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Le guardie della Cattedrale. La storia, poco conosciuta, dei “Domwächter”
Nel corso dei secoli la gente di Aquisgrana ha sempre fatto molto per difendere e preservare la cattedrale
Nel corso dei secoli la gente di Aquisgrana ha sempre fatto molto per difendere e preservare la cattedrale
Estate 1941. “È notte fonda. Ci sono tanti rumori. Tanta inquietudine. È spaventoso. I ragazzi e le ragazze della ‘guardia della cattedrale’ vestiti di tutto punto con la loro uniforme, siedono sui gradini freddi e spogli della scala inferiore nel sotterraneo del campanile. L’allarme per l’incursione aerea li aveva strappati dai loro letti. Così com’era già accaduto in tante altre notti. E così, senza pensarci due volte, hanno indossato la loro uniforme si si sono andati a sedere sulla scala. Ora devono aspettare che venga dato il segnale di cessato pericolo. L’attesa è una tortura insopportabile”.
Quella di Aquisgrana è una cattedrale unica per storia e architettura.
Tutto ha inizio nell’VIII secolo, quando Carlo Magno – che non aveva ancora una residenza permanente, ma si spostava da una parte all’altra del suo regno – decide di stabilirsi nel palazzo che aveva ad Aquisgrana. Lo amplia e ne fa una residenza spaziosa, che comprende anche un luogo di culto, una cappella ottagonale, inserita all’interno del palazzo. Le dimensioni della cappella erano spropositate per gli standard dell’epoca: la cupola, alta 31 metri, è stata per 300 anni la più alta a nord delle Alpi. Incoronato imperatore nella notte di Natale dell’800, Carlo Magno arreda di conseguenza anche la chiesa, che viene completata attorno all’803. Nelle arcate vengono installate colonne antiche provenienti da Roma e Ravenna. Questo perché Aquisgrana doveva essere la nuova Roma. Nelle arcate vengono inserite anche grade in bronzo fuso, che – come la maggior parte delle colonne – sono ancora presenti. Chiunque, quindi, oggi lì si appoggia, lo fa ad una ringhiera di 1.200 anni fa. Nella cattedrale c’è ancora oggi il trono di Carlo Magno, che risale al 790. I sovrani successivi, volendo emulare Carlo Magno, si fecero incoronare in quella che era la sua “cattedrale”. Tra il 936 e il 1531 più di 30 re tedeschi sono stati prima unti sull’altare maggiore e poi si sono seduti sul trono di Carlo Magno.
Ben presto, divenendo le incoronazioni sempre più fastose, la cappella palatina non era più in grado di accogliere invitati e fedeli. Non solo. La cappella diventa ben presto anche meta di pellegrinaggi: Carlo Magno aveva ricevuto da Gerusalemme il vestito di Maria, le fasce di Gesù bambino e il telo della decapitazione di Giovanni Battista. Oggetti questi che diedero il via a numerosi pellegrinaggi, che proseguono ancora oggi.
Impensabile abbattere la cappella per costruire una chiesa più grande. Da qui la decisione di ampliarla. Nel XIV secolo inizia la costruzione di un’aula corale gotica, collegata al primo nucleo a base ottagonale. Cambia lo stile architettonico. Mentre l’edificio originale è solido e massiccio, la sala del coro è modellata sulla Sainte-Chapelle di Parigi, e consiste quasi esclusivamente di finestre. La “casa di vetro di Aquisgrana” è costituita da 1.000 metri quadrati di superficie vetrata. Nel corso dei secoli sono state aggiunte poi altre cappelle e nel XIX è stato costruito un campanile neogotico.
Incendi e guerre hanno messo a dura prova la cattedrale, spesso colpita o saccheggiata – come sul finire del Settecento, quando la Renania e Aquisgrana furono prima occupate e poi divennero francesi.
Nel corso dei secoli la gente di Aquisgrana ha sempre fatto molto per difendere e preservare la cattedrale, che nel 1978 è stata uno dei primi luoghi in assoluto e il primo in territorio tedesco a divenire Patrimonio dell’umanità Unesco.
