Idee
Camminiamo veloci verso la chiusura delle scuole per le vacanze natalizie e al ritorno in aula, all’inizio dell’anno prossimo, si prospetta subito l’avvio delle iscrizioni per l’anno scolastico 2026/27.
Si tratta di una procedura ormai abituale e abbastanza ben conosciuta dalle famiglie che vengono chiamate in causa per la scelta dell’indirizzo scolastico dei propri figli. Una scelta non facile né scontata, che porta con sé anche una buona dose di preoccupazioni.
Le iscrizioni riguardano il cambio di ciclo, cioè i passaggi dalla primaria alle medie, e dalle medie alla secondaria. L’iscrizione alla scuola dell’infanzia è anch’essa possibile anche se non obbligatoria, mentre i passaggi da un anno all’altro all’interno dello stesso ciclo sono automatici, a meno che non avvenga un cambio di istituto, un cambio di residenza… insomma, un caso particolare.
Tornando alle “preoccupazioni”, basta immaginare quelle di chi iscrive per la prima volta i figli alla scuola elementare, immaginando l’avvio di un percorso scolastico che sarà lungo e che, bene o male, certificherà un primo importante distacco dei più piccoli dalla famiglia d’origine. Allo stesso modo, la scelta degli indirizzi nella secondaria superiore non è scontata: quale futuro mi aspetto? Quali attitudini coltivare? In un momento in cui scoppia l’adolescenza, una vera e propria tempesta per ragazze, ragazzi e genitori.
Insomma, le iscrizioni a scuola sono una tappa da non sottovalutare. E per il prossimo anno ben vengano le novità introdotte e tese a semplificare l’iter burocratico, così da non aggiungere complicazioni al passaggio già delicato per sé. Detta in breve, l’approvazione recentissima del ddl Semplificazioni, fa sì che le iscrizioni scolastiche saranno completamente digitalizzate. Le famiglie useranno la piattaforma unica online (“Famiglie e studenti”), senza più documenti cartacei, e la frequenza sarà monitorata solo tramite registro elettronico. Anche per le paritarie il passaggio completo al digitale sarà obbligatorio.
“Compiamo un ulteriore passo verso una scuola più semplice e vicina alle famiglie e agli studenti”, ha commentato il ministro Giuseppe Valditara, che però, a fianco del registro elettronico, raccomanda per gli studenti il “diario cartaceo per annotare le attività quotidiane”. Tema, questo, che si collega da tempo all’uso dei device elettronici nelle aule scolastiche.
Iscrizioni, dunque, scenario importante e da non sottovalutare. Al quale nei giorni scorsi si è affiancata la riflessione su quanti a scuola non ci vanno e preferiscono la cosiddetta “educazione parentale”. Il caso dei “bambini del bosco” ha fatto scalpore e tra le diverse problematiche sollevate ha acceso i riflettori sulla pratica alternativa alla scuola tradizionale, prevista dalla legge italiana anche se non molto conosciuta. Si tratta della scelta fatta dai genitori di provvedere direttamente e in proprio all’educazione dei figli, rispettando però alcune precise condizioni. Anzitutto la legge prevede che debbano dimostrare di avere “la capacità tecnica o economica” e insieme devono comunicare la loro scelta alle autorità competenti, presentando ogni anno una comunicazione preventiva al dirigente scolastico della scuola del territorio di residenza. Devono anche allegare il progetto didattico-educativo che intendono seguire. Inoltre è previsto un processo di verifica, con un esame di idoneità per gli alunni, da sostenere ogni anno presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione (dura dieci anni: dalle elementari ai primi due anni delle superiori).
Non se ne parla mai. In Italia ci sono pochi casi: secondo i dati del Ministero l’educazione parentale l’anno scorso ha coinvolto circa 16 mila bambini e ragazzi su 7 milioni di studenti: lo 0,2 per cento. Anche questa è una scelta, certo molto impegnativa e non scontata.