Chiesa
“Speriamo che questo viaggio possa rappresentare una svolta verso un miglioramento della situazione e verso tempi migliori”. Lo ha detto mons. César Essayan, vicario apostolico di Beirut per i cattolici latini, parlando questa mattina dell’imminente visita apostolica di Papa Leone XIV in Libano partecipando ad una conferenza stampa organizzata a Parigi dall’Oeuvre d’Orient. Il vicario è intervenuto on line. Sebbene con il passare del tempo e l’avvicinarsi dell’arrivo del Papa stia crescendo “l’entusiasmo”, “le attese della visita non sono espresse apertamente dal popolo”, ha detto il vicario apostolico, “perché i libanesi passano da una delusione all’altra e cercano di intravedere una speranza che si concretizzi. Dalle ultime elezioni presidenziali fino ad oggi, ci sono state molte tensioni con Israele, ma anche interne”. “Non ci facciamo illusioni, ma sappiamo che, come i suoi predecessori, Papa Leone sta riportando il Libano al centro dell’attenzione”. “Il popolo probabilmente attende dal Papa un nuovo grido di giustizia, capace di scuotere i responsabili politici”, dice il vicario. “Perché continuiamo a vivere sotto la pressione e l’oppressione di una crisi sociale ed economica, in un paese dove i responsabili non ascoltano né il grido dei poveri, né quello dei cittadini. Siamo ancora lontani da uno Stato di diritto. Inoltre, abbiamo il grande problema della presenza di molti rifugiati, divenuti merce politica ed economica. Forse questa visita potrà avviare un cambiamento, risvegliare le coscienze”. “Nel programma del Papa – prosegue mons. Essayan – ci colpisce la scelta di tre tappe significative”. “Il santuario di San Charbel, che ci richiama al silenzio, all’intimità con Dio, alla necessità di ritrovare una relazione personale e profonda con il Signore”. “L’ospedale psichiatrico, per incontrare gli esclusi, gli ultimi, coloro che nessuno vuole vedere. Il Papa – osserva il vicario – rimette gli emarginati al centro della nostra vita, invitandoci a ripartire da loro”. Infine, il porto di Beirut, dopo la tragica esplosione, per “rilanciare un grido di giustizia e di verità. Senza giustizia e verità, come ricordava san Giovanni Paolo II, non c’è pace”. “Anche se non abbiamo ancora ascoltato le parole del Papa – conclude Essayan – queste tre scelte nel suo itinerario libanese significano già molto per ciascuno di noi. Più che aspettarci qualcosa dalla sua visita, noi libanesi dobbiamo imparare ad ascoltarlo e a mettere in pratica ciò che ci dirà”.