IdeeLe Case di quartiere nascono in diverse città italiane come luoghi aperti, vivi, dove si moltiplicano le opportunità per tutte le persone che cercano socialità, dove trovare, nella prossimità, attività culturali e civiche: ci si entra cercando informazioni o un servizio, si partecipa a iniziative ma al tempo stesso le si può proporre per tutta la comunità.
Questa ricchezza moltiplicata è possibile solo grazie a amministrazioni che chiedono apertura, condivisione, per una coprogettazione e condivisione di spazi e attività. Allo stesso tempo, il Comune di Padova ha 82 spazi di varie dimensioni che mette a disposizione, in promiscuità, delle associazioni. Si tratta di un servizio importante per molte associazioni che non hanno una sede in grado di ospitare le loro iniziative. Il Comune chiede alle associazioni un contributo e queste devono garantire di lasciare lo spazio a posto per chi verrà dopo di loro. La differenza tra questi luoghi e una Casa di quartiere è sottile ma fondamentale, per chi si occupa di socialità e vita di quartiere: in questa gestione, infatti, le associazioni si avvicendano senza incontrarsi, senza coordinarsi e senza avere un contatto né dare risposte al territorio in cui svolgono la loro attività. Le Case di quartiere nascono proprio da una necessità sempre più urgente, se è vero che viviamo al tempo dell’isolamento sociale, in una città in cui il numero delle famiglie unipersonali ha superato il numero di tutte le altre famiglie: rendere questi spazi pubblici luoghi aperti, capaci di generare relazioni rispondendo alle esigenze delle nostre comunità. Le Case di quartiere sono quindi casa di tutti e sede di nessuno, luoghi di partecipazione e prossimità accessibili a tutti e tutte che si fondano sul principio dell’amministrazione condivisa tra Comune, realtà del Terzo settore e persone che vivono il territorio in cui le Case sono incardinate. Ogni Casa di quartiere ha un ente che la gestisce attuando i principi condivisi nel percorso partecipato che l’ha istituita. Al gestore si affiancano assemblee aperte di “abitanti”, realtà formali e informali e persone che compartecipano alla progettazione delle attività e alla conduzione degli spazi. È la comunità, sempre aperta, che progetta insieme lo spazio e i tempi di questi luoghi. Nelle Case di quartiere possono proporre attività anche a realtà che non sono formalmente costituite in associazione, ci sono spazi a cui si può accedere per incontrarsi, leggere, studiare o lavorare, ci sono momenti aperti al territorio. Nella nostra città la prima Casa di quartiere nasce all’Arcella. Il percorso partecipato con cui si è definita aveva accolto anche la possibilità di sperimentare la convivenza in spazi condivisi con la sede territoriale del Cpia, che proprio all’Arcella aveva perso una casa: quale luogo migliore per coinvolgere e includere le persone che ne frequentano i corsi se non la Casa di quartiere dove tante altre cose avvengono e tante altre persone entrano ogni giorno? Nel momento in cui il Cpia (Centro provinciale per l’istruzione degli adulti)ha ritenuto che la condivisione degli spazi – principio fondante delle Case di quartiere e sul quale il Cpia aveva scelto di aderire alla sperimentazione – fosse un requisito non più idoneo alle sue attività e che fosse più opportuno avere spazi separati, esclusivi e più numerosi, non abbiamo potuto far altro che prendere atto di questa richiesta, trovando sedi alternative. La Casa di quartiere resterà, comunque, sempre aperta e disponibile a ogni collaborazione, perché questa è la sua identità.
Francesca Benciolini assessora Comune di Padova
