Chiesa | DiocesiLe testimonianze Il vescovo Claudio ha accolto gli adolescenti e stretto loro le mani: «Entusiasmante vedere tanti ragazzi sensibili ai temi spirituali»
Doveva essere il momento culmine del Giubileo degli adolescenti per gli oltre novemila ragazzi del Triveneto convenuti a Roma e lo è stato davvero. Nel pomeriggio di sabato 26 aprile la Porta Santa della basilica papale di San Paolo fuori le mura, a Roma, è stata attraversata dai teenager delle 15 diocesi del Triveneto, che hanno partecipato – in tre turni, dalle 13 fino alle 17 inoltrate – a una celebrazione a lungo preparata e “coltivata” nei mesi scorsi nei gruppi parrocchiali. I funerali di papa Francesco, seguiti dal Vaticano o a distanza da tutti i gruppi non hanno fatto altro che rimettere al centro della vita dei ragazzi la vita di fede rappresentata da quella Porta Santa: una porta da attraversare insieme con la forza del gruppo e delle relazioni (notevole il colpo d’occhio restituito dalla basilica piena per tutto il pomeriggio di magliette colorate, diocesi per diocesi) ma anche in autonomia e di propria volontà, con il rinnovo – questo sì, personale – delle promesse battesimali e l’aspersione dell’acqua santa. Il vescovo di Padova Claudio Cipolla, dopo aver passato una ventina di minuti a stringere mani al termine della prima celebrazione, confida: «È entusiasmante vedere come ci siano così tanti ragazzi sensibili alle questioni spirituali. Erano presenti, attenti e interessati: mi sembra sia molto importante stare con loro. Il passaggio della Porta Santa va presentato come una scelta di inserirsi nel mondo della fede: è un mondo entusiasmante, a patto che venga loro presentato». In San Paolo fuori le mura i 266 mosaici con i ritratti dei papi – da Pietro a Francesco – sembrano vegliare dall’alto la distesa di ragazzini lungo le navate: in molti sono venuti a Roma anche per vedere per la prima volta il papa mancato pochi giorni prima e sepolto la mattina stessa. Per don Alberto Sonda, responsabile per la Diocesi di Padova della pastorale degli adolescenti, tutto è collegato: «È un aspetto della nostra speranza – spiega – che viene vissuto anche nella fatica, nella difficoltà, nell’esperienza della morte, con uno sguardo volto alla resurrezione del Signore sapendo che c’è un amore che vince il peccato, una vita che vince la morte». Poche ore prima, in treno, Giacomo Sinigaglia, un quattordicenne di Tencarola, ci aveva sorpreso per le sue parole mature: «Dio per me è un padre e un amico a cui chiedo aiuto nei momenti di difficoltà. Sono stato abituato fin da piccolo a frequentare la chiesa e il patronato, ma adesso, per me, è una scelta personale. In futuro la comunità cristiana diminuirà, dato che non verranno più in chiesa quelli che prima erano obbligati. Ma quelli che rimarranno avranno una fede maggiore». Poche ore dopo, un altro quattordicenne, Francesco Furlanetto di Montà, dirà che l’ingresso nella Porta Santa «è stata un’esperienza spirituale che non dimenticherò mai». Poco meno di un terzo dei 2.200 pellegrini padovani ha viaggiato con un treno Intercity charter a loro totalmente dedicato. Lungo le carrozze snack, canzoni, giochi di carte ma anche tanti dispositivi elettronici: smartphone con videogiochi, musica e qualche lettore ebook. Per Maia Villari, quindici anni, anche con il telefonino si può annunciare il Vangelo: «Ci arriva immediatamente e può distribuire la Parola di Dio molto più di un foglio di carta in chiesa». Vittoria Soldà, 22 anni, accompagna come educatrice un gruppo di terza media esibendo una maglietta della Gmg di Lisbona, del 2023, alla quale ha partecipato: «La Gmg ti porta a contare di più sugli altri come comunità. In queste occasioni ti sembra di essere più vicina alla fede: ti senti importante anche se sei una persona tra le tante». Cinzia Bacchin, adulta di Salboro che accompagna gli adolescenti della sua parrocchia, tra cui sua nipote, enfatizza l’esperienza di universalità che si respira a Roma: «Il Giubileo mostra ai giovani il seme della speranza. In una cultura che racconta sempre episodi difficili, la via per annunciare Gesù a questi giovani è quella della gioia, come tante volte ci ha ricordato papa Francesco. Al di là del digitale potremmo far vivere loro incontri e momenti dove il cuore batte forte di gioia». Non è stato un Giubileo facile dal punto di vista logistico, tra lunghe camminate, attese per i mezzi di trasporto, ticket per i pasti che funzionavano a singhiozzo, celebrazioni romane seguite da lontano. Eppure i feedback finali, raccolti tra i ragazzi che aspettavano di salire sul treno del ritorno, nella stazione di san Pietro, dopo la messa conclusiva presieduta dal card. Parolin, emergono soprattutto le cose positive. «Torniamo a casa molto stanchi ma sicuramente arricchiti da questa (prima) esperienza internazionale di Comunità, avendo sperimentato una Chiesa viva e giovane», confida un gruppo di animatori in un messaggio whatsapp. Insomma, non un percorso che finisce ma un nuovo cammino che inizia.
A San Paolo fuori le mura, durante la celebrazione, incontriamo don Riccardo Pincerato, Diocesi di Vicenza, responsabile nazionale del Servizio di pastorale giovanile: «In un tempo faticoso, nel quale ricordiamo e salutiamo la figura del nostro papa Francesco, siamo Chiesa, popolo in cammino e pellegrini di speranza». Quello del 2025 è il primo Giubileo in cui si dedicano dei giorni espressamente agli adolescenti: «Vediamo in loro la possibilità di dire Chiesa, di dire Vangelo, di dire vita. C’è il desiderio di dedicare una cura particolare a loro ma anche agli educatori, catechisti, pastori, perché l’adolescenza è una fase di vita importante, capace di tratteggiare il futuro. La forza degli adolescenti del Nord Est è quella delle comunità alle loro spalle. Dobbiamo lavorare perché possano continuare a crescere in un ambiente sicuro e stimolante che parli loro di Gesù»
