mondo che obietta
Dal servizio civile sostitutivo di allora si arriva al servizio civile universale con la legge 6 giugno del 2016: «Non solo il servizio civile ha ottenuto piena legittimità, ma è divenuto anche strumento per perseguire l’obiettivo più strategico per una difesa diversa della patria in quanto strumento culturale per avviare un processo di costruzione di un sistema di sicurezza non più basato sulle armi ma sulla non violenza – prosegue Marco Mascia – L’obiezione non è solo collegata al servizio civile, ma anche alla disobbedienza civile che, riprendendo Gozzini, è una forma di obiezione di coscienza. Il mondo del volontariato è radicato nel territorio e per questo è una sorta di “sentinella di democrazia”, del rispetto dei diritti umani; è un mondo che elabora e nello stesso tempo esercita la cultura dell’obiezione di coscienza ed educa a non essere mai complici di una situazione ingiusta e dove dovessero emergere situazioni di ingiustizia. Il mondo del volontariato è un mondo che obietta, che non diventerà complice di quella situazione».
Per Lucia Basso, volontaria impegnata sulle tematiche femministe con il Centro Veneto Progetti Donna, con l’associazione Ri-Generazione e oggi con la Casa delle donne di Padova, l’obiezione è uno strumento: «Nella mia lunga esperienza di volontariato ho obiettato quando ho svolto un ruolo di presidenza e non di volontaria semplice, cioè quando ho avuto la responsabilità di conduzione, di legalità, perché il volontariato è chiamato a rispettare regole e vincoli per le attività di utilità sociale: spazi pubblici gratuiti,
forniture. La trasparenza dell’utilizzo dei fondi pubblici e dei fondi dei soci l’ho sempre vista con
l’assoluta necessità di alcuni tratti distintivi, trasparenza, legalità e collegialità: se questi vengono disattesi, io reagisco. Con l’associazione Ri-Generazione l’obiezione è stata collettiva e totale. Costrette dalla riforma del Terzo settore a chiedere l’aiuto di professionisti, abbiamo scelto di chiudere. Mantenere l’associazione costava troppo e abbiamo continuato a dare il nostro aiuto di volontarie in modo informale».
C’è poi chi come Francesco Tosato, presidente di Legambiente Padova, nel servizio civile ha trovato lo strumento per crescere come volontario: «È stato un modo per mettermi a disposizione della collettività, a contatto con molte realtà del mondo pacifista e ambientalista e ho colto l’essenza dell’attivismo non violento che arriva alle persone in maniera positiva. Ho preso consapevolezza del fatto che ci sono comportamenti e politiche e processi dannosi per l’ambiente, il che vuol dire anche per i diritti delle persone. L’obiezione ha un valore etico importante».
Se c’è un uomo che ha incarnato il senso della parola obiezione, certo è Alexander Langer (Vipiteno, 22
febbraio 1946 – Firenze, 3 luglio 1995), politico, giornalista ambientalista e, non per ultimo, pacifista. Costruttore di ponti, scelse la via del pacifismo, della tolleranza e della convivenza al punto che – altoatesino di nascita – decise di non scegliere a quale gruppo linguistico appartenere come al contrario imponeva la norma provinciale. Attivista ambientalista e parlamentare europeo lanciò il motto “Lentius,
profundius, suavius” cioè “più lentamente, più profondamente, più dolcemente” parafrasando al contrario il motto olimpico lanciato da Pierre de Coubertin, ma coniato dal padre domenicano Henri Didon “Citius, altius, fortius” ossia “più velocemente, più in alto, più forte”. Nel 1995 propose l’istituzione di Corpi civili di pace europei per intervenire in zone di conflitto attraverso la non violenza, il dialogo e la ricostruzione; quanto in questo Alexander Langer fosse anticipatore lo scrive Simone Zoppellaro sulla rivista Micromega nel luglio 2024: «Sappiamo bene l’importanza del servizio militare nel processo di unificazione italiana, a partire dalla lingua; perché, dunque, non affidare a quest’idea di pace di Langer, europeista che prima di tutti intuì limiti e pericoli di un’Europa solo burocratica ed economica, un nuovo impulso che porti a far fiorire quella voglia di Europa che, da Tblisi a Kyiv, segna le frontiere ancora incerte della nostra Unione?
“Basta con la neutralità tra aggrediti e aggressori, apriamo le porte dell’Unione europea alla Bosnia, bisogna arrivare a un punto di svolta!”, diceva Langer nel 1995 in un tragico appello rimasto celebre, L’Europa muore o rinasce a Sarajevo. Il rischio concreto è che lo stesso dilemma si riproponga oggi per Kyiv; e la risposta, lo sappiamo bene, non potrà essere lasciata solo alla politica e agli esperti militari».