“Senza uno spiccato senso critico non si può abitare con competenza il mondo”. Elena Beccalli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, riflette sul protagonismo laicale evocato da Papa Leone XIV. Dalla formazione integrale alla dottrina sociale come cultura viva, dalla ricerca come servizio alla prossimità evangelica nella società, emerge la visione di un’università che non punta solo all’eccellenza, ma a generare futuro per tutti, radicata nella fede e aperta al mondo.
Il Papa richiama la formazione alla Parola e alla dottrina sociale come fondamento del protagonismo laicale. Qual è oggi il compito specifico di un’università cattolica in questa prospettiva?
Il nostro compito è quello di offrire metodi di comprensione della realtà, scevri da pregiudizi e costantemente sottoposti a verifica, in piena sintonia con il rigore del metodo scientifico. Nel processo educativo delle nuove generazioni adottiamo modelli orientati a sviluppare senso critico, insegnando a formulare domande di senso che guardino al futuro e stimolandoli a confrontarsi con i paradigmi dominanti per proporre uno sguardo nuovo sulla realtà. Questo è l’impegno quotidiano dell’intera comunità universitaria: offrire modelli di pensiero adeguati, ciascuno secondo la propria disciplina, con libertà intellettuale e una costante tensione verso la verità. Un compito che svolgiamo in costante dialogo con la Parola e la Dottrina Sociale.
Questo è l’impegno quotidiano dell’intera comunità universitaria: offrire modelli di pensiero adeguati, con libertà intellettuale e costante tensione verso la verità.
Illuminante quanto pronunciato da Papa Leone XIV ai membri della Fondazione Centesimus annus, del cui Comitato scientifico faccio parte, quando ci ha ricordato che la Dottrina Sociale “ci educa a riconoscere che più importante dei problemi, o delle risposte a essi, è il modo in cui li affrontiamo, con criteri di valutazione e principi etici e con l’apertura alla grazia di Dio”.
Chi è Elena Beccalli
Preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative e rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Economista di rilievo internazionale, Beccalli è professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari e dirige l’Osservatorio monetario. È membro del Comitato scientifico della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e autrice di numerosi studi su etica, finanza sostenibile, banche e dottrina sociale della Chiesa.
Tra i luoghi citati – economia, scuola, cultura, politica – quali ritiene oggi più urgenti da abitare con competenza e testimonianza cristiana?
Mi permetto di dire che sarebbe fuorviante scegliere uno di questi ambiti, che sono interconnessi. Siamo chiamati infatti ogni giorno a confrontarci con sfide che non sono affrontabili da una sola prospettiva. Per tale ragione, insistiamo molto sull’importanza della formazione inter e transdisciplinare, perché crediamo davvero che una formazione integrale sia sempre più necessaria. Ciò non significa rifiutare la specializzazione, ma collocarla in un contesto di conoscenza dinamica in tutti i luoghi citati.
È impensabile tentare di comprendere le trasformazioni in atto senza una visione larga.
Con una precondizione necessaria, che proprio il Santo Padre ci ha invitato a riscoprire, ossia l’educazione al senso critico. A questo risponde, per esempio, il nostro impegno a offrire nuovi corsi di laurea sull’intelligenza artificiale in relazione alla filosofia, alle scienze linguistiche, alla finanza ma anche a introdurre insegnamenti sull’intelligenza artificiale in tutti i nostri percorsi formativi.
Come trasformare la dottrina sociale della Chiesa in cultura viva e operativa, capace di orientare scelte personali e professionali?
Con l’ancoraggio alla realtà. Siamo consapevoli del fatto che la dottrina sociale della Chiesa rappresenta un patrimonio ineguagliabile dal quale attingere e che è fonte di ispirazione per l’azione quotidiana. Ciò non deve indurci a perderci in sterili intellettualismi, ma invogliarci a declinare nella concretezza tale patrimonio. Cerchiamo di farlo tutti i giorni: penso al Piano Africa che abbiamo improntato e stiamo realizzando; penso a una ricerca scientifica rispettosa dell’etica; penso alle iniziative di dialogo con altre culture e religioni per costruire ponti di fraternità; penso alle tante attività di impatto sociale, specie nel campo della cooperazione internazionale, che promuoviamo nei cinque campus del nostro Ateneo. Sono tutte occasioni per “mettere in azione” i principi della Dottrina Sociale.
Le parole di Leone XIV
Nel discorso rivolto alla Conferenza episcopale italiana il 17 giugno 2025, Papa Leone XIV ha invitato i laici a essere protagonisti nei diversi ambiti della vita sociale, culturale, economica e politica: “Abbiate cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica”.
“Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente”, dice il Papa. Che cosa significa oggi, per un laico nel mondo accademico o economico, vivere questa prossimità in chiave evangelica?
Significa non rinchiudersi in una torre d’avorio e quindi, ancora una volta, vivere “nel cuore della realtà”, per riprendere un’espressione tanto cara a Padre Agostino Gemelli. Ciò ci impegna a lavorare in una logica di alleanze strategiche per una cooperazione creativa con istituzioni, associazioni, imprese e la stessa Chiesa cattolica.
La nostra Università può dunque rappresentare un partner per attivare schemi di collaborazione basati proprio sul dialogo per uno sviluppo umano integrale. L’idea di “stare vicino alla gente” è all’origine della nostra aspirazione a rendere l’Università Cattolica del Sacro Cuore la migliore università per il mondo, non del mondo. In altre parole, un Ateneo a servizio della società.
Come immagina una presenza laicale realmente corresponsabile nella Chiesa e nel Paese, capace non solo di servire ma anche di generare visione e futuro?
Forse è proprio la presenza centenaria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a dare una risposta concreta. Il nostro Ateneo, infatti, è una grande famiglia, con diverse articolazioni, che opera in sinergia con la Chiesa, le istituzioni e con molte realtà religiose e laicali presenti nel territorio italiano e non solo. Sappiamo, però, che generare visione e futuro non è affatto semplice. Per questo diventa essenziale mantenere viva l’idea fondativa di università, scrutando, di anno in anno, le trasformazioni della società, i bisogni delle nuove generazioni, le esigenze delle comunità di riferimento. Dobbiamo perseverare nella nostra azione educativa, nel costruire quel laboratorio di speranza che è l’Ateneo dei cattolici italiani.