A difendere la cattedrale durante la seconda guerra mondiale ci pensarono i “Domwächter”, un gruppo di giovani di età compresa tra i 10 e i 24 anni che, a partire dal luglio 1941, istituì veglie notturne contro incendi, fortuiti o dolosi, svolgendo lavori di spegnimento delle fiamme dopo i bombardamenti sulla cattedrale. Il gruppo non faceva parte di nessuna organizzazione ecclesiastica, pubblica o politica, e venne avviato dal capomastro della cattedrale Josef Buchkremer, preoccupato per la sopravvivenza dell’edificio costantemente preso di mira dalle forze aeree. Al figlio Stephan affidò la protezione antincendio dell’edificio, nonostante la forte opposizione dei vertici ecclesiali. Stephan si rivolse allora ad alcuni suoi coetanei che vivevano nelle vicinanze della cattedrale. Al gruppo, poi, si unirono gradualmente anche alcuni amici. Ai giovani Josef Buchkremer aveva impartito una puntuale formazione in materia di lotta agli incendi. In particolare aveva spiegato loro come raggiungere in fretta e in mezzo al fumo i labirintici piani mansardati della cattedrale.
Diverse sono stati gli interventi, tra il 1943 e il 1944, che hanno visto protagonisti i “Domwächter”, per lo spegnimento di incendi. Ma non solo. I “guardiani della cattedrale” si occuparono anche della protezione antincendio degli edifici circostanti e del salvataggio di quanti vivevano nelle case del centro colpite dalle bombe. A partire dal 1944, poi, i “Domwächter” organizzarono l’approvvigionamento idrico del centro di Aquisgrana, utilizzando un sistema di tubi in canapa, dal momento che l’approvvigionamento idrico era venuto meno.
Quella dei “Domwächter des Aacheners Dom” – le guardie della cattedrale di Aquisgrana – è una storia poco conosciuta, che viene raccontata oggi alle nuove generazioni grazie ad un libro illustrato, frutto di un progetto che punta ad andare oltre la semplice narrazione di quanto accaduto in passato. Quello scritto dalla 34enne scrittrice Anne Stutenkemper e da Sivlio Neuendorf, che da oltre 30 anni lavora come illustratore di libri per bambini, è un libro che racconta una storia vera, quella dei “Domwächter”, impersonati nelle 86 pagine della graphic novel da Bruno, Frizl, Paul e Charlotte, personaggi nati dalla fantasia dell’autrice.
“Il progetto “Domwächter” mi ha catturato fin dal primo momento – racconta l’illustratore sul suo account Ig –. È un aspetto della storia di Aquisgrana a me sconosciuto e mi ha davvero stupito. Insieme ad Anne Stutenkemper abbiamo avuto la possibilità di andare nei luoghi in cui hanno operato questi ragazzi. L’allora capomastro della cattedrale Helmut Maintz ci ha accompagnato in una esclusiva visita guidata sui tetti della cattedrale, durante la quale abbiamo potuto raccogliere una serie di informazioni preziose per la realizzazione del libro. È impressionante anche solo immaginare come abbiano potuto muoversi quei ragazzi nel buio della notte lungo quei tetti. È un miracolo che nessuno sia caduto”.
Il libro, pubblicato nell’autunno dello scorso anno, è tornato agli onori delle cronache in questi giorni di carnevale. E perché? Il progetto di questa nuova e singolare pubblicazione è stato supportato e promosso dall’AKV, l’associazione del carnevale di Aquisgrana e dall’AKV Crous Collection. Ma cosa c’entra il carnevale, con i suoi colori e la sua allegria, con i fatti accaduti durante la seconda guerra mondiale? La risposta sta proprio nella AKV Crous Collection. Helmut A. Crous (1913-1993) è stato presidente onorario dell’associazione carnevale. Giornalista e pubblicista, nel corso di 45 anni, aveva raccolto circa 2.000 opere a stampa, 370 acquerelli e numerose incisioni sulla storia di Aquisgrana. Suo desiderio era quello di rendere accessibile al pubblico questo suo tesoro. Ma non solo. “Capire il presente e pianificare il futuro partendo dalla conoscenza del passato”: questo il pensiero di Crous. Da qui l’impegno dell’AKV nel promuovere progetti di ricerca storica, dedicati principalmente alle nuove generazioni. Proprio come il libro dei “Domwächter”, che combinando personaggi di fantasia con eventi reali, accompagna il lettore in un viaggio di coraggio, sacrificio, amicizia e solidarietà. Sottolineando ancora una volta – e in un periodo di grandi incertezze – l’importanza di cercare sempre strade di pace.