Idee
Voraci. Così ingordi che in 205 giorni abbiamo consumato tutte le risorse del 2025. Dal 24 luglio, infatti, siamo in debito con il pianeta e questo debito aumenta in maniera vistosa di anno in anno. Il Global footprint network, l’organizzazione internazionale per la sostenibilità che calcola ogni anno la data in cui si esauriscono le risorse naturali disponibili, ci dice che nel 1971 era il 29 dicembre, nel 2000 il 16 settembre, nel 2010 il 9 agosto, l’anno scorso il 1° agosto e quest’anno un nuovo record. L’Earth overshoot day, Giornata di sovrasfruttamento della Terra, si basa sui conti nazionali dell’impronta e della biocapacità gestiti dalla York University e quest’anno ci dice che «l’umanità sta consumando le risorse naturali a una velocità 1,8 volte superiore a quella con cui gli ecosistemi terrestri possono rigenerarsi». Questo succede perché noi umani produciamo più CO2 di quanta la biosfera ne possa assorbire, consumiamo più acqua di quanta il sistema ne reintegra, abbattiamo più alberi di quanti ne possono ricrescere, non diamo ai pesci la possibilità di crescere e riprodursi. «L’Overshoot day ci ricorda che l’umanità sta consumando troppo, prendendo in prestito dal futuro. Se non si interviene, questo porterà al default, poiché l’ambiente sarà troppo impoverito per offrire tutto ciò di cui le persone hanno bisogno. Evitare il default finanziario ed ecologico dipende dalla nostra capacità e volontà di ripagare il debito – ha commentato Paul Shrivastava, co-presidente del Club di Roma – La buona notizia è che evitare il default ecologico è possibile: ne abbiamo la capacità economica. Ora sviluppiamo la volontà politica, partendo dal comportamento dei singoli consumatori fino alle strategie economiche dei governi». Questa voracità non è solo causa dell’esaurimento delle risorse e della crisi climatica che intensifica gli eventi meteorologici estremi, ma «alimenta anche la stagnazione, l’insicurezza alimentare ed energetica, le crisi sanitarie e i conflitti. Regioni, città, aziende e Paesi che non si sono preparati a questa prevedibile realtà affrontano rischi significativamente più elevati» sottolineano al Global footprint network. «Stiamo spingendo oltre i limiti del danno ecologico che possiamo permetterci. Siamo ormai a un quarto del 21° secolo e dobbiamo al pianeta almeno 22 anni di rigenerazione ecologica anche se fermiamo subito qualsiasi ulteriore danno – commenta Lewis Akenji, membro del CdA del Global footprint network – Se vogliamo ancora chiamare questo pianeta “casa”, questo livello di superamento richiede un livello di ambizione in termini di adattamento e mitigazione che dovrebbe sminuire qualsiasi investimento storico fatto in precedenza, per il bene del nostro futuro comune». La data dell’Overshoot day ogni anno rappresenta la media di come si comportano i vari Paesi: il Qatar apre il 6 febbraio e l’Uruguay chiude il 17 dicembre e tra queste date si collocano tutti gli altri; per l’Unione Europea il limite è stato il 29 aprile. Nel 1971 l’Overshoot day è stato il 25 dicembre: allora le risorse bastavano per quasi tutto l’anno oggi consumiamo tutto in sette mesi. In Italia l’Overshoot day è stato il 6 maggio: ci sono bastati 126 giorni per consumare le risorse a disposizione nel 2025, eppure 40 anni fa ce ne volevano 353. Stiamo distruggendo il futuro: nel 2024 è stato il 19 maggio; nel 2014, il 19 agosto; nel 2005, il 20 ottobre; nel 1995, il 21 novembre; nel 1987, il 19 dicembre. «Per invertire la rotta si deve puntare sugli stili di vita e sui sistemi produttivi con una serie di pratiche di sostenibilità che riguardano sia gli atteggiamenti individuali sia le scelte politiche che vanno messe in campo – spiega Luigi Lazzaro, responsabile del settore Riconversione industriale di Legambiente nazionale – Servono azioni sinergiche su come dobbiamo comportarci noi e come deve procedere il modello di sviluppo per dare spessore alla transizione ecologica che stiamo sì interpretando, ma ancora troppo lentamente». In particolare occorre agire sull’economia circolare attraverso la riduzione, il riuso e il riciclo dei beni, modificando lo stile di vita individuale ma anche le politiche da mettere in campo per agevolare e sviluppare questo sistema; lavorare sull’energia velocizzando la produzione di energie rinnovabili che possono ridurre l’impiego di fonti fossili e quindi di produzione di CO2 , una scelta certo individuale, ma serve una politica incentivante e lungimirante che la accompagni; cambiare i consumi alimentari con diete a ridotto impatto ambientale, ma servono anche politiche capaci di spostare l’attività agricola su modelli più sostenibili puntando sul biologico e su una zootecnia meno impattante; occorre ripensare l’uso dei mezzi di trasporto individuale e la riorganizzazione del sistema pubblico. Ultimo bene da salvaguardare, certo non per importanza, è l’acqua che viene sprecata in maniera massiccia. «Per nostra fortuna non si è fermato il processo di transizione ecologica attivato dall’Unione Europea: le normative stanno entrando in vigore e gli investimenti vanno in quella direzione con obiettivi raggiunti come il riciclaggio dove l’Italia è capofila in Europa – spiega Lazzaro – I risultati dicono che la scelta è corretta e anche gli investimenti sulle rinnovabili dimostrano che qui è dove il mercato si sta indirizzando non solo per rispondere alle normative, ma perché questi sono diventati modelli di sostenibilità e anche di economia di spesa: investire nelle fonti rinnovabili è più redditizio e anche tecnologicamente avanzato che investire nel fossile perché nella realtà l’utilità del processo è riscontrata. Certo dobbiamo correre e trovare la coesistenza tra strumenti adeguati e modello di vita perché se consumiamo troppo e non sfruttiamo le opportunità della transizione non ne usciamo, però non si può pretendere che passi solo il cambiamento degli stili di vita: economia circolare non significa solo consumare bene ma riguarda l’impresa che deve mettere in campo processi industriali innovativi. Siamo tutti coinvolti».
L’Earth overshoot day si calcola dividendo la biocapacità del pianeta (la quantità di risorse ecologiche che è in grado di generare in un anno) per l’impronta ecologica dell’umanità e moltiplicando tutto per 365, i giorni di un anno.