Idee
Le strade alternative al gas della Russia
L’obiettivo strategico comune è diminuire gradualmente i rapporti con Mosca per la fornitura di energia. L’Italia si è già mossa stringendo accordi con Algeria e Mozambico
IdeeL’obiettivo strategico comune è diminuire gradualmente i rapporti con Mosca per la fornitura di energia. L’Italia si è già mossa stringendo accordi con Algeria e Mozambico
Le scorse settimane il prezzo del gas è schizzato alle stelle, la recessione incombe, le imprese temono di dover fermare la produzione e le famiglie di non riuscire a pagare le bollette. Di fronte a ciò si discutono misure emergenziali come l’istituzione di un tetto massimo per il prezzo del gas. Il tutto avviene mentre l’Italia e l’Europa lavorano da mesi a un obiettivo strategico: l’indipendenza dal gas russo. Per ottenerla si punta all’individuazione di fornitori alternativi che sostituiscano l’import dalla Russia, il quale per l’Italia costituiva nel 2021 il 43 per cento del totale e che si sti ma essere sceso al 25 per cento per cento nei primi sei mesi del 2022. L’esecutivo si è impegnato a trattare per esempio con l’Angola, il Congo, il Mozambico, oltre che con l’Algeria. Sulla base degli accordi siglati e dell’ipotesi che nuovi rigassificatori verranno autorizzati, Mario Draghi ha dichiarato che l’indipendenza energetica da Mosca può essere raggiunta entro il 2024. Quest’anno l’Algeria, storico produttore ed esportatore di gas, ha superato la Russia per export in Italia: l’accordo siglato a fine luglio stabilisce un ulteriore aumento immediato di forniture, che ammonta a 4 miliardi di metri cubi, e uno di circa 9 miliardi di metri cubi a partire dal 2023. La maggior parte del gas algerino che si importa in Italia e delle ulteriori forniture previste arriva attraverso il gasdotto Transmed e non necessita di liquefazione e rigassificazione per il suo trasporto. Il discorso è diverso per quanto riguarda il gas naturale liquefatto proveniente dall’Africa subsahariana. In Congo, in visita ad aprile insieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, l’amministratore delegato Eni Claudio De Scalzi ha firmato l’intesa per lo sviluppo di un progetto che mira ad aumentare le capacità di produzione di gnl del Paese, che verrà avviato nel 2023 e attraverso cui l’Italia spera di poter ricevere ulteriori 4,5 miliardi di metri cubi. Con l’Angola la dichiarazione di intenti prevede un incremento di 1,5 miliardi di metri cubi. In Mozambico ha fatto tappa Sergio Mattarella a inizio luglio: si è deciso che da questo Paese l’esportazione di gnl verso l’Italia verrà avviata. Ne continente africano sono presenti contestazioni riguardo l’avvio e il potenziamento di progetti estrattivi che comportano elevato impatto ambientale e che accendono scontri e azioni di resistenza da parte della popolazione. Le realtà ecologiste del sud del globo sottolineano che i possibili profitti a breve termine derivanti dal commercio di gas non valgano le ripercussioni future che l’ambiente, la popolazione e l’economia africana subiranno. Da un lato molti degli accordi tra governi europei e africani prevedono anche investimenti nelle rinnovabili, dall’altro la preoccupazione per l’impatto ambientale rimane. Per di più gli europei incentivano le economie africane a investire nel gas attraverso una domanda che essi stessi sono determinati a eliminare nel giro di trent’anni: l’European green deal infatti ha fissato come obiettivo all’azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2050. A questo proposito, nel Vecchio continente i dubbi riguardano l’effettiva possibilità di realizzare per tempo la transizione energetica, messa in stand-by dall’attuale agenda politica: il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato «imminenti interventi di emergenza» come lapossibilità di introdurre un price cap unitario che i Paesi Ue sono disposti a pagare per acquistare gas dalla Russia. Mentre il prezzo del gas scende sotto i 260 euro (dato registrato prima di andare in stampa ndr) e torna ai livelli di metà agosto, spiragli positivi sono arrivati da Berlino e una decisione verrà presa entro metà settembre. L’Italia, le cui scorte di gas già immagazzinate si aggirano attorno all’80 per cento della capacità totale, da tempo chiede di fissare il costo attorno ai 150 euro, sicura che Putin possa accettare la proposta. Più complessa da realizzare nell’immediato l’ipotesi di arrivare al “disaccoppiamento” del prezzo del gas da quello dell’energia sui mercati all’ingrosso.
Francesca Campanini
La dipendenza di gas italiana dalla Russia sarebbe passata dal 40 per cento al 18 per cento. Il ministro Cingolani afferma che ci sarebbero altri 5 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto che però hanno bisogno del rigassificatore di Piombino per essere utilizzabili. Se così fosse l’Italia a inizio 2023, avrebbe una dipendenza del solo 10 per cento.