“Come Vescovo di Roma e Primate d’Italia, per me è significativo rinnovare il forte legame che unisce la Sede di Pietro al Popolo italiano, nel quadro dei cordiali rapporti bilaterali che intercorrono tra l’Italia e la Santa Sede, stabilmente improntati a sincera amicizia e fattiva mutua collaborazione”. E’ l’esordio di Leone XIV nel suo discorso al Quirinale, dove è salito per la prima volta da Pontefice per la visita ufficiale al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha parlato subito prima di lui e che Leone ha ringraziato “per le gentili parole che mi ha indirizzato e per l’invito a venire qui, al Quirinale, Palazzo a cui tanto sono legate la storia della Chiesa Cattolica e la memoria di numerosi Pontefici”. Nel discorso del Santo Padre , come in quello del Capo dello Stato, è emerso lo spirito di profondo rispetto e collaborazione, all’insegna di una sana laicità, tra la Chiesa cattolica e l’Italia: quello tra il Papa e il popolo italiano, ha detto Leone, è “un felice connubio che ha le sue radici nella storia di questa Penisola e nella lunga tradizione religiosa e culturale di questo Paese”.
“Le mie radici sono in questo Paese”,
le parole prese a prestito dal suo predecessore, pronunciate da Papa Francesco nello stesso luogo e nella stessa circostanza. Il Papa ha ringraziato l’Italia “per la bella testimonianza di accoglienza, nonché di efficiente organizzazione” che sta offrendo per il Giubileo e ha identificato nel “clima di cordiale rispetto” la cifra dei rapporti tra la Santa Sede e l’Itala, sancita dai Patti Lateranensi – citati anche nel discorso del Capo dello Stato – dei quali tra pochi anni celebreremo il centenario. Nella reciproca distinzione degli ambiti, la Chiesa Cattolica e lo Stato Italiano “collaborano per il bene comune, a servizio della persona umana, la cui dignità inviolabile deve sempre stare al primo posto nei processi decisionali e nell’agire, a tutti i livelli, per lo sviluppo sociale, specialmente per la tutela dei più fragili e bisognosi”.
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“Rinnovo l’appello accorato affinché si continui a lavorare per ristabilire la pace in ogni parte del mondo e perché sempre più si coltivino e si promuovano i principi di giustizia, di equità e di cooperazione tra i popoli che ne sono irrinunciabilmente alla base”,
il cuore del discorso papale, in cui Prevost ha espresso il suo apprezzamento “per l’impegno del Governo italiano in favore di tante situazioni di disagio legate alla guerra e alla miseria, in particolare nei confronti dei bambini di Gaza, anche in collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù”. Il “primo impegno” della collaborazione tra Santa Sede e l’Italia è la pace, di fronte alle guerre che ”devastano il nostro pianeta”.
“Guardiamo i volti di quanti sono travolti dalla ferocia irrazionale di chi senza pietà pianifica morte e distruzione”,
l’invito del Papa: “Ascoltiamo il loro grido e ricordiamo che ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili”. Sulla stessa linea il presidente Mattarella, che ha auspicato “un’interruzione definitiva delle ostilità e delle violenze nella Striscia”, a beneficio della generale stabilità del Medio Oriente e per rilanciare la soluzione di uno Stato per ciascuno dei due popoli, “la sola in grado di consentire la possibilità di un futuro in cui tutti – Israele e Palestina – trovino pace e sicurezza”.
In tempi di crescenti conflitti, il multilateralismo è “un valore importantissimo”, che accomuna lo Stato italiano e va rilanciato, l’altro tratto comune dei due interventi. Menzionando l’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, che celebreremo l’anno prossimo, il Pontefice lo ha additato come modello per affrontare l’urgente questione della cura della “casa comune”. Nel suo discorso, il Papa è entrato nel dettaglio delle questioni politiche da affrontare, in un’Europa – e in un’Italia – alle prese con un notevole calo della natalità.
“Promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti”,
l’appello del Santo Padre. “Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna, sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano naturalmente sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società”, ha affermato Leone XIV, sottolineando in particolare “l’importanza di garantire a tutte le famiglie il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità”. La vita, inoltre, va tutelata ”in tutte le sue fasi, dal concepimento all’età avanzata, fino al momento della morte”.
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“Esprimo gratitudine per l’assistenza che questo Paese offre con grande generosità ai migranti,
che sempre più bussano alle sue porte, come pure il suo impegno nella lotta contro il traffico di esseri umani”, l’omaggio del Papa.
“C’è una certa tendenza, in questi tempi, a non apprezzare abbastanza, a vari livelli, modelli e valori maturati nei secoli che segnano la nostra identità culturale, addirittura a volte pretendendo di cancellarne la rilevanza storica e umana”, il monito della parte finale del discorso. “Non disprezziamo ciò che i nostri padri hanno vissuto e ciò che ci hanno trasmesso, anche a costo di grandi sacrifici”, ha chiesto il Pontefice: “Non lasciamoci affascinare da modelli massificanti e fluidi, che promuovono solo una parvenza di libertà, per rendere poi invece le persone dipendenti da forme di controllo come le mode del momento, le strategie di commercio o altro”, l’appello. L’Italia è un Paese di una ricchezza immensa, spesso umile e nascosta, e che perciò talvolta ha bisogno di essere scoperta e riscoperta”, l’augurio finale.