Chiesa
“I veri maestri educano con un sorriso e la loro scommessa è di riuscire a svegliare sorrisi nel fondo dell’anima dei loro discepoli”. Incontrando, in una piazza San Pietro gremita da una folla sterminata, gli educatori provenienti da tutto il mondo per partecipare al loro Giubileo, Leone XIV ha svelato così – da ex insegnante che si rivolte ai suoi “colleghi” – il segreto dell’insegnamento. “Oggi, nei nostri contesti educativi, preoccupa veder crescere i sintomi di una fragilità interiore diffusa, a tutte le età”, l’analisi del Papa: “Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questi silenziosi appelli di aiuto, anzi dobbiamo sforzarci di individuarne le ragioni profonde”.
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“L’intelligenza artificiale, in particolare, con la sua conoscenza tecnica, fredda e standardizzata, può isolare ulteriormente studenti già isolati,
dando loro l’illusione di non aver bisogno degli altri o, peggio ancora, la sensazione di non esserne degni”, il monito del Pontefice: “Il ruolo degli educatori, invece, è un impegno umano, e la gioia stessa del processo educativo è tutta umana”.
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“Danneggiare il ruolo sociale e culturale dei formatori è ipotecare il proprio futuro,
e una crisi della trasmissione del sapere porta con sè una crisi della speranza”, la denuncia di Leone, secondo il quale
“una difficoltà attuale delle nostre società è quella di non saper più valorizzare a sufficienza il grande contributo che insegnanti ed educatori danno, in merito, alla comunità”.
“Condividere la conoscenza non e sufficiente per insegnare: serve amore”, la tesi del Papa, che ha esortato i presenti a chiedersi “quale sia l’impegno posto per intercettare le necessita più urgenti, quale lo sforzo per costruire ponti di dialogo e di pace, anche all’interno delle comunità docenti, quale la capacità di superare preconcetti o visioni limitate, quale l’apertura nei processi di co-apprendimento, quale lo sforzo di venire incontro e rispondere alle necessita dei più fragili, poveri ed esclusi”.
L’esordio del discorso papale è stato all’insegna della condivisione della sua esperienza, riprendendo – e consegnando come mandato – quattro aspetti della dottrina di Sant’Agostino “fondamentali per l’educazione cristiana: l’interiorità, l’unità, l’amore e la gioia”. “Sono principi che vorrei diventassero i cardini di un cammino da fare insieme, facendo di questo incontro l’inizio di un percorso comune di crescita e arricchimento reciproco”, ha auspicato. “Voi contribuite a incarnarne il volto per tanti alunni e studenti alla cui educazione vi dedicate”, l’omaggio ai presenti: “Grazie alla luminosa costellazione di carismi, metodologie, pedagogie ed esperienze che rappresentate, e grazie al vostro impegno polifonico nella Chiesa, nelle Diocesi, in Congregazioni, Istituti religiosi, associazioni e movimenti, voi garantite a milioni di giovani una formazione adeguata, tenendo sempre al centro, nella trasmissione del sapere umanistico e scientifico, il bene della persona”. Poi Leone è entrato nel dettaglio delle modalità dell’esercizio didattico:
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“E’ un errore pensare che per insegnare bastino belle parole o buone aule scolastiche, laboratori e biblioteche”,
il monito: “Questi sono solo mezzi e spazi fisici, certamente utili, ma il Maestro e dentro”. “La verità non circola attraverso suoni, muri e corridoi, ma nell’incontro profondo delle persone, senza il quale qualsiasi proposta educativa e destinata a fallire”, ha osservato:
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“Noi viviamo in un mondo dominato da schermi e filtri tecnologici spesso superficiali,
in cui gli studenti, per entrare in contatto con la propria interiorità, hanno bisogno di aiuto. E non solo loro. Anche per gli educatori, infatti, frequentemente stanchi e sovraccarichi di compiti burocratici, è reale il rischio di dimenticare ciò che S. John Henry Newman sintetizzava con l’espressione: ‘cor ad cor loquitur’, ‘il cuore parla al cuore’, e che S. Agostino raccomandava, dicendo: ‘Non guardare fuori. Ritorna a te stesso. La verità risiede dentro di te’”. “Sono espressioni che invitano a guardare alla formazione come a una via su cui insegnanti e discepoli camminano insieme , consapevoli di non cercare invano ma, al tempo stesso, di dover cercare ancora, dopo aver trovato”, ha commentato il Papa: “Solo questo sforzo umile e condiviso – che nei contesti scolastici si configura come progetto educativo – può portare alunni e docenti ad avvicinarsi alla verità”.
“Ho deciso di riprendere e attualizzare il progetto del Patto Educativo Globale,
che e stato una delle intuizioni profetiche del mio venerato predecessore, Papa Francesco”, ha annunciato inoltre Leone. Citando il motto del suo pontificato, “In illo umum uno”, tratto da Agostino, ha sottolineato l’importanza dell’unità e della dimensione del “con”, costantemente presente negli scritti del santo e “fondamentale nei contesti educativi, come sfida a decentrarsi e come stimolo a crescere”. Del resto, come insegna il Maestro di Ippona, “il nostro essere non ci appartiene. E se ciò e vero in senso generale, lo é a maggior ragione nella reciprocità tipica dei processi educativi, in cui la condivisione del sapere non può che configurarsi come un grande atto d’amore”